Intristiva la luna. Serafini in lacrime sognando, l'archetto alzato nella calma dei fiori vaporosi, rapivano da morbide viole bianchi singhiozzi, in un glissando sull'azzurro delle corolle. - Ed era quello il giorno benedetto del tuo primo bacio. Alla mia fantasia piacendo un martirio s'inebriava sapiente di quel profumo di tristezza che lascia anche senza disagio o rimpianto il cogliere un Sogno all'anima che l'ha colto. Dunque vagavo, l'occhio fitto al selciato consunto, quando col sole dentro i capelli, nella via, nella sera tu m'apparisti ridente e credetti vedere la fata dal cappello di luce che un tempo sui miei bei sonni di bimbo viziato passava, lasciando sempre dalle sue mani dischiuse fioccare bianchi mazzetti di stelle odorose.
Vede perfettamente onne salute chi la mia donna tra le donne vede; quelle che vanno con lei son tenute di bella grazia a Dio render merzede. E sua bieltate è di tanta vertute, che nulla invidia a l'altre ne procede, anzi le face andar seco vestute di gentilezza, d'amore e di fede. La vista sua fa onne cosa umile; e non fa sola sé parer piacente, ma ciascuna per lei riceve onore. Ed è ne li atti suoi tanto gentile, che nessun la si può recare a mente, che non sospiri in dolcezza d'amore.
Perché ti vedi giovinetta e bella, tanto che svegli ne la mente Amore, pres'hai orgoglio e durezza nel core. Orgogliosa sè fatta e per me dura, po' che d'ancider me, lasso, ti prove: credo che 'l facci per esser sicura se la vertù d'Amore a morte move. Ma perché preso più ch'altro mi trove, non hai respetto alcun del mì dolore. Possi tu spermentar lo suo valore.
Deh, Violetta, che in ombra d'Amore negli occhi miei sì subito apparisti, aggi pietà del cor che tu feristi, che spera in te e disiando more. Tu, Violetta, in forma più che umana, foco mettesti dentro in la mia mente col tuo piacer ch'io vidi; poi con atto di spirito cocente creasti speme, che in parte mi sana la dove tu mi ridi. Deh, non guardare perché a lei mi fidi, ma drizza li occhi al gran disio che m'arde, ché mille donne già per esser tarde sentiron pena de l'altrui dolore.
De gli occhi de la mia donna si move un lume sì gentil che, dove appare, si veggion cose ch'uom non po' ritrare per loro altezza e per lor esser nove: e dè suoi razzi sovra 'l meo cor piove tanta paura, che mi fa tremare e dicer: "Qui non voglio mai tornare"; ma poscia perdo tutte le mie prove: e tornomi colà dov'io son vinto, riconfortando gli occhi paurusi, che sentier prima questo gran valore. Quando son giunto, lasso!, ed è son chiusi; lo disio che li mena quivi è stinto: però proveggia a lo mio stato Amore.
Amore e 'l cor gentil sono una cosa, sì come il saggio in suo dittare pone, e così esser l'un sanza l'altro osa com'alma razional sanza ragione. Falli natura quand'è amorosa, Amor per sire e 'l cor per sua magione, dentro la qual dormendo si riposa talvolta poca e tal lunga stagione. Bieltate appare in saggia donna pui, che piace a li occhi sì, che dentro al core nasce un disio de la cosa piacente; e tanto dura talora in costui, che fa svegliar lo spirito d'Amore. E simil face in donna omo valente.
Guido, ì vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento, e messi in un vasel ch'ad ogni vento per mare andasse al voler vostro e mio. Sì che fortuna od altro tempo rio non ci potesse dare impedimento, anzi, vivendo sempre in un talento, di stare insieme crescesse 'l disio. E monna Vanna e monna Lagia poi con quella ch'è sul numer de le trenta con noi ponesse il buono incantatore: e quivi ragionar sempre d'amore, e ciascuna di lor fosse contenta, sì come ì credo che saremmo noi.
Ne li occhi porta la mia donna Amore (Vita Nova, XXI)
Ne li occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch'ella mira; ov'ella passa, ogn'om ver lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core, sì che, bassando il viso, tutto smore, e d'ogni suo difetto allor sospira: fugge dinanzi a lei superbia ed ira. Aiutatemi, donne, farle onore. Ogne dolcezza, ogne pensero umile nasce nel core a chi parlar la sente, ond'è laudato chi prima la vide. Quel ch'ella par quando un poco sorride, non si po' dicer né tenere a mente, sì è novo miracolo e gentile.