Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Eco
Scalza varcando da sabbie lunari,
Aurora, amore festoso, d'un eco
Popoli l'esule universo e lasci
Nella carne dei giorni,
Perenne scia, una piaga velata.
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Scalza varcando da sabbie lunari,
Aurora, amore festoso, d'un eco
Popoli l'esule universo e lasci
Nella carne dei giorni,
Perenne scia, una piaga velata.
Mai, non saprete mai come m'illumina
l'ombra che mi si pone a lato, timida,
quando non spero più...
E t’amo, t’amo, ed è continuo schianto!
Luna,
Piuma di cielo,
Cosi velina,
Arida,
Trasporti il murmure d'anime spoglie?
E alla pallida che diranno mai
Pipistrelli dai ruderi del teatro,
In sogno quelle capre,
E fra arse foglie come in fermo fumo
Con tutto il suo sgolarsi di cristallo
Un usignuolo?
Io amo
Tu ami
Noi ci amiamo.
Questa è la coniugazione
del verbo amare.
E non m'importa se
Egli, Voi, Essi,
non lo comprendono.
Il cuore, per dispetto
alle persone strambe
scivola dal petto
e va in mezzo alle gambe.
L'odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.
Il canto del gallo nel pollaio.
Il gorgheggio dei canarini alle finestre.
L'urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.
La biancheria distesa nel prato.
Il sole sulle soglie.
La tovaglia nuova nella tavola.
Gli specchi nelle camere.
I fiori nei bicchieri.
Il girovago che fa piangere la sua armonica.
Il grido dello spazzacamino.
L'elemosina.
La neve.
Il canale gelato.
Il suono delle campane.
Le donne vestite di nero.
Le comunicanti.
Il suono bianco e nero del pianoforte.
Le suore bianche bendate come ferite.
I preti neri.
I ricoverati grigi.
L'azzurro del cielo sereno.
Le passeggiate degli amanti.
Le passeggiate dei malati.
Lo stormire degli alberi.
I gatti bianchi contro i vetri.
Il prillare delle rosse ventarole.
Lo sbattere delle finestre e delle porte.
Le bucce d'oro degli aranci sul selciato.
I bambini che giuocano nei viali al cerchio.
Le fontane aperte nei giardini.
Gli aquiloni librati sulle case.
I soldati che fanno la manovra azzurra.
I cavalli che scalpitano sulle pietre.
Le fanciulle che vendono le viole.
Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.
Le colombe che tubano sul tetto.
I mandorli fioriti nel convento.
Gli oleandri rosei nei vestibuli.
Le tendine bianche che si muovono al vento.
Ora l'annientamento blando
di nuotare riversa,
col sole in viso
il cervello penetrato di rosso
traverso le palpebre chiuse.
Stasera sopra il letto, nella stessa postura,
il candore trasognato
di bere,
con le pupille larghe,
l'anima bianca della notte.
Ho sognato che ti baciavo sul divano
mentre ascoltavi la tua musica preferita,
un bacio lento, dolce, appassionato.
Avevi la t-shirt bianca con la scritta
"I love New York" e gli occhi chiusi,
io invece li ho aperti all'improvviso
e ho potuto ammirare lo spettacolo.
Eri ispirata, calda, delicata,
il tuo respiro si mescolava al mio,
la tua lingua di seta
rimava con la mia,
diceva le stesse cose,
ora capisco la rima baciata.
Avevi addosso un profumo intenso
di concretezza,
e sul volto, disegnato
il filo intricato di un'emozione,
tessuto,
per tenermi
legato a te.
Taniello, ch'ave scrupole
mo che se vo' 'nzurà
piglia e da fra Liborio
va pe' se cunfessà.
- Patre – le dice - ì roseco,
e pe' nniente me mpesto;
ma po' rico 'o rusario,
e chello va pe' cchesto...
Patre, 'ncuollo a li femmene
campo, e ncoppa 'o burdello;
ma sento messe e predeche
e chesto va pe' chello...
Jastemmo, arrobbo... 'o prossimo
spoglio e lle dongo 'o riesto;
ma po' faccio 'a lemmosena
e chello va pe' chesto...
E mo, Patre, sentitela
st'urdema cannunata:
a sora vostra, Briggeta,
me l'aggio 'nzaponata...
Se vota fra Liborio:
- Guagliò, tu si Taniello?
ì me 'nzapono a mammeta,
e chesto va pe' cchello! –
Traduzione
Gaetaniello, che ha scrupoli
adesso che si vuole sposare,
piglia e da frate Liborio
va per confessarsi.
Padre –gli dice - io" rosico "
e per un nonnulla mi incollerisco,
ma poi recito il Rosario
e quello compensa questo...
Padre, io vivo alle spalle delle donne
e vivo di bordello,
ma sento Messe e prediche
e questo compensa quello...
Bestemmio, rubo... il prossimo
" denudo "e gli" do anche il resto";
ma poi faccio l'elemosina
e quello compensa questo...
E ora, Padre, sentìtela
quest'ultima cannonata:
vostra sorella, Brigida,
me la sono scopata...
Gli si rivolge don Liborio:
-Guagliò, tu sei Gaetaniello?
Io mi fotto tua mamma,
e questo compensa quello! -.