Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Arte Poetica

La musica prima di tutto
e dunque scegli il metro dispari
più vago e più lieve,
niente in lui di maestoso e greve.

Occorre inoltre che tu scelga
le parole con qualche imprecisione:
nulla di più amato del canto ambiguo
dove all'esatto si unisce l'incerto.

Son gli occhi belli dietro alle velette,
l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
e per un cielo d'autunno intepidito
l'azzurro opaco delle chiare stelle!

Perché ancora bramiamo sfumature,
sfumatura soltanto, non colore!
Oh! lo sfumato soltanto accompagna
il sogno al sogno e il corno al flauto!

Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,
il crudele Motteggio e il Riso impuro
che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro,
e tutto quest'aglio di bassa cucina!
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Viviamo in tempi infami

    Viviamo in tempi infami
    dove il matrimonio delle anime
    deve suggellare l'unione dei cuori;
    in quest'ora di orribili tempeste
    non è troppo aver coraggio in due
    per vivere sotto tali vincitori.

    Di fronte a quanto si osa
    dovremo innalzarci,
    sopra ogni cosa, coppia rapita
    nell'estasi austera del giusto,
    e proclamare con un gesto augusto
    il nostro amore fiero, come una sfida.

    Ma che bisogno c'è di dirtelo.
    Tu la bontà, tu il sorriso,
    non sei tu anche il consiglio,
    il buon consiglio leale e fiero,
    bambina ridente dal pensiero grave
    a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Vola, canzone, rapida

      Vola, canzone, rapida
      davanti a Lei e dille
      che, nel mio cuor fedele,
      gioioso ha fatto luce
      un raggio, dissipando,
      santo lume, le tenebre
      dell'amore: paura,
      diffidenza e incertezza.
      Ed ecco il grande giorno!
      Rimasta a lungo muta
      e pavida - la senti?
      - l'allegria ha cantato
      come una viva allodola
      nel cielo rischiarato.
      Vola, canzone ingenua,
      e sia la benvenuta
      senza rimpianti
      vani colei che infine torna.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il clown

        Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
        Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
        Fate largo! Solenne, altero e discreto,
        ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.

        Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille
        è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
        etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
        I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.

        Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
        mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
        sull'arco paradossale delle gambe.

        Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
        la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
        applaude al sinistro istrione che l'odia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il mio sogno familiare

          Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante
          Una donna mai vista, che amo e che mi ama,
          Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama
          Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante

          È per me confortante, e il mio cuore parlante
          Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama
          Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama
          Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante.
          È' bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere.
          Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere.
          Come nomi diletti che la vita ha esiliato.

          All'occhio delle statue è simile il suo sguardo,
          Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato
          Delle voci più care spente senza riguardo.
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            Lussurie

            Carne, o solo frutto addentato dei giardini di quaggiù
            frutto dolceamaro che impasta i denti di chi è solo
            degli affamati di solo amore, bocche o gole,
            e buon dessert dei forti, loro allegro desinare.

            Amore! Sola emozione di coloro cui l'orrore
            di vivere non commuove, Amore, che stritoli
            sotto le tue mole gli indugi di libertini e ritrose
            per il cibo dei dannati che scelgono i sabba,

            Amore, tu m'apparisti a volte come un buon pastore
            di cui sogna la filatrice seduta presso il focolare
            le sere d'inverno, al calore di un chiaro sarmento,

            ed è la Carne quella filatrice, e l'ora è giunta
            che il sogno avvolgerà la sognatrice – ora santa
            o no! che importa al vostro delirio, Amore e Carne?
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Noi saremo

              Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
              che certo guarderanno male la nostra gioia,

              talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?
              Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

              che la speranza addita, senza badare affatto
              che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

              Nell'amore isolati come in un bosco nero,
              i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

              saranno due usignoli che cantan nella sera.
              Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

              non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
              accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

              Uniti dal più forte, dal più caro legame,
              e inoltre ricoperti di una dura corazza,
              sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

              Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
              per noi ha stabilito, cammineremo insieme
              la mano nella mano, con l'anima infantile
              di quelli che si amano in modo puro, vero?
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La politica non ci sta dentro alla zuccheriera

                Un amico si è comprato una Chevrolet del '59
                non le ha voluto cambiare alcuni pezzi e adesso non si muove.
                Fa molto caldo nella vecchia Avana
                la gente aspetta qualcosa, ma non succede niente.

                Un tizio ha gridato si salvi chi può,
                ogni giorno sale di più la marea.
                Felipito se n'è andato negli Stati Uniti,
                là soffre il freddo e qui si annoiava,
                ma capiscimi fratello, prendila come ti pare,
                la politica non entra nella zuccheriera.

                "Un operaio mi vede, mi chiama artista
                e con grande nobiltà mi innalza alla sua statura",
                traffica con soldi dei turisti,
                ha quattro figli e la vita è molto dura.
                Ma capiamoci fratello, prendila come ti pare,
                la politica non ci sta dentro alla zuccheriera.

                Oh Dio, che vuoi da me,
                spogliati bimba, che sto arrivando.
                Oggi sicuro che ci tagliano la luce
                e non ci resta che giocare al vudù.

                Tutti vogliono vivere nel telegiornale
                li non manca nulla e non serve il denaro.
                Le donne sono un buon affare,
                alcune girano sole e altre hanno già un socio.
                Ma capiscimi fratello, prendila come ti pare,
                la politica non entra nella zuccheriera.

                A scuola mi hanno insegnato che nell'apartheid
                non tutti sono uguali e non importa la legge,
                per questo mi danno fastidio le cose che vedo,
                ascoltami, yankee, affanculo il tuo embargo.
                Ma capiamoci fratello, prendila come ti pare,
                la politica non ci sta dentro alla zuccheriera.

                Oh Dio, che vuoi da me,
                spogliati bimba, che sto arrivando.
                Oggi sicuro che ci tagliano la luce
                e non ci resta che giocare al vudù.

                Fa molto caldo nella vecchia Avana
                la gente aspetta qualcosa, ma non succede niente.
                Un tizio ha gridato si salvi chi può,
                ogni giorno cresce di più la marea.

                Felipito se n'è andato negli Stati Uniti,
                là soffre il freddo e qui si annoiava,
                ma capiscimi fratello, prendila come ti pare,
                la politica non entra nella zuccheriera.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Come i pesci

                  Le chiese parlano della salvezza
                  e la gente prega e chiede cose in silenzio
                  come i pesci
                  e sul volto di Gesù c'è una lacrima che scende
                  lacrime nere.

                  E i padri non vogliono più parlare della situazione,
                  sopravvivono prigionieri e sono abituati a tacere
                  come i pesci
                  e sul volto dei loro figli c'è una lacrima che scende
                  lacrime nere.

                  "Sebbene tu mi abbia gettato nell'abbandono
                  sebbene ormai siano morte tutte le mie illusioni,
                  piango senza che tu sappia che questo pianto mio
                  ha lacrime nere"
                  lacrime.

                  Le notizie parlano di rassegnazione
                  e la gente inghiotte e si guarda negli occhi
                  come i pesci
                  e sul volto della Vergine c'è una lacrima che scende
                  lacrime nere.

                  I ragazzi parlano di disillusione
                  e in silenzio vanno sul mare e se la squagliano
                  come i pesci
                  e sul volto di una madre rotola una lacrima
                  lacrime nere.

                  Sebbene tu mi abbia gettato nell'abbandono
                  sebbene ormai siano morte tutte le mie illusioni,
                  piango senza che tu sappia che questo pianto mio ha lacrime nere"
                  lacrime.

                  Le chiese parlano della salvezza
                  e la gente prega e chiede cose in silenzio
                  come i pesci
                  e sul volto di Gesù rotola una lacrima
                  lacrime nere.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Il piacere

                    Nox . . .

                    O voluptatis comes et ministra.
                    Pontanus.

                    Grazie, arridetemi, riso soltanto
                    Per noi serpeggi su la mia cetera,
                    Chè il soavissimo Piacer io canto.
                    Coll'estro facile carme gentile
                    Io vò tessendo, carme ch'è simile
                    A un fior ingenuo del gajo aprile.
                    Ma il fior ingenuo olezza e muore;
                    Anche il mio canto sen muoja subito,
                    Purché per l'aere dispieghi odore.
                    Già posa il candido ritondo braccio
                    Sopra le coltri sacrate a Cipria,
                    Braccio che amabile tessuto ha un laccio.
                    Cò piedi teneri, o biondi Amori,
                    No, non calcate quel roseo talamo,
                    Ma sparpagliatevi fragranti fiori.
                    Correte rapidi, fanciulli alati,
                    Correte dove in danza atteggiano
                    Le Grazie i morbidi piè dilicati.
                    Udite Venere, la Diva udite
                    Che vel comanda, di qui fuggitevi,
                    La venerabile Diva ubbidite.
                    Restar sul talamo sola desìa,
                    Della fanciulla che sparge lagrime
                    Sola vuol vincere la ritrosìa
                    O dense tenebre, sì desiate!
                    Giovane, taci, mi grida Cipria,
                    Ch'omai s'appressano l'ore beate.
                    Taccio: ma l'anima non può tacere,
                    Tra sè ella canta gli accenti fervidi,
                    Chè invasa sentesi sol da piacere.
                    Qual grato fremito le taciturne
                    Ombre sussurra, ombre che romponsi
                    Dal raggio argenteo di membra eburne.
                    O tu degli esseri vivo fermento,
                    Sacro Piacere, per te in quest'anime
                    Spruzza il tuo nettare, del ciel contento.
                    L'aureo Filosofo dall'urna s'alzi,
                    Bench'ombra cinga le bianche tempie
                    Di rose, e un cantico egli t'innalzi.
                    Per te sol prendono, o bello Dio,
                    Gli augelli il canto, per te dei Zeffiri
                    Dolce è all'orecchio il mormorio.
                    Sol per te il fervido bel garzoncello
                    A donzelletta vezzosa ingenua
                    Rivolge cupido l'amante occhiello.
                    Ah! un dì le rosee vèr me tue piante
                    Volgi, o Piacere, dè Numi invidia,
                    Sarò beatissimo da quell'istante.
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