Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il mio sogno familiare

Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante
Una donna mai vista, che amo e che mi ama,
Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama
Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante

È per me confortante, e il mio cuore parlante
Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama
Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama
Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante.
È' bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere.
Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere.
Come nomi diletti che la vita ha esiliato.

All'occhio delle statue è simile il suo sguardo,
Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato
Delle voci più care spente senza riguardo.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Lussurie

    Carne, o solo frutto addentato dei giardini di quaggiù
    frutto dolceamaro che impasta i denti di chi è solo
    degli affamati di solo amore, bocche o gole,
    e buon dessert dei forti, loro allegro desinare.

    Amore! Sola emozione di coloro cui l'orrore
    di vivere non commuove, Amore, che stritoli
    sotto le tue mole gli indugi di libertini e ritrose
    per il cibo dei dannati che scelgono i sabba,

    Amore, tu m'apparisti a volte come un buon pastore
    di cui sogna la filatrice seduta presso il focolare
    le sere d'inverno, al calore di un chiaro sarmento,

    ed è la Carne quella filatrice, e l'ora è giunta
    che il sogno avvolgerà la sognatrice – ora santa
    o no! che importa al vostro delirio, Amore e Carne?
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Noi saremo

      Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
      che certo guarderanno male la nostra gioia,

      talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?
      Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

      che la speranza addita, senza badare affatto
      che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

      Nell'amore isolati come in un bosco nero,
      i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

      saranno due usignoli che cantan nella sera.
      Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

      non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
      accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

      Uniti dal più forte, dal più caro legame,
      e inoltre ricoperti di una dura corazza,
      sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

      Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
      per noi ha stabilito, cammineremo insieme
      la mano nella mano, con l'anima infantile
      di quelli che si amano in modo puro, vero?
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La politica non ci sta dentro alla zuccheriera

        Un amico si è comprato una Chevrolet del '59
        non le ha voluto cambiare alcuni pezzi e adesso non si muove.
        Fa molto caldo nella vecchia Avana
        la gente aspetta qualcosa, ma non succede niente.

        Un tizio ha gridato si salvi chi può,
        ogni giorno sale di più la marea.
        Felipito se n'è andato negli Stati Uniti,
        là soffre il freddo e qui si annoiava,
        ma capiscimi fratello, prendila come ti pare,
        la politica non entra nella zuccheriera.

        "Un operaio mi vede, mi chiama artista
        e con grande nobiltà mi innalza alla sua statura",
        traffica con soldi dei turisti,
        ha quattro figli e la vita è molto dura.
        Ma capiamoci fratello, prendila come ti pare,
        la politica non ci sta dentro alla zuccheriera.

        Oh Dio, che vuoi da me,
        spogliati bimba, che sto arrivando.
        Oggi sicuro che ci tagliano la luce
        e non ci resta che giocare al vudù.

        Tutti vogliono vivere nel telegiornale
        li non manca nulla e non serve il denaro.
        Le donne sono un buon affare,
        alcune girano sole e altre hanno già un socio.
        Ma capiscimi fratello, prendila come ti pare,
        la politica non entra nella zuccheriera.

        A scuola mi hanno insegnato che nell'apartheid
        non tutti sono uguali e non importa la legge,
        per questo mi danno fastidio le cose che vedo,
        ascoltami, yankee, affanculo il tuo embargo.
        Ma capiamoci fratello, prendila come ti pare,
        la politica non ci sta dentro alla zuccheriera.

        Oh Dio, che vuoi da me,
        spogliati bimba, che sto arrivando.
        Oggi sicuro che ci tagliano la luce
        e non ci resta che giocare al vudù.

        Fa molto caldo nella vecchia Avana
        la gente aspetta qualcosa, ma non succede niente.
        Un tizio ha gridato si salvi chi può,
        ogni giorno cresce di più la marea.

        Felipito se n'è andato negli Stati Uniti,
        là soffre il freddo e qui si annoiava,
        ma capiscimi fratello, prendila come ti pare,
        la politica non entra nella zuccheriera.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Come i pesci

          Le chiese parlano della salvezza
          e la gente prega e chiede cose in silenzio
          come i pesci
          e sul volto di Gesù c'è una lacrima che scende
          lacrime nere.

          E i padri non vogliono più parlare della situazione,
          sopravvivono prigionieri e sono abituati a tacere
          come i pesci
          e sul volto dei loro figli c'è una lacrima che scende
          lacrime nere.

          "Sebbene tu mi abbia gettato nell'abbandono
          sebbene ormai siano morte tutte le mie illusioni,
          piango senza che tu sappia che questo pianto mio
          ha lacrime nere"
          lacrime.

          Le notizie parlano di rassegnazione
          e la gente inghiotte e si guarda negli occhi
          come i pesci
          e sul volto della Vergine c'è una lacrima che scende
          lacrime nere.

          I ragazzi parlano di disillusione
          e in silenzio vanno sul mare e se la squagliano
          come i pesci
          e sul volto di una madre rotola una lacrima
          lacrime nere.

          Sebbene tu mi abbia gettato nell'abbandono
          sebbene ormai siano morte tutte le mie illusioni,
          piango senza che tu sappia che questo pianto mio ha lacrime nere"
          lacrime.

          Le chiese parlano della salvezza
          e la gente prega e chiede cose in silenzio
          come i pesci
          e sul volto di Gesù rotola una lacrima
          lacrime nere.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il piacere

            Nox . . .

            O voluptatis comes et ministra.
            Pontanus.

            Grazie, arridetemi, riso soltanto
            Per noi serpeggi su la mia cetera,
            Chè il soavissimo Piacer io canto.
            Coll'estro facile carme gentile
            Io vò tessendo, carme ch'è simile
            A un fior ingenuo del gajo aprile.
            Ma il fior ingenuo olezza e muore;
            Anche il mio canto sen muoja subito,
            Purché per l'aere dispieghi odore.
            Già posa il candido ritondo braccio
            Sopra le coltri sacrate a Cipria,
            Braccio che amabile tessuto ha un laccio.
            Cò piedi teneri, o biondi Amori,
            No, non calcate quel roseo talamo,
            Ma sparpagliatevi fragranti fiori.
            Correte rapidi, fanciulli alati,
            Correte dove in danza atteggiano
            Le Grazie i morbidi piè dilicati.
            Udite Venere, la Diva udite
            Che vel comanda, di qui fuggitevi,
            La venerabile Diva ubbidite.
            Restar sul talamo sola desìa,
            Della fanciulla che sparge lagrime
            Sola vuol vincere la ritrosìa
            O dense tenebre, sì desiate!
            Giovane, taci, mi grida Cipria,
            Ch'omai s'appressano l'ore beate.
            Taccio: ma l'anima non può tacere,
            Tra sè ella canta gli accenti fervidi,
            Chè invasa sentesi sol da piacere.
            Qual grato fremito le taciturne
            Ombre sussurra, ombre che romponsi
            Dal raggio argenteo di membra eburne.
            O tu degli esseri vivo fermento,
            Sacro Piacere, per te in quest'anime
            Spruzza il tuo nettare, del ciel contento.
            L'aureo Filosofo dall'urna s'alzi,
            Bench'ombra cinga le bianche tempie
            Di rose, e un cantico egli t'innalzi.
            Per te sol prendono, o bello Dio,
            Gli augelli il canto, per te dei Zeffiri
            Dolce è all'orecchio il mormorio.
            Sol per te il fervido bel garzoncello
            A donzelletta vezzosa ingenua
            Rivolge cupido l'amante occhiello.
            Ah! un dì le rosee vèr me tue piante
            Volgi, o Piacere, dè Numi invidia,
            Sarò beatissimo da quell'istante.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Le conchiglie

              Ogni incrostata conchiglia che sta
              In quella grotta in cui ci siamo amati
              Ha la sua propria particolarità.

              Una dell'anima nostra ha la porpora
              Che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
              Quando io brucio e tu a quel fuoco ardi;

              Un'altra imita te nei tuoi languori
              E nei pallori tuoi di quando, stanca,
              Ce l'hai con me perché ho gli occhi beffardi.

              Questa fa specchio a come in te s'avvolge
              La grazia del tuo orecchio, un'altra invece
              Alla tenera e corta nuca rosa;

              Ma una sola, fra tutte, mi sconvolge.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Poichè l'alba si accende...

                Poiché l'alba si accende, ed ecco l'aurora,
                poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
                a ritornare a me che la chiamo e l'imploro,
                poiché questa felicità consente ad esser mia,

                facciamola finita coi pensieri funesti,
                basta con i cattivi sogni, ah! Soprattutto
                basta con l'ironia e le labbra strette
                e parole in cui uno spirito senz'anima trionfava.

                E basta con quei pugni serrati e la collera
                per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano;
                basta con l'abominevole rancore! Basta
                con l'oblìo ricercato in esecrate bevande!

                Perché io voglio, ora che un Essere di luce
                nella mia notte fonda ha portato il chiarore
                di un amore immortale che è anche il primo
                per la grazia, il sorriso e la bontà,

                io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
                da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
                camminare diritto, sia per sentieri di muschio
                sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;

                sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
                verso la meta a cui mi spingerà il destino,
                senza violenza, né rimorsi, né invidia:
                sarà questo il felice dovere in gaie lotte.

                E poiché, per cullare le lentezze della via,
                canterò arie ingenue, io mi dico
                che lei certo mi ascolterà senza fastidio;
                e non chiedo, davvero, altro Paradiso.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  La lontananza

                  Ito, aure dolci, a Cloe
                  Che le delizie or godo
                  Dei boschi, e i lai lion ode
                  D'un tenero amatori
                       La troverete al margo
                  Forse d'un rio cannoso,
                  O al rozzo d'odoroso
                  Arbore in grembo ai fior.
                       Ite, aure dolci, a Cloe,
                  E con scherzosi giri
                  Recate i miei sospiri,
                  Le rammentate amor.
                       Una vezzeggi il crine,
                  L'altra, ogni incenso accolto,
                  Lambisca il roseo volto,
                  Soave scenda al cor.
                       Torna, gentil donzella,
                  Con flebil suon le dica,
                  Torna, vezzosa amica,
                  Al tuo poeta in sen.
                       Le grazïose aurette
                  Passano ad una ad una,
                  E mi prometto ognuna
                  Chieder pietà al mio ben.
                       Chinano il capo i gigli,
                  Scuoton le frondi i rami,
                  Sembrano dirmi: Ed ami
                  Con tanta fedeltà?
                       Se son pietosi i fiori,
                  So son pietosi i venti,
                  A' pianti ed a' lamenti,
                  Non avrà Cloe pietà?
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie d'Autore)
                    LA PARTENZA.

                         Partita è Cloe: ah! volino
                    Le Grazie a lei d'intorno,
                    E lieta l'accompagnino
                    Al rustico soggiorno.
                         Or forse è giunta, e tacita
                    Trascorre il campo aprico:
                    Deh! fra soavi palpiti
                    Rammenti il fido amico.
                         Ruscel che scorri limpido,
                    Se ascolti il nome mio,
                    Più dolcemente mormora,
                    Dille che l'amo anch'io.
                         Auretta solitaria,
                    Se intorno a lei t'aggiri,
                    Con flebil suono annunziale
                    I mesti miei sospiri.
                         Vispi augellini teneri,
                    Ito dov'ella siede,
                    E con gorgheggio querulo
                    Le rammentato fede.
                         Voi pure amate, e il giubilo
                    È a voi compagno: io solo
                    Amo, ma spargo lagrime,
                    Amo, ma in mezzo al duolo.
                         Pur mi son dolci i gemiti
                    Per questo amor pudico;
                    Ah! fra soavi palpiti
                    Rammenti il fido amico.
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