Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Deh! Mira, come flagellata a terra
Italia serva immobilmente giace
Per disperazïon fatta secura:
Or perché turbi sua dolente pace,
E furor matto e improvida paura
Le movi intorno di rapace guerra?
Piaghe immense rinserra
Nel cor profondo; a che piagar suo petto,
Forse d'invidia oggetto,
Per chi suo gemer da lontan non sente?
Ma tu, feroce Dea, non badi e passi,
E a l'armi chiami, a l'armi,
E al tuon dè bronzi e al fulminar tremendo
E a l'ululo guerrier perdonsi i carmi.
Cede Sabaudia, e in alto orribilmente
Del tuo giovin, Campion splende la lancia;
Tutto trema e si prostra anzi i suoi passi,
E l'Aquila real fugge stridendo
Ferita ne le penne e ne la pancia.
Gallia intuona e diffonde
Di Libertade il nome
E mare e cielo Libertà risponde:
L'Angel di morte per le imbelli chiome
Squassa ed ostende coronata testa:
Libertà! Grida a le provincie dome,
Del Re dei folli Re vendetta è questa.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Offre scampo ai tiranni, e il bel Sebeto
    Irriga mansueto
    Le al Vesuvio soggette auree campagne
    E ricche aduna a usurpator le messi;
    Abbevera il Ticino
    Ungari armenti, e l'ospitali arene
    Non saluta il Panaro in suo cammino;
    T'ode gridar oltre le sue montagne
    La subalpina donna e l'elmo allaccia
    E s'alza e terge i rai nel duol dimessi,
    Ma le gravano il piè sardo catene,
    Onde ricade e copresi la faccia;
    E le a te care un giorno
    Città nettunie, or fatte
    Son di mille Dionisj empio soggiorno:
    Liguria avara contro sè combatte;
    E l'inerme leon prostrato avventa
    Nè suoi le zampe e la coda dibatte
    E gli ammolliti abitator spaventa.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Vendendo il cielo, ai popoli rapite;
      Sgabello al seggio fanno e fondamento
      Cataste di frementi
      Capi co gli occhi ne le trecce involti,
      E tepidi cadaveri innocenti,
      Cui sospiran nel fianco alte ferite
      Pel fulminar di pontificio labbro;
      E misti in pianto e in sangue, atro cemento,
      Calcati busti e cranj dissepolti
      Fanvi; e lo Inganno di tal soglio è fabbro:
      Quindi, al Solopossente
      La folgore strappata,
      Eran d'Orto terrore e d'Occidente,
      E si pascean di regni e di peccata.
      Non più: - Dio disse: e lor possa disparve;
      Pur ne l'Ausonia ancor egra e acciecata
      Passeggian truci le adorate larve.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        E depor le corone in Campidoglio,
        E i re in trionfo tributari e schiavi
        Roma già vide, e rovesciati i troni:
        Re-sacerdoti or con mentite chiavi
        Di oro ingordi e di sangue, altri Neroni,
        Grandeggiar mira in usurpato soglio:
        Siede a destra l'Orgoglio
        Cinto di stola, e ferri e nappi accoglie
        Sotto le ricche spoglie,.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Di mille e mille che vittoria, o morte
          Da l'italiche porte
          Giuran brandendo la terribil asta;
          E guerrier veggo di fiorente alloro
          Cinto le bionde chiome
          Su cui purpuree tremolando vanno
          Candide azzurre piume; egli al tuo nome
          Suo brando snuda e abbatte, arde, devasta;
          Senno dè suoi corsier governa il morso,
          Ardir li 'ncalza, e dè marziali il coro
          Genj lo irraggia, e dietro lui si stanno
          In aer librate con perpetuo corso
          Sorte, Vittoria, e Fama.
          Or che fia dunque, o diva?
          Onde tal'ira? E qual fato te chiama
          A trar tant'armi da straniera riva
          Su questa un dì reina, or nuda e schiava
          Italia, ahi! Solo al vituperio viva,
          Al vituperio che piangendo lava!
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Ombre dè Bruti, ai secoli mostrando
            Alteramente il brando
            Del padre tinto e dei figliuol nel sangue;
            Te, o Libertà, se per le gelid'onde
            Del Danubio e del Reno
            Gisti fra genti indomite guerriere;
            Te se raccolse nel sanguineo seno
            Brittannia, e t'ascondea mortifer angue;
            Te se al furor di mercenarie spade
            De l'Oceàno da le ignote sponde
            T'invitàr meste, e del tuo nome altero
            Le americane libere contrade;
            O le batave fonti,
            O ti furo ricetto.
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