Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante Una donna mai vista, che amo e che mi ama, Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante
È per me confortante, e il mio cuore parlante Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante. È' bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere. Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere. Come nomi diletti che la vita ha esiliato.
All'occhio delle statue è simile il suo sguardo, Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato Delle voci più care spente senza riguardo.
Carne, o solo frutto addentato dei giardini di quaggiù frutto dolceamaro che impasta i denti di chi è solo degli affamati di solo amore, bocche o gole, e buon dessert dei forti, loro allegro desinare.
Amore! Sola emozione di coloro cui l'orrore di vivere non commuove, Amore, che stritoli sotto le tue mole gli indugi di libertini e ritrose per il cibo dei dannati che scelgono i sabba,
Amore, tu m'apparisti a volte come un buon pastore di cui sogna la filatrice seduta presso il focolare le sere d'inverno, al calore di un chiaro sarmento,
ed è la Carne quella filatrice, e l'ora è giunta che il sogno avvolgerà la sognatrice – ora santa o no! che importa al vostro delirio, Amore e Carne?
Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero? Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell'amore isolati come in un bosco nero, i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera. Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame, e inoltre ricoperti di una dura corazza, sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino per noi ha stabilito, cammineremo insieme la mano nella mano, con l'anima infantile di quelli che si amano in modo puro, vero?
Un amico si è comprato una Chevrolet del '59 non le ha voluto cambiare alcuni pezzi e adesso non si muove. Fa molto caldo nella vecchia Avana la gente aspetta qualcosa, ma non succede niente.
Un tizio ha gridato si salvi chi può, ogni giorno sale di più la marea. Felipito se n'è andato negli Stati Uniti, là soffre il freddo e qui si annoiava, ma capiscimi fratello, prendila come ti pare, la politica non entra nella zuccheriera.
"Un operaio mi vede, mi chiama artista e con grande nobiltà mi innalza alla sua statura", traffica con soldi dei turisti, ha quattro figli e la vita è molto dura. Ma capiamoci fratello, prendila come ti pare, la politica non ci sta dentro alla zuccheriera.
Oh Dio, che vuoi da me, spogliati bimba, che sto arrivando. Oggi sicuro che ci tagliano la luce e non ci resta che giocare al vudù.
Tutti vogliono vivere nel telegiornale li non manca nulla e non serve il denaro. Le donne sono un buon affare, alcune girano sole e altre hanno già un socio. Ma capiscimi fratello, prendila come ti pare, la politica non entra nella zuccheriera.
A scuola mi hanno insegnato che nell'apartheid non tutti sono uguali e non importa la legge, per questo mi danno fastidio le cose che vedo, ascoltami, yankee, affanculo il tuo embargo. Ma capiamoci fratello, prendila come ti pare, la politica non ci sta dentro alla zuccheriera.
Oh Dio, che vuoi da me, spogliati bimba, che sto arrivando. Oggi sicuro che ci tagliano la luce e non ci resta che giocare al vudù.
Fa molto caldo nella vecchia Avana la gente aspetta qualcosa, ma non succede niente. Un tizio ha gridato si salvi chi può, ogni giorno cresce di più la marea.
Felipito se n'è andato negli Stati Uniti, là soffre il freddo e qui si annoiava, ma capiscimi fratello, prendila come ti pare, la politica non entra nella zuccheriera.
Le chiese parlano della salvezza e la gente prega e chiede cose in silenzio come i pesci e sul volto di Gesù c'è una lacrima che scende lacrime nere.
E i padri non vogliono più parlare della situazione, sopravvivono prigionieri e sono abituati a tacere come i pesci e sul volto dei loro figli c'è una lacrima che scende lacrime nere.
"Sebbene tu mi abbia gettato nell'abbandono sebbene ormai siano morte tutte le mie illusioni, piango senza che tu sappia che questo pianto mio ha lacrime nere" lacrime.
Le notizie parlano di rassegnazione e la gente inghiotte e si guarda negli occhi come i pesci e sul volto della Vergine c'è una lacrima che scende lacrime nere.
I ragazzi parlano di disillusione e in silenzio vanno sul mare e se la squagliano come i pesci e sul volto di una madre rotola una lacrima lacrime nere.
Sebbene tu mi abbia gettato nell'abbandono sebbene ormai siano morte tutte le mie illusioni, piango senza che tu sappia che questo pianto mio ha lacrime nere" lacrime.
Le chiese parlano della salvezza e la gente prega e chiede cose in silenzio come i pesci e sul volto di Gesù rotola una lacrima lacrime nere.
Grazie, arridetemi, riso soltanto Per noi serpeggi su la mia cetera, Chè il soavissimo Piacer io canto. Coll'estro facile carme gentile Io vò tessendo, carme ch'è simile A un fior ingenuo del gajo aprile. Ma il fior ingenuo olezza e muore; Anche il mio canto sen muoja subito, Purché per l'aere dispieghi odore. Già posa il candido ritondo braccio Sopra le coltri sacrate a Cipria, Braccio che amabile tessuto ha un laccio. Cò piedi teneri, o biondi Amori, No, non calcate quel roseo talamo, Ma sparpagliatevi fragranti fiori. Correte rapidi, fanciulli alati, Correte dove in danza atteggiano Le Grazie i morbidi piè dilicati. Udite Venere, la Diva udite Che vel comanda, di qui fuggitevi, La venerabile Diva ubbidite. Restar sul talamo sola desìa, Della fanciulla che sparge lagrime Sola vuol vincere la ritrosìa O dense tenebre, sì desiate! Giovane, taci, mi grida Cipria, Ch'omai s'appressano l'ore beate. Taccio: ma l'anima non può tacere, Tra sè ella canta gli accenti fervidi, Chè invasa sentesi sol da piacere. Qual grato fremito le taciturne Ombre sussurra, ombre che romponsi Dal raggio argenteo di membra eburne. O tu degli esseri vivo fermento, Sacro Piacere, per te in quest'anime Spruzza il tuo nettare, del ciel contento. L'aureo Filosofo dall'urna s'alzi, Bench'ombra cinga le bianche tempie Di rose, e un cantico egli t'innalzi. Per te sol prendono, o bello Dio, Gli augelli il canto, per te dei Zeffiri Dolce è all'orecchio il mormorio. Sol per te il fervido bel garzoncello A donzelletta vezzosa ingenua Rivolge cupido l'amante occhiello. Ah! un dì le rosee vèr me tue piante Volgi, o Piacere, dè Numi invidia, Sarò beatissimo da quell'istante.
Poiché l'alba si accende, ed ecco l'aurora, poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente a ritornare a me che la chiamo e l'imploro, poiché questa felicità consente ad esser mia,
facciamola finita coi pensieri funesti, basta con i cattivi sogni, ah! Soprattutto basta con l'ironia e le labbra strette e parole in cui uno spirito senz'anima trionfava.
E basta con quei pugni serrati e la collera per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano; basta con l'abominevole rancore! Basta con l'oblìo ricercato in esecrate bevande!
Perché io voglio, ora che un Essere di luce nella mia notte fonda ha portato il chiarore di un amore immortale che è anche il primo per la grazia, il sorriso e la bontà,
io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme, da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia, camminare diritto, sia per sentieri di muschio sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;
sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita verso la meta a cui mi spingerà il destino, senza violenza, né rimorsi, né invidia: sarà questo il felice dovere in gaie lotte.
E poiché, per cullare le lentezze della via, canterò arie ingenue, io mi dico che lei certo mi ascolterà senza fastidio; e non chiedo, davvero, altro Paradiso.
Ito, aure dolci, a Cloe Che le delizie or godo Dei boschi, e i lai lion ode D'un tenero amatori La troverete al margo Forse d'un rio cannoso, O al rozzo d'odoroso Arbore in grembo ai fior. Ite, aure dolci, a Cloe, E con scherzosi giri Recate i miei sospiri, Le rammentate amor. Una vezzeggi il crine, L'altra, ogni incenso accolto, Lambisca il roseo volto, Soave scenda al cor. Torna, gentil donzella, Con flebil suon le dica, Torna, vezzosa amica, Al tuo poeta in sen. Le grazïose aurette Passano ad una ad una, E mi prometto ognuna Chieder pietà al mio ben. Chinano il capo i gigli, Scuoton le frondi i rami, Sembrano dirmi: Ed ami Con tanta fedeltà? Se son pietosi i fiori, So son pietosi i venti, A' pianti ed a' lamenti, Non avrà Cloe pietà?
Partita è Cloe: ah! volino Le Grazie a lei d'intorno, E lieta l'accompagnino Al rustico soggiorno. Or forse è giunta, e tacita Trascorre il campo aprico: Deh! fra soavi palpiti Rammenti il fido amico. Ruscel che scorri limpido, Se ascolti il nome mio, Più dolcemente mormora, Dille che l'amo anch'io. Auretta solitaria, Se intorno a lei t'aggiri, Con flebil suono annunziale I mesti miei sospiri. Vispi augellini teneri, Ito dov'ella siede, E con gorgheggio querulo Le rammentato fede. Voi pure amate, e il giubilo È a voi compagno: io solo Amo, ma spargo lagrime, Amo, ma in mezzo al duolo. Pur mi son dolci i gemiti Per questo amor pudico; Ah! fra soavi palpiti Rammenti il fido amico.