Potrò vederti ancor com'eri prima potrò tenerti in cor più stretta ancora ma al tuo splendor ritorna come allora quando ai poeti, oh Napoli, desti la rima!
Potrò ammirar così tutti i tuoi incanti potrò ogni meraviglia raccontare sarà il Vesuvio, sarà il cielo e il mare non certo sarà quel dei cuori affranti.
Potrò scrutar per bene i vicoletti potrò scoprire strade e sotterranei citar antichi artisti e contemporanei dai saltimbanchi ai più grandi intelletti.
Potrò far aneddotiche cumane potrò narrar l'istoria della pizza se occorre illustrerò ciascuna piazza da quella del Gesù con le campane.
Potrò fermarmi dalla "Bersagliera" potrò assaggiar spaghetti con il mare un mandolin sarà ad accompagnare taralli, tarantelle e una chitarra.
Potrò cantar le tue canzon più belle potrò intonar la dolce "Reginella", "Pusillecò nsentimento", "Lazzarella" senza dimenticar nessun tra quelle.
Oh, mia città, potrò far tutto questo ed altro ancora, ma al tuo splendor ritorna come allora!
All'imbrunir di un dì di mezza estate neppur nel tempo pari ad un istante attrassero il suo cuor e i suoi pensieri quegli occhi grandi e quei capelli neri.
Sol'oggi egli può dir per quale cosa fu invano da quel giorno trovar posa finché notar gli parve d'improvviso gli stessi occhi che gli avean sorriso;
guardavan lieti il volto d'un piccino quando a giocar venia più da vicino: come la madre anch'egli aveva fieri due occhi grandi ed i capelli neri.
Non era che ad un passo da costoro e già due lacrime vid'ei cader'a coro: solea bagnar una goccia ciascun viso ma il posto dovea dare ad un sorriso.
La mano del bambin la donna prese la pose in quel del padre e lo sorprese: lui fu commosso e tenne volentieri quegli occhi grandi e quei capelli neri.
Uomo, tu non sei nato per esser come Dio non sei tu al mondo per ragione tua sei qui soltanto per la causa Sua ch'è più elevata a fronte del tuo "Io".
Non hai creato il cielo e la natura l'alba e il tramonto o il canto degli uccelli eppure a volte a Lui tu ti ribelli scegliendo il Male: "ma non hai paura?"
Non vuoi che guerre per vendette tue per gli egoismi o altre fantasie per te son altre cose le eresie quel(le) che talvolta son le cose Sue.
Puoi mai così sentirti come Dio? Se non ricordi niente dell'amore sei hai calpestato il Bene dentro al cuore ed ora non sei più neppure l'Io.
Aggrappato ai ricordi, li avvinghi rubandone l'essenza, stille di un passato alterano i tuoi pensieri. Comprensioni perdute di ticchettii di un tempo che ora vedi lontano, ombre le velano, con una opaca inconsistenza di fragili frammenti che nascondi al tuo futuro. Con caparbietà cerchi di ribellarti, debole sei di fronte al volere del tuo destino che inglobandoti, t'inghiotte, in vie straniere, dove occhi ti spiano, passo, dopo passo, proiettando la tua ombra contro il muro dell'incoscienza. Blindi le idee in forzieri e incateni le tue parole a tralicci che si elevano al cielo, come catalizzatori di sogni, i quali tragicamente muoiono, soffocati da principi errati. Cerchi brandelli della tua vita, disseminati qua è là, nella valle dell'ozio, dove hai soggiornato in periodi del tuo passato, lusinghiero ti era sembrato, ma non ha fatto altro che farti perdere dentro il mare dell'oblio. Prendi in mano il tuo coraggio e usalo come torcia per il illuminare il tuo futuro, dai forza a te stesso e aggrappati ai tuoi sogni e, come un ariete, sfonda il tuo destino.