Scritta da: D. Barbanera
in Poesie (Poesie personali)
Comunione
Ecco...
Una sera
Sui petali d'oro
Del silenzio
adagio
la mia farfalla...
Chiudendo gli occhi
prima del buio
tra i campi
aperti...
Composta martedì 16 agosto 2011
Ecco...
Una sera
Sui petali d'oro
Del silenzio
adagio
la mia farfalla...
Chiudendo gli occhi
prima del buio
tra i campi
aperti...
Novembre...
E il vecchio sole
racconta le sue storie...
L'antico idioma del silenzio
tra le foglie d'oro.
L'antico fuoco che ardeva mente e cuore dei vecchi amori,
s'inombra alla tua luce,
una goccia che svanisce in un corso d'acqua ormai perso.
Ed io ti guardo come se mai avessi visto uomo,
ti sfioro come se mai
avessi conosciuto curiosità per null'altri che me.
Mi libererei da questo corpo usato e
come un germoglio nelle tue mani troverei
la mia giusta dimora.
Il frullo di un passero
ho rubato al crepuscolo.
Il verde di un alberello.
Una carezza di cielo
nell'ora della quiete.
Ho rubato alle stelle
Il silenzio di un sorriso.
Attimi fugaci e rubati,
che possiedono e spargono intorno
dolcezza infinita
con cui posso riempire le intere mie giornate;
la dolcezza che mi prende teneramente
per mano
e della quale sento la consistenza,
un viso appoggiato sulla mia spalla,
a chiedere carezze e conforto e tenerezza;
la tenerezza per cui
incurante del posto, della gente che passa,
in un momento indescrivibile,
ti abbandoni a me,
nuda, indifesa e consapevole,
a testimoniare la nostra capacità
di appassionarci a vicenda;
pochi intensi momenti di intimità
mi turbano nelle profondità
più nascoste dell'anima
e mi rendono stupito e felice,
fino a dubitare perfino
che tutto sia reale;
e io ti sento accanto a me
talmente piena di affetto
da sentirmi sopraffatto,
da questo reciproco,
travolgente desiderio
che, implacabile,
si è impossessato di noi...
Come piume un goccio d'acqua ci scarmiglia,
Un colpo di vento ci asciuga e torniamo stupendi
Ma basta poco a rovinare ciò che siamo.
A volte siamo uniti come due facce della stessa medaglia
A volte ci perdiamo come foglie allontanate dal vento.
Vorrei non confondermi più e fidarmi di più di te
Vorrei non temere più niente e fidarmi di più di me.
Con uno schiocco di dita
hai illuminato ad uno ad uno
tutti i miei sogni,
accendendo milioni di fiammelle
su ceri bianco candido.
Poi, con un soffio solo,
li hai spenti
lasciandomi al buio.
Mugghia, impazzisce, s'incaglia e ride
l'onda che rabbiosa sfrangia
le sgrezzate mura e poi rilancia
sulla rada spiaggia
di legno un'altra scheggia
e quel che ti resta
è solo sabbia sulla faccia
mentre ti scavi solchi salsi
e la speranza ti si ghiaccia
ma in alto, dalle grate
viene un canto
e un agitar di braccia
ti giri verso oriente
ed è l'oceano che ti schiaccia
e le voci che ora senti
annunciano la caccia.
Ascolto i tuoi passi
muoversi lenti,
il rintocco dei tacchi
lo strusciare di vesti.
Intenso è il profumo,
mi giro e ti vedo
allo specchio protesa,
truccarti le labbra.
I miei occhi adagiati
sulle tue mani sinuose
scientemente curate
con unghie roventi.
Artigli leggeri,
dipinti ed eterei
che sfiorano a caso
le mie dita tremanti.
Di unghie smaltate
mi appresto a subire,
come piacere sublime,
il delicato graffiare.
Le vie sbagliate si mostrano all'improvviso,
anche se già chiare dapprima le cose apparivano.
Tra le irte curve della vita,
che al ritornar dissentono,
s'apre un sentiero sulla costiera ripida.
E il mare che dall'alto vedi,
il sole la sera di luce invade,
come una speranza nuova al cuore crudele.
È il nuovo senso che la vita vede,
come il lungo solco sulla maggese.
Di certo è niente, se non ciò che tu doni:
l'amore senza condizioni.