Scritta da: Violina Sirola
in Poesie (Poesie personali)
Lotta armata
Un messaggio d'amore
per testimoni di Dio.
Un messaggio di martiri
per la memoria.
Un messaggio di odio
per spettatori inermi
maturato all'ombra
dell'invidia.
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Un messaggio d'amore
per testimoni di Dio.
Un messaggio di martiri
per la memoria.
Un messaggio di odio
per spettatori inermi
maturato all'ombra
dell'invidia.
L'amore: questo mio
non chiede, non vuole,
solo un cuore ti dona,
ripudia il tuo amore...
l'amore: questo mio
è un palpito sincero...
come il firmamento
è immenso ed è sereno...
Di notte ingelosito
veglia i sogni tuoi...
protegge la tua fronte...
è l'angelo tuo custode...
l'amore: questo mio
rosso come un fiore,
la purezza, il candore,
ti dona del suo cuore.
Mi sono fatto di te stasera
Nella tua assenza ho trovato
Il respiro incallito
Di una vita incantata
a guardare piuttosto
Che muoversi dentro
Quel ritmo facondo
Di pallide cere
Teatro di me.
Stropiccio il cuscino
Che mi vuota accanto
Nel letto ci dormo
Ma vivo con te.
Ho visto una bambina
correre incontro al suo papà, felice, intrepida e spensierata.
Ho visto quella bambina
crescere, sognare, piangere.
Ho visto quella bambina
lottare per amore, per i suoi sogni
contro il destino.
Ho visto quella bambina
già donna.
Ho visto quella donna
con una vita nuova:
quella che voleva.
Ho visto quella donna
guardarsi intorno: è soddisfatta.
Ho visto quella donna
desiderare un'ultima cosa,
la più grande:
la felicità di chi le sta affianco.
Ho visto quella donna
che giorno dopo giorno
lotta per la felicità...
Per vie silenziose e solitarie
cammino senza sosta
nella notte avara di stelle.
I passi accompagnano i pensieri
nuove tessere di un mosaico senza fine
che parlano di vita
istante dopo istante
di venditori di illusioni
di giovani occhi che non volevano vedere
di menti che non volevano credere
di anime che pian piano
vedevano spegnersi la luce.
È una sera d'inverno di tanti anni dopo.
Cammino ancora nella notte
nella solitudine di una via
non più oscura.
I pensieri parlano di ciò che è stato;
ascolto con rispetto e gratitudine.
Son quella che sono
nel bene e nel male,
tutto è chiaro dopo il lungo cammino.
Sono me stessa, consapevole e razionale.
Un libro fatto di pagine bianche
attende un sogno chiamato vita,
la mia.
Carissimo,
ora che non ci sei ti voglio dire amore,
questa parola così usata, abusata,
scontata, ripudiata, respinta.
Io, qualche volta, l'ho sentita salire
lungo il tunnel del cuore, arrivare
sull'orlo delle labbra, come sull'orlo
di un pozzo profondo, e lì sentire
presto la vanità della parola,
la sua inutilità, la sua importanza.
Ed ho taciuto.
Altre volte, guardando la ruga
precoce della fronte, lunga e profonda
come una ferita, avrei voluto passare
lieve su di essa la mia mano, come
si fa con l'abito sgualcito e la sua piega.
Alla punta delle dita
avrei voluto affidare
la parola "amore",
ma il gesto incompiuto
s'innalza come un muro,
un aborto di sorriso.
Ed ho taciuto.
Quella volta, ricordi; quella rara volta
che ti vidi brillare negli occhi
una lacrima cocente come l'oro fuso,
e battesti, muto, il pugno
sulla tavola, senza un urlo, un fremito,
una bestemmia,
mi corse come un'ala di rondine la parola
amore, nei cieli solidali del mio animo,
ma il volo si fermò sulla tua piega amara,
e ancora non la dissi.
Ma stanotte, che mi manchi,
e mi manca la tua persona amata
il tuo essere uomo, il mio compagno,
stasera che mi sento naufragare
e i tuoni del silenzio sono più forti e cupi
stasera ti chiamo "amore, amore" anzi lo grido,
amore!
Quanta analisi sondaggi indagini permessi arresti e piedi liberi
domiciliato all'inferno o nel deserto
inseguito da fameliche pantere
quanti occhi, mille
forse un canestro pieno
scrutano, morali, l'operato...
Sondatemi la vita
prima che spazi
giusto dietro l'angolo della macelleria
sangue e grassi in rassegnata attesa.
Son possibili soluzioni barbituriche
alla gabbia del cobra albino
non ce n'è molti in giro
non toccare oggi
non toccare mai
un piede è libero e l'altro non si muove
nell'invalidità dei passi a mèta
ho inoltrato domanda in carta bollo
vorrei tanto riuscire a respirare...
Due note di chitarre al vento,
un volto di ragazza modello,
un grido affisso alla parete,
tanta malinconia dentro.
È un pomeriggio di maggio
coi davanzali pieni di fiori
un sole che sa di primavera
un invito alla preghiera.
Due passeri beccano l'amore
su albero di foglie fresche.
Una colomba cerca l'amico
perduto su grondaia deserta.
Il polline volteggia nell'aria
è un girotondo di baci.
Nascerà una vita nuova
in queste notti di maggio.
Si odono suoni di tamburi
in quest'Aragona piena di vento.
Qui si vive la Pasqua
rompendo l'alba nascente.
Senti respirare la morte
sotto arcate di pietre
e di silenzi.
L'eco dei tamburi penetra
nel sangue e morde
come un grido di speranza.
È la cadenza della vita
o l'occhio vigile della morte?
Nella sera camminano
uomini vestiti di penitenza.
Rimbombano le pelli di toro
in trombe di risurrezione.
È la pasqua di un popolo
credente e cristiano
incappucciato nel proprio passato.
Sono statue piene di silenzio
a battere il selciato
di un cammino eterno.
Mi hai rubato uno sguardo,
In quel pomeriggio tardo
tutto è passato.
Rimango ancora a pensare
se quello era rubare...
Ho voluto provare,
dirti ti amo
non era poi amare.
Mi hai guardato
senza osservarmi;
mi hai parlato
senza ascoltarmi.
Hai provato a pensare,
hai voluto provare
ma mi domando
se quello era amare...
Ti ho cercato,
credevo di impazzire
ma poi mi hai parlato
nell'imbrunire.
Ti ho voluto,
ti ho pensato,
ogni sera ad aspettare,
ogni sera a sperare.
Ho voluto provare,
ho voluto aspettare,
dietro l'angolo hai girato
ma torna mio amato...