Poesie d'Autore


Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Ogni giorno
farsi più vicini di un passo
all'oscuro miracolo
dell'invisibilità
a sera approdare nella notte
a mattina nel giorno
tastare il silenzio con la parola
senza sapere
e solo con lacrime
come unico bene
cercando l'uscita
che con la vita seguita a errare
fino a che un orizzonte si chiama morte.
Composta domenica 13 marzo 2016
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La presenza di Orfeo

    Non ti preparerò col mio mostrarmiti
    ad una confidenza limitata,
    ma perché nel toccarmi la tua mano
    non abbia una memoria di presagi,
    giacerò all'informe
    fusa io stessa, sciolta dentro il buio,
    per quanto possa, elaborata e viva,
    ridivenire caos...
    Orfeo novello, amico dell'assenza,
    modulerai di nuovo dalla cetra
    la figura nascente di me stessa.
    Sarai alle soglie piano e divinante
    di un mistero assoluto di silenzio,
    ignorando i miei limiti di un tempo,
    godrai il possesso della sola essenza.
    Allora, concretandomi in un primo
    accenno di presenza,
    sarò un ramo fiorito di consenso,
    e poi, trovato un punto di contatto,
    ammetterò una timida coscienza
    di vita d'animale
    e mi dirò che non andrò più oltre,
    mentre già mi sviluppi,
    sapienza ineluttabile e sicura,
    in un gioco insperato di armonie,
    in una conclusione di fanciulla...
    Fanciulla: è questo il termine raggiunto?
    E per l'addietro non l'ho maturato
    e non l'ho poi distrutto
    delusa, offesa in ogni volontà?
    Che vuol dire fanciulla
    se non superamento di coscienza?
    Era questo di me che non volevo:
    condurmi, trascurando ogni mia forma,
    al vertice mortale della vita...
    Ma la presenza d'ogni mia sembianza
    quale urgenza incalzante di sviluppo,
    quale presto proporsi
    e più presto risolversi d'enigmi!
    E quando poi, dal mio aderire stesso,
    la forma scivolò in un altro tempo
    di più rare e più estranee conclusioni,
    quando del mio "sentirmi" voluttuoso
    rimase un'aderenza di dolore,
    allora, allora preferii la morte
    che ribadisse in me questo possesso.
    Ma ci si può avanzare nella vita
    mano che regge e fiaccola portata
    e ci si può liberamente dare
    alle dimenticanze più serene
    quando gli anelli multipli di noi
    si sciolgano e riprendano in accordo,
    quando la garanzia dell'immanenza
    ci fasci di un benessere assoluto.
    Così, nelle tue braccia ordinatrici
    io mi riverso, minima ed immensa;
    dato sereno, dato irrefrenabile,
    attività perenne di sviluppo.
    Composta domenica 27 marzo 2016
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Giovanni Evangelista

      Quando la giovinezza si fa buia
      prima che sopravvenga a dominare
      la luce dell'ascolto,
      ogni parte di me si fa tensione
      e le mani scrittura misurata.

      S'apre la vaga ellissi del volume,
      sopra cui la cadenza si fa scure
      che trapassa nel vivo la materia.

      Ed io incido col soffio del respiro
      mentre la morte s'alza in me supina
      per un connubio acceso di sospetti.
      Composta sabato 26 marzo 2016
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sorgente

        Ah, non fate che il sole mi sorprenda
        coi suoi giubili pieni
        né mostratemi parchi
        gioiosamente in crescita di voce.
        Nascondetemi i fiori,
        i fedeli sorrisi dei fanciulli,
        gli amorosi convegni.
        Sospendete la musica e la danza:
        se giungo dalle tenebre feroci,
        fate che trovi intatto ogni confine!
        Composta venerdì 25 marzo 2016
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Colori

          S'io riposo, nel lento divenire
          degli occhi, mi soffermo
          all'eccesso beato dei colori;
          qui non temo più fughe o fantasie
          ma la "penetrazione" mi abolisce.
          Amo i colori, tempi di un anelito
          inquieto, irrisolvibile, vitale,
          spiegazione umilissima e sovrana
          dei cosmici "perché" del mio respiro.
          La luce mi sospinge ma il colore
          m'attenua, predicando l'impotenza
          del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.
          Ed è per il colore cui mi dono
          s'io mi ricordo a tratti del mio aspetto
          e quindi del mio limite.
          Composta venerdì 25 marzo 2016
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Io vorrei, superato ogni tremore

            Io vorrei, superato ogni tremore
            giungere alla bellezza che mi incalza,
            dalla rovina del silenzio, fonda,
            togliere la misura della voce
            e cantare all'unisono coi suoni;
            stamparmi nelle palme ogni vigore
            in crescita perenne e modulare
            un attento confine con le cose
            ov'io possa con esse colloquiare
            difesa sempre da incipienti caos.
            Vorrei abitare nel segreto cuore
            centro d'ogni più puro movimento,
            animare di me gli spenti aspetti
            dei fantasmi reali e riplasmare
            le parabole ardenti ove ogni grazia
            è tocca dal suo limite. Variata
            stupendamente da codesti incontri
            numererò la plurima mia essenza
            entro un solo, perenne,
            insistere di toni adolescenti.
            Nell'aperta misura delle ali
            del più libero uccello,
            nel vigore degli alberi,
            nella chiarezza-musica dei venti,
            nel frastuono puerile dei colori,
            nell'aroma del frutto,
            sarò creatura in unico e diverso
            principio, senza origine né segno
            d'ancestrale condanna.
            E so, per questa verità, che il tempo
            non crollerà spargendo le rovine
            dei violati contatti alla mitezza
            del mio nuovo apparire, né la sacra
            identità del canto verrà meno
            ai suoi idoli vivi.
            Composta martedì 22 marzo 2016
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sarò sola?

              Quando avrò alzato in me l'intimo fuoco
              che originava già queste bufere
              e sarò salda, libera, vitale,
              allora sarò sola?

              E forse staccherò dalle radici
              la rimossa speranza dell'amore,
              ricorderò che frutto d'ogni
              limite umano è assenza di memoria,
              tutta mi affonderò nel divenire...

              Ma fino a che io tremo del principio
              cui la tua mano mi iniziò da ieri,
              ogni attributo vivo che mi preme
              giace incomposto nelle tue misure.
              Composta venerdì 18 marzo 2016
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Cristo portacroce

                Quando lottavo duramente il giorno
                per sradicare l'ora dal mio cuore
                sola entità di tenebre, angosciosa
                era questa fatica alle mie mani.

                Ma non so quale leggerezza imbeve
                logicamente adesso la natura
                del mio corpo rinato; so che muovo
                allucinato il passo alle mie pene,
                sento che in me recede il rigoglioso
                volume del mio sangue e che più dolce
                mi è liberare sguardi di paura.
                Composta venerdì 18 marzo 2016
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                  Scritta da: Mariella Buscemi
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Ho scoperto stagioni di vita
                  Susseguirsi, raccontarsi
                  Allo scostarsi di seta s'una schiena candida
                  E le vertebre fan storia – la mia -
                  Tra gli inverni d'una nuca nuda
                  E l'umide ciglia del Sumida

                  Ho pianto preghiere
                  Quando i ginocchi son diventati piedi
                  E la mia mano, rosso ciliegio selvatico a cinque petali,
                  come spaventoso seppuku
                  Sulla grande bocca delle nostalgie
                  A riempire d'oro e d'espiazione la colpa
                  E dal ventre mi è partita l'anima con un taglio netto

                  Pura sullo Yozakura, mortificando Hanami
                  Terribile e buia
                  Infiorescenza notturna
                  Sul mio corpo flesso
                  Come forte sakura
                  Infine, la bellezza del cadere

                  Eppure, guerriera
                  Nel tempio della mia coscienza
                  A far d'ogni lotta, rito
                  Sovrana, io, d'un matsuri schintoista

                  Son piovuti fiori dalla lama
                  nella recisione del passato

                  Queste spalle, non appaiono neve di fuoco?
                  Benedetto sia il mio tremare e il mio ardere.

                  L'autunno a ovest del petto e tu a est.

                  L'estate non la ricordo.

                  tenui racemi
                  dipinti sulla pelle
                  _drupa carnosa.
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                    Scritta da: Mariella Buscemi
                    in Poesie (Poesie d'Autore)
                    Per quanto
                    fragile, profondo pozzo
                    sia la clausura
                    e lenta
                    la cura dei marchi
                    a saracinesca sui sigilli
                    ti riscopro confuso
                    al mio sangue
                    nel divario di colore
                    col dovere di sentirti
                    il diritto d'essere
                    il rovescio d'ora

                    Annusato | come se d'aria si parlasse |
                    per celia di dita pittoriche sottopelle
                    che farebbero teatro sgraziato
                    di ogni mio io possibile
                    sui fregi accennati del tuo profilo

                    Nell'intimo presagio
                    sei intuizione sottile,
                    sinestesia invasiva.

                    Sento, a volte, l'invisibile.
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