Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Contra la voluntà d'ogni nocchiero,
pel gran desir che di tornare avea,
entrò nel mar ch'era turbato e fiero,
e gran procella minacciar parea.
Il Vento si sdegnò, che da l'altiero
sprezzar si vide; e con tempesta rea
sollevò il mar intorno, e con tal rabbia,
che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Abdicazione

    Prendimi fra le braccia, notte eterna,
    e chiamami tuo figlio.
    Io sono un re
    che volontariamente ha abbandonato
    il proprio trono di sogni e di stanchezze.

    La spada mia, pesante in braccia stanche,
    l'ho confidata a mani più virili e calme;
    lo scettro e la corona li ho lasciati
    nell'anticamera, rotti in mille pezzi.

    La mia cotta di ferro, così inutile,
    e gli speroni, dal futile tinnire,
    li ho abbandonati sul gelido scalone.

    La regalità ho smesso, anima e corpo,
    per ritornare a notte antica e calma,
    come il paesaggio, quando il giorno muore.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Furtiva mano di un fantasma occulto

      Furtiva mano di un fantasma occulto
      fra le pieghe del buio e del torpore
      mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
      notturno non trovo gesto o volto.

      Un antico terrore, che insepolto
      porto nel petto, come da un trono
      scende sopra di me senza perdono,
      mi fa suo servo senza cenno o insulto.

      E sento la mia vita di repente
      legata con un filo di Incosciente
      a ignota mano diretta nell'ignoto.

      Sento che niente sono, se non l'ombra
      Di un volto imperscrutabile nell'ombra:
      e per assenza esisto, come il vuoto.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Gesù Bambino

        Gesù Bambino, come dobbiamo essere
        Se vogliamo vedere Dio Padre:
        accordaci allora di rinascere

        come puri infanti, nudi, senz'altro rifugio
        che una stalla, e senz'altra compagnia
        che un asino e un bue, umile coppia;

        d'avere infinita ignoranza
        e l'incommensurabile debolezza
        per cui l'umile infanzia è benedetta;

        di non agire senza che nonnulla ferisca
        la nostra carne tuttavia innocente
        ancora perfino d'una carezza,

        senza che il nostro misero occhio non senta
        dolorosamente perfino il chiarore
        dell'alba impallidire appena,

        della sera che cade, suprema luce,
        senza provare altra voglia
        che d'un lungo sonno tiepido e smorto…

        Come puri infanti che l'aspra vita
        destina – a quale meta tragica
        o felice? – folla asservita

        o libera truppa, a quale calvario?
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Arte Poetica

          La musica prima di tutto
          e dunque scegli il metro dispari
          più vago e più lieve,
          niente in lui di maestoso e greve.

          Occorre inoltre che tu scelga
          le parole con qualche imprecisione:
          nulla di più amato del canto ambiguo
          dove all'esatto si unisce l'incerto.

          Son gli occhi belli dietro alle velette,
          l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
          e per un cielo d'autunno intepidito
          l'azzurro opaco delle chiare stelle!

          Perché ancora bramiamo sfumature,
          sfumatura soltanto, non colore!
          Oh! lo sfumato soltanto accompagna
          il sogno al sogno e il corno al flauto!

          Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,
          il crudele Motteggio e il Riso impuro
          che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro,
          e tutto quest'aglio di bassa cucina!
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            Scritta da: Silvana Stremiz
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            Viviamo in tempi infami

            Viviamo in tempi infami
            dove il matrimonio delle anime
            deve suggellare l'unione dei cuori;
            in quest'ora di orribili tempeste
            non è troppo aver coraggio in due
            per vivere sotto tali vincitori.

            Di fronte a quanto si osa
            dovremo innalzarci,
            sopra ogni cosa, coppia rapita
            nell'estasi austera del giusto,
            e proclamare con un gesto augusto
            il nostro amore fiero, come una sfida.

            Ma che bisogno c'è di dirtelo.
            Tu la bontà, tu il sorriso,
            non sei tu anche il consiglio,
            il buon consiglio leale e fiero,
            bambina ridente dal pensiero grave
            a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
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              Scritta da: Silvana Stremiz
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              Vola, canzone, rapida

              Vola, canzone, rapida
              davanti a Lei e dille
              che, nel mio cuor fedele,
              gioioso ha fatto luce
              un raggio, dissipando,
              santo lume, le tenebre
              dell'amore: paura,
              diffidenza e incertezza.
              Ed ecco il grande giorno!
              Rimasta a lungo muta
              e pavida - la senti?
              - l'allegria ha cantato
              come una viva allodola
              nel cielo rischiarato.
              Vola, canzone ingenua,
              e sia la benvenuta
              senza rimpianti
              vani colei che infine torna.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Il clown

                Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
                Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
                Fate largo! Solenne, altero e discreto,
                ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.

                Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille
                è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
                etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
                I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.

                Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
                mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
                sull'arco paradossale delle gambe.

                Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
                la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
                applaude al sinistro istrione che l'odia.
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