Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Sospiro

L'anima verso la tua fronte, o calma sorella,
dove sogna un autunno sparso di macchie di porpora
e verso il cielo errabondo delle tue iridi
angeliche, sale, come in un malinconico
giardino, fedele un bianco zampillo sospira
verso l'Azzurro!
- Verso l'Azzurro raddolcito d'Ottobre
pallido e puro che specchia il suo languore infinito
ai grandi bacini e lascia, sull'acqua morta
dov'erra col vento la fulva agonia delle foglie
scavando un gelido solco, trascinarsi
il sole giallo con obliquo raggio.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    I fiori

    Dalle valanghe d'oro del vecchio azzurro, il giorno
    Primevo e dalla neve immortale degli astri,
    Un tempo i grandi calici tu ritagliasti intorno,
    Per la terra ancor giovane, vergine di disastri,

    Il gladiolo selvaggio, cigni dal collo fino,
    E quel divino lauro dell'anime esiliate
    Vermiglio come l'alluce puro del serafino
    Che colora un pudore d'aurore calpestate,

    Il giacinto ed il mirto, adorato bagliore,
    E, - simile alla carne della donna, la rosa
    Crudele, del giardino chiaro Erodiade in fiore,
    Quella che uno splendente feroce sangue irrora!

    Tu facesti il candore dei gigli singhiozzanti
    Che mari di sospiri sorvola dolcemente
    E per l'azzurro incenso dei pallidi orizzonti
    In sogno lento sale alla luna piangente!

    Osanna sopra il sistro e dentro l'incensiere,
    Nostra Signora, osanna da questi nostri limbi!
    E si disperda l'eco nelle celesti sere,
    Estasi degli sguardi, scintillio dei nimbi!

    O Madre, che creasti nel seno giusto e forte,
    Calici in sé cullanti una futura essenza,
    Grandi corolle con la balsamica Morte
    Per lo stanco poeta roso dall'esistenza.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Supplica futile

      Principessa! A invidiare d'un'Ebe la ventura
      Che ai labbri e al vostro bacio spunta sulla tazzina,
      Consumo gli occhi, ma la discreta figura
      Mia d'abate neppure starebbe sul piattino.

      Poi ch'io non sono il tuo cagnolino barbuto,
      Né il dolce, né il rossetto, né giuochi birichini,
      E su di me il tuo sguardo chiuso io so caduto,
      Bionda cui acconciarono orefici divini!

      Sceglieteci... tu cui le risa di lampone
      Si congiungono in gregge come agnellette buone
      Brucando in tutti i voti, belando paradisi;

      Affinché Amore alato d'un ventaglio sottile
      Mi vi pinga col flauto mentre addormo l'ovile,
      Principessa, sceglieteci pastor dei tuoi sorrisi.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Rimembranza di amici belgi

        A volte e senza che tale soffio la muova

        Tutta la vetustà quasi color d'incenso

        Come di sé furtiva e visibile io sento

        Che la pietra si spoglia piega su piega sola

        Fluttua o sembra per sé non recare una prova

        Se non di riversare balsamo antico il tempo

        A noi immemorabili taluno sì contento

        Sulla prontezza della nostra amicizia nuova

        Carissimi incontrati nella giammai banale

        Bruges moltiplicante l'alba al morto canale

        Con il lento passaggio sparso di molti cigni

        Quando solennemente quella città m'apprese

        Quali tra i propri figli un altro vol designi

        Lo spirito a irradiare pronto com'ali tese.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
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          Apparizione

          Intristiva la luna. Serafini in lacrime
          sognando, l'archetto alzato nella calma
          dei fiori vaporosi,
          rapivano da morbide viole bianchi
          singhiozzi, in un glissando sull'azzurro
          delle corolle. - Ed era quello il giorno
          benedetto del tuo primo bacio.
          Alla mia fantasia piacendo un martirio
          s'inebriava sapiente
          di quel profumo di tristezza che lascia
          anche senza disagio o rimpianto
          il cogliere un Sogno all'anima che l'ha colto.
          Dunque vagavo, l'occhio fitto al selciato
          consunto, quando col sole dentro i capelli,
          nella via, nella sera tu m'apparisti ridente
          e credetti vedere la fata dal cappello di luce
          che un tempo sui miei bei sonni di bimbo viziato
          passava, lasciando sempre dalle sue mani dischiuse
          fioccare bianchi mazzetti di stelle odorose.
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            Tristezza d'estate

            Il sole, o lottatrice sulla sabbia assopita,

            Nell'oro dei capelli un bagno languoroso

            Ti scalda e ardendo incenso sulla gota nemica

            Mescola con i pianti un incanto amoroso.

            Quest'immobile calma e la fiamma del cielo

            T'ha rattristata, o baci miei timorosi, e dici:

            "Noi non saremo mai un sarcofago solo

            Sotto il deserto antico e le palme felici! "

            Ma la tua chioma fulva è un tiepido ruscello

            Dove affondare fermi l'anima che ci assilla

            E trovare quel Nulla che tu saper non puoi.

            Io gusterò il belletto pianto dagli occhi tuoi:

            Forse al cuor che colpisti esso donar saprà

            Dell'azzurro e dei sassi l'insensibilità.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Vede perfettamente onne salute

              Vede perfettamente onne salute
              chi la mia donna tra le donne vede;
              quelle che vanno con lei son tenute
              di bella grazia a Dio render merzede.
              E sua bieltate è di tanta vertute,
              che nulla invidia a l'altre ne procede,
              anzi le face andar seco vestute
              di gentilezza, d'amore e di fede.
              La vista sua fa onne cosa umile;
              e non fa sola sé parer piacente,
              ma ciascuna per lei riceve onore.
              Ed è ne li atti suoi tanto gentile,
              che nessun la si può recare a mente,
              che non sospiri in dolcezza d'amore.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Perché ti vedi giovinetta e bella,
                tanto che svegli ne la mente Amore,
                pres'hai orgoglio e durezza nel core.
                Orgogliosa sè fatta e per me dura,
                po' che d'ancider me, lasso, ti prove:
                credo che 'l facci per esser sicura
                se la vertù d'Amore a morte move.
                Ma perché preso più ch'altro mi trove,
                non hai respetto alcun del mì dolore.
                Possi tu spermentar lo suo valore.
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                  Deh, Violetta, che in ombra d'Amore

                  Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
                  negli occhi miei sì subito apparisti,
                  aggi pietà del cor che tu feristi,
                  che spera in te e disiando more.
                  Tu, Violetta, in forma più che umana,
                  foco mettesti dentro in la mia mente
                  col tuo piacer ch'io vidi;
                  poi con atto di spirito cocente
                  creasti speme, che in parte mi sana
                  la dove tu mi ridi.
                  Deh, non guardare perché a lei mi fidi,
                  ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
                  ché mille donne già per esser tarde
                  sentiron pena de l'altrui dolore.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
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                    De gli occhi de la mia donna si move

                    De gli occhi de la mia donna si move
                    un lume sì gentil che, dove appare,
                    si veggion cose ch'uom non po' ritrare
                    per loro altezza e per lor esser nove:
                    e dè suoi razzi sovra 'l meo cor piove
                    tanta paura, che mi fa tremare
                    e dicer: "Qui non voglio mai tornare";
                    ma poscia perdo tutte le mie prove:
                    e tornomi colà dov'io son vinto,
                    riconfortando gli occhi paurusi,
                    che sentier prima questo gran valore.
                    Quando son giunto, lasso!, ed è son chiusi;
                    lo disio che li mena quivi è stinto:
                    però proveggia a lo mio stato Amore.
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