Scritta da: Arturo Donadoni
in Poesie (Poesie d'Autore)
Non è un giorno nuovo,
non è giorno antico
è solo il giorno
dove vi è l'eco di un Eco.
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Non è un giorno nuovo,
non è giorno antico
è solo il giorno
dove vi è l'eco di un Eco.
Così sommersa
da attutire ogni memoria
annacquata fino ai ricordi annegati
annaspo tra i tempi
divenuta, io, abisso
con i frammenti del cuore posti a fondali
la riva lontana
e il reale umido
lente d'ingrandimento del cielo
oltre
ancòra io, altro.
Ho costruito un regno di suoni mancanti
chè a toccarli con i polpastrelli rattrappiti
disfarebbero l'eco.
Mi terrò in aria
per farmi tornare le cose del mondo
sospesa
navigante.
Il mio nome sarebbe onda
nel battesimo di quest'acqua.
In_crespa sino alla marea.
Rinchiusa nell'ombra,
prigioniera di un passato
Troppo bello per durare a lungo
Taciturna ed immobile
alla mercé di sguardi curiosi
Ed azioni poco interessanti,
Quella donna se ne stava.
Avvolta nella sua vestaglia
Con le mani sul grembo
pareva opera d'ignoto artista.
Seduta in quella seggiola
In quella stanza al secondo piano
Di un palazzo sciupato dal tempo.
Stava così da anni,
Dall'alba al tramonto
Ero certa d'aver la veduta li
Anche dopo mesi dopo aver saputo
Che il suo cuore più non batteva
E che il suo sguardo vuoto
Sì era finalmente colmato d'infinito
In un tiepido pomeriggio d'estate.
Ho coltivato così tante rose
da diventare spina.
Pungente
come ago naturale a trafiggere il sangue
prima della carne.
Col palmo aperto
a raccogliere acqua
per dissetarmi e fiorire
nel più bel rovo
della mia alma negra.
Ho le mie mani
per sciogliere
la neve
come una fiamma
che brucia
il ceppo
nella sera.
Ho il mio sorriso
che mi si posa
in viso
come quell'ape
sulla corolla
di un narciso.
Ho questi occhi
che guardano
al sereno
come quel sole
che osserva il cielo.
Ed ho il mio mondo
che può girarti
in tondo
lo puoi ammirare
lo puoi anche toccare
ti servirà
per non andare
a fondo
è variegato
è pieno di poesia
ma se non basta
ricorro alla magia
quella che viene
se bussi
dentro al cuore
e che cancella
le angosce
ed il dolore.
Son generose
queste
mie poche cose
son come un "sì"
promesso
da una sposa!
E mi ritrovo qui,
seduta dinanzi all'incantevole paesaggio di Maratea.
Impossibile descrivere questo tramonto,
così immenso e così pieno d'incanto,
Impossibile descrivere il verde di queste montagne,
che sposandosi con l'azzurrissimo mare,
diventano un panorama talmente avvolgente;
che con il suo fascino,
è capace di incantare chiunque.
Non lo si può guardare,
senza innamorarsi della sua rara bellezza;
non lo si può ammirare,
senza accorgersi del mare e della sua brillantezza.
Non si può non cedere alle emozioni che esso regala,
alle sensazioni che trasmette per il corpo.
Qui, respirando il profumo della natura,
montana e marina;
privandomi del tumulto di città,
ascoltando il silenzio,
interrotto dal solo suono delle cicale.
Qui, osservando una splendida costa,
contornata di trasparente mare blu...
provo ad immedesimarmi in questo silenzio prezioso,
lasciando spazio solo a questa meraviglia tanto vistosa.
Non sapevo da dove provenisse,
da quale strada più infinita della mia anima,
o da quale più maestoso sentiero del mio cuore...
ma era tutta la forza che c'era in me.
Non conoscevo neppure il motivo,
ma in quel posto mi sentivo viva,
mi sentivo me stessa.
Non era una semplice passione:
del mio animo, ne era l'espressione.
Solo lì mi sentivo davvero libera,
mi sentivo al sicuro,
lontana dalla mia inquietudine.
Era l'unica cosa della quale più mi nutrivo,
e più mi appagavo.
Più scrivevo con fervore,
e più vivevo di un'emozione talmente intensa,
impossibile da spiegare.
Ma quello non era solo un "posto",
era il mio angolo di paradiso.
Era lì dove smettevo di piangere,
e cominciamo a vivere.
Un mattino guardai il cielo
grondavo di pioggia
avevo il sole nel cuore
un mattino pensai forte
perché tanto dolore invano?
Sorrisi, ero solo
un mattino abbracciai un bambino
non ero suo padre
ma pulsava la gioia nel cuore
un mattino capii che la vita è stupenda
con tutti i nostri errori e dolori
pregai forte, sorrisi, piansi di gioia
un mattino improvviso guarì mia madre
e dopo poco persi il mio unico amore
mi rialzai con la gioia nel cuore
un mattino un amico mi girò le spalle
un altro ancora mi criticò aspramente
trovai altre due persone pronte ad abbracciarmi
un mattino il mio lavoro non c'era più
ero senza soldi, solo e con nessuna speranza
mi offrirono una casa e una speranza più grande
un mattino morì mio padre
mi pettinai e guardai la sua foto appesa
ricominciai senza paura ma tremando
un mattino ci volevano rubare tutti i sogni
dissero che la politica è cosa da grandi uomini
trovai mille carezze tra le felci e i tramonti immacolati
un mattino compresi che ero felice
e lo potevo essere ancora anche senza nulla di tangibile
senza treni da rincorrere e desideri da realizzare a tutti i costi
il sole nel cuore
sono ancora qui. Ma pieno di me
solo, con il sole nel cuore
stavolta convinto che sorga di nuovo dentro di me.
Scagliò con il suo ardore
il dardo avvelenato dell'amore
contro un cuore che taceva
che d'amore s'innamorò
ma di un amor che fingeva.
Angariato e contuso,
ora solo sta piangendo
lacrime di sangue
esso versa in sofferenza
e baci sparsi nei ricordi,
che sciupano l'essenza.
Cuore trafitto per sbaglio,
da un abbaglio di Cupido
che sbadato e burlone
ora sogghigna e dileggia.
Per il suo svago e il suo errore,
soffre oggi da solo, il mio cuore!
Fiammeggia l'ira sul divario dei tempi
nel nostalgico raso al suolo e fatto cenere
profetizzando vita sul male
nel morso di cuori azzimi
cogliendoci le pieghe che fa la carne
sul dolore sinottico
della lettura comparata delle nostre ossa.