Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il pomo

Pomo ch'io colsi, e Cloe,
Da un arbuscel gentile,
Che a quei dei verde aprile
Non può invidiare i fior,
Pomo ch'effigia e mostra
Del volto tuo la rosa,
Ti dona, o Cloe vezzosa,
Con la mia mano il cor.
Mel chiese or or con Clori
La bruna Nice e Irene;
Ma il pomo sol conviene,
Mia bionda amica, a te.
Così fra Tirai e Dafni
Da te ottenessi io fede...
Ma tu ti sdegni; ahi chiede
Un cuor quel che ti diè.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il serto

    Cogliete, o pastorelli,
    Cogliete vaghi fiori,
    Chè deggio per gli albori
    A Fille un serto far.
    Farlo vorrei sol io,
    Ma nol permetto l'ora,
    Chè in Cielo già l'Aurora
    Comincia rosseggiar.
    E le dirò che il serto
    Tessuto è di mia mano.
    Ma che? Così profano
    Il labbro mio sarà?
    Mai menzogner non fui,
    E s'anche il fossi, ah! Fille
    Fra mille fiori e mille
    i miei distinguerà.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La febbre

      Febbre le vene accende,
      O Cloe, del tuo poeta,
      E tu frattanto lieta
      Passi cantando i dì.
           Serbi così l'affetto
      Che tu giurasti a lui,
      I fidi merti sui
      Compensi, o Cloe, così?
           Misero giovanetto,
      Che ad un'ingrata credi,
      Cessa d'amar; non vedi
      Ch'ella t'inganna ognor?
           Cruda!... Ma dir vorresti:
      Nol seppi, il giuro ai Dei:
      Taci, spergiura sei,
      Chè te lo disse Amor.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il desiderio

        Io non invidio ai vati
        Le lodi e i sacri allori,
        Nè curo i pregi e gli ori
        D'un duce o d'un sovran.
             Saran miei dì beati
        Se avrò il mio crine cinto
        Di serto vario-pinto
        Tessuto di tua man.
             Saran miei dì beati
        Se in mezzo a bosco ombroso
        Il volto tuo vezzoso
        Godrommi a contemplar.
             Che bel vederci allora
        Mille cambiar sembianti,
        E direi: O cori amanti,
        Cessate il palpitar!
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il ritratto

          Scrivo che tu sei bella,
          Scrivo che tutto è accolto
          Sul grazïoso volto
          De' vezzi il roseo stuol.
               Scrivo che i tuoi dolci occhi
          Vibran soave foco,
          Scrivo.... Ma questo è poco
          Per sì gentil beltà.
               Chi mai potria le grazie
          Spiegar di quei colori,
          Ove si stan gli Amori
          Come sul loro altar?
               Dir altro io mai non seppi
          So non che tanto sei
          Vezzosa agli occhi miei
          Ch'altra non sanno amar.
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            Scritta da: Mela Favale
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Quello a me sembra pari a un dio,
            quello, se è lecito dirlo, superiore agli dèi,
            che, seduto di fronte a te a te, senza interruzione
            ti guarda e t'ascolta
            mentre sorridi dolcemente,e ciò sottrae
            a me infelice ogni sensazione: perché non appena,
            Lesbia, ti guardo, non mi restano
            più parole;
            ma la lingua s'intorpidisce, una fiamma sottile
            s'insinua nelle mie membra, di un suono interno
            mi ronzano le orecchie, una duplice notte
            sui miei occhi si stende.
            L'ozio, Catullo, è per te dannoso:
            per l'ozio ti esalti e sei troppo eccitato;
            l'ozio ha mandato in rovina un tempo
            re e città fiorenti.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sospiro

              L'anima verso la tua fronte, o calma sorella,
              dove sogna un autunno sparso di macchie di porpora
              e verso il cielo errabondo delle tue iridi
              angeliche, sale, come in un malinconico
              giardino, fedele un bianco zampillo sospira
              verso l'Azzurro!
              - Verso l'Azzurro raddolcito d'Ottobre
              pallido e puro che specchia il suo languore infinito
              ai grandi bacini e lascia, sull'acqua morta
              dov'erra col vento la fulva agonia delle foglie
              scavando un gelido solco, trascinarsi
              il sole giallo con obliquo raggio.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                I fiori

                Dalle valanghe d'oro del vecchio azzurro, il giorno
                Primevo e dalla neve immortale degli astri,
                Un tempo i grandi calici tu ritagliasti intorno,
                Per la terra ancor giovane, vergine di disastri,

                Il gladiolo selvaggio, cigni dal collo fino,
                E quel divino lauro dell'anime esiliate
                Vermiglio come l'alluce puro del serafino
                Che colora un pudore d'aurore calpestate,

                Il giacinto ed il mirto, adorato bagliore,
                E, - simile alla carne della donna, la rosa
                Crudele, del giardino chiaro Erodiade in fiore,
                Quella che uno splendente feroce sangue irrora!

                Tu facesti il candore dei gigli singhiozzanti
                Che mari di sospiri sorvola dolcemente
                E per l'azzurro incenso dei pallidi orizzonti
                In sogno lento sale alla luna piangente!

                Osanna sopra il sistro e dentro l'incensiere,
                Nostra Signora, osanna da questi nostri limbi!
                E si disperda l'eco nelle celesti sere,
                Estasi degli sguardi, scintillio dei nimbi!

                O Madre, che creasti nel seno giusto e forte,
                Calici in sé cullanti una futura essenza,
                Grandi corolle con la balsamica Morte
                Per lo stanco poeta roso dall'esistenza.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Supplica futile

                  Principessa! A invidiare d'un'Ebe la ventura
                  Che ai labbri e al vostro bacio spunta sulla tazzina,
                  Consumo gli occhi, ma la discreta figura
                  Mia d'abate neppure starebbe sul piattino.

                  Poi ch'io non sono il tuo cagnolino barbuto,
                  Né il dolce, né il rossetto, né giuochi birichini,
                  E su di me il tuo sguardo chiuso io so caduto,
                  Bionda cui acconciarono orefici divini!

                  Sceglieteci... tu cui le risa di lampone
                  Si congiungono in gregge come agnellette buone
                  Brucando in tutti i voti, belando paradisi;

                  Affinché Amore alato d'un ventaglio sottile
                  Mi vi pinga col flauto mentre addormo l'ovile,
                  Principessa, sceglieteci pastor dei tuoi sorrisi.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Rimembranza di amici belgi

                    A volte e senza che tale soffio la muova

                    Tutta la vetustà quasi color d'incenso

                    Come di sé furtiva e visibile io sento

                    Che la pietra si spoglia piega su piega sola

                    Fluttua o sembra per sé non recare una prova

                    Se non di riversare balsamo antico il tempo

                    A noi immemorabili taluno sì contento

                    Sulla prontezza della nostra amicizia nuova

                    Carissimi incontrati nella giammai banale

                    Bruges moltiplicante l'alba al morto canale

                    Con il lento passaggio sparso di molti cigni

                    Quando solennemente quella città m'apprese

                    Quali tra i propri figli un altro vol designi

                    Lo spirito a irradiare pronto com'ali tese.
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