O fiore, che dell'amor sei il simbolo più eletto, che di speranza nutri, e di poesia, la timida fanciulla che ti accoglie, tu sai, rosa odorosa, come coprire le tue punte aguzze, intanto che il tuo profumo inebria la ragione.
Anche l'amore cela le pungenti spine di un'aspra vita, con le tenui foglie della gioventù. Ed è perciò, che tu, fanciulla, accogli, inebriata e ignara, coi colorati petali, quelle doppie spine: e della vita mendace e della rosa.
Rovistando alcune carte abbandonate e impolverate, mi cade in terra, proprio qui davanti, una vecchia tua fotografia. La prendo su e ti guardo: dovevi avere circa dodici anni, e c’erano due amiche insieme a te.
Passeggiavi con esse disinvolta e compiaciuta: tutto era bello, in fondo, e tanta gioia sprizzava dal tuo volto entusiasmato. Il sole, in cielo, alto, senza nuvole, il tuo sguardo smaltò su quella foto, unica testimonianza giunta sino a me di un tuo così bel giorno.
Avrei voluto anch’io esserti accanto, per essere con te, fanciullo con fanciulla, qual foglia verde accanto al fiore in boccio, ma non ti avevo ancora incontrata. Pensa, ancora non ti conoscevo.
Sono trascorsi giorni, mesi ed anni. Il fiore adesso è molto profumato, dischiuso e sobriamente colorato. La foglia, col passar delle stagioni, non è più di un bel verde come allora, ma è ancor forte, ben salda e assai diritta. Ma soprattutto è ancora vicinissima a quell’unico fiore, che sei tu!
Solo ieri ti stringevo a me in un abbraccio che doveva difenderci dal mondo. Gli occhi miei nei tuoi, la mia mano accarezzava il tuo piccolo volto poggiato sereno sul mio seno. Mesi trascorsi troppo in fretta a donarti il miracolo che ti ha fatto diventare grande. I sorrisi, il rivolo di latte ai lati di una bocca minuscola. Dai primi suoni, al balbettio incerto di parole che raccontavano il tuo mondo, fino ai discorsi polemici di un adolescente. Il tempo è volato ma non il desiderio di stringerti come prima. Non fa più se non quando dormi. Sei grande ormai come dici sempre tu. Nei tuoi occhi limpidi è rimasto il bambino che sei stato, nato quel giorno di Ottobre dove anche io sono nata per la prima volta. Grazie a te, Matteo, grazie di cuore mio adorato figlio, per avermi donato la vita!
Andai al mare, perché la pace volevo trovare; andai al mare, e nostalgia cominciai a provare. Provai con la montagna, ma la tristezza mi prese; provai in campagna, ma alla solitudine si arrese il mio essere.
Quando arriva la primavera si esce più spesso la sera, perché è bello passeggiare al tramonto e al mare. Nell'azzurro del cielo si vedono tanti uccelli che volano, il giorno si riempie di un giallo splendente.
Mi cercherai Ci sarò? Mi chiamerai Potrò risponderti? Vorrai il mio abbraccio. Potrò abbracciarti? Io non so. Io non so. Io ho avuto il coraggio, di guardare in faccia i miei errori, dire tutta la verità e dirmi ho sbagliato. Tu! Ti nascondi. Ti rifugi Ometti le verità Se un giorno tu lo vorrai, veramente Spero che quel giorno, Dio mi abbia lasciato qui. Per dirti quanto di quanto tu sei me quel cordone ombelicale che non è acqua ma è parte di me di te.
Pensavo che il tuo treno fosse in ritardo, non avevo capito di averlo perso, su binari lontano ha fischiato piano, da qui non è passato... t'amo...
l'abbaglio di un amore mi ha fatto perdere la rotta, vagavo da fantasma aspettando una tormenta, mi chiedevo dove fosse il tuo cuore che mi amava, non sapevo di illudere il mio che già soffriva...
Su quel "ti amo" ho costruito poesie, ne ho fatto un'icona e di te un Dio, aspettavo paziente che tu lo ripetessi, che accendessi la luce sui miei deboli passi...
Così un'illusione può far crollare il mondo, come un terremoto silente hai spazzato un incanto, i detriti divenuti strada per te sono tomba eterna nel silenzio di me...
Dovresti essere orgoglioso di aver avuto la fortuna di un amore senza fiato, invece calpesti ciò che ti ho dato proseguendo il cammino che mi ha annullato...