Poesie d'Autore


Scritta da: Widmer Valbonesi
in Poesie (Poesie d'Autore)

Argo

Te ne stai immobile, disteso
con la testa penzoloni al sole
non un movimento, sembra
che sei morto.
Poi senti il cancello cigolare
scatti fuori come una molla
ti protendi verso la rete e ti
strofini, in cerca di coccole
e carezze come i bambini.
E mi guardi implorante di
aprirti che vuoi correre su
e giù per il cortile e appena
ti apro parti come un fulmine
corri e fai le capriole, sprigioni
la tua voglia di libertà.
Poi vieni a me vicino, mi guardi
e sembri dire "prendi il collare
andiamo a caccia, ho già sentito
le quaglie all'alba e verso sera
pure il canto di un fagiano.
Andiamo che aspetti? Metti
in moto che partiamo andiamo
al lago ogni mattina. Uffa! Mi
sono stufato di puntare sempre
la gallina del pollaio accanto".
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    Scritta da: Widmer Valbonesi
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Spicchio di melograno

    Mi affascina quel suo sguardo vivo
    pieno di voglia di fare insieme cose
    condivise o ancora da confrontare.
    Mi affascina quel suo muoversi con
    grazia, la classe e il gusto nel vestirsi,
    l'essere giovane pur con capi classici.
    Mi scopro ad osservarla in silenzio
    mi gusto e mi godo la sua bellezza,
    ma lei è incapace di farsi ammirare.
    Nessun pittore potrebbe dipingerla
    non sta mai ferma, solo le carezze
    armoniose o le coccole la quietano.
    Lascia che trasmetta sul tuo corpo
    il fluido d'amore, lascia che avvolga
    in una patina di miele la tua pelle.
    Trasferisci come a una pila il calore
    assorbito dalle tue mani, cavi d'amore
    che mi avvolgono come un mantello.
    Ricaricati d'energia e di desiderio
    io non ne ho bisogno ti bramo come
    uno spicchio rosso di melograno...
    staccato dal suo ramo.
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      Scritta da: Widmer Valbonesi
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Chissà

      Chissà se incontrerò
      Ancora quegli occhi
      pieni di desideri volare
      come rondini libere
      e scorrazzare intriganti
      nel cielo del mio amore.
      Chissà se ancora rivedrò
      il tuo viso contrarsi
      nel crescere dei piaceri
      note di un pentagramma
      che lente si compongono
      in musica divina.
      Chissà se sentirò ancora
      le tue grida liberatrici
      esplodere nella stanza
      e le tue mani sul mio corpo
      coccole che rigenerano dolori
      e pelli che si fondono di odori.
      Già... chissà!
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        Scritta da: Maresa Schembri
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Amore

        Dicono che lo sciacallo e la talpa
        bevano allo stesso ruscello
        dove viene a bere il leone.

        E dicono che l'aquila e l'avvoltoio
        infilino il becco nella stessa carcassa,
        e stanno in pace l'uno con l'altro, davanti alla cosa morta.

        O amore, che con la tua regale mano
        hai imbrigliato i miei desideri,
        e hai elevato la mia fame e la mia sete
        a dignità di orgoglio,
        non permettere che il forte e il durevole in me
        mangino il pane e bevano il vino
        che tentano il mio io più debole.
        Lasciami piuttosto morire di fame,
        e consenti che il mio cuore bruci dalla sete
        e lasciami morire e avvizzirmi,
        prima che io stenda la mano
        verso una coppa che tu non abbia riempito
        o una ciotola che tu non abbia benedetto.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Paura! Di chi ho paura?
          Non della Morte - perché chi è Costei?
          Il Portiere della casa di mio Padre
          Allo stesso modo m'intimidisce!
          Della Vita? Sarebbe strano ch'io temessi una cosa
          Che è parte integrante di me
          In una o due esistenze -
          A seconda del caso -

          Della Risurrezione? Ha l'Est
          Paura di affidare al Mattino
          La sua fronte schizzinosa?
          Tanto varrebbe ricusare la mia Corona.
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            Scritta da: Lorenzo Mariani
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Inno alla bellezza

            Vieni dal cielo profondo o esci dall'abisso,
            Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
            dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
            ed in questo puoi essere paragonata al vino.

            Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l'aurora;
            profumi l'aria come una sera tempestosa;
            i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un'anfora
            che fanno vile l'eroe e il bimbo coraggioso.

            Esci dal nero baratro o discendi dagli astri?
            Il Destino irretito segue la tua gonna
            come un cane; semini a caso gioia e disastri,
            e governi ogni cosa e di nulla rispondi.

            Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli,
            dei tuoi gioielli l'Orrore non è il meno attraente,
            l'Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli
            sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.

            Verso di te, candela, la falena abbagliata
            crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma!
            L'innamorato ansante piegato sull'amata
            pare un moribondo che accarezza la tomba.

            Che tu venga dal cielo o dall'inferno, che importa,
            Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo!
            Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m'aprono la porta
            di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?

            Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena,
            tu ci rendi -fata dagli occhi di velluto,
            ritmo, profumo, luce, mia unica regina!
            L'universo meno odioso, meno pesante il minuto?
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              Scritta da: Lorenzo Mariani
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Malasorte

              Per sollevare un così grande peso,
              Sisifo, il tuo coraggio ci vorrebbe!
              Per quanto ardore s'abbia nell'impresa,
              l'arte è lunga e il tempo è breve.

              Lontano dalle sepolture celebri,
              verso un cimitero isolato,
              il mio cuore, tamburo velato,
              va battendo marce funebri.

              -Quanti gioielli dormono sepolti
              nell'oblio e nelle tenebre,
              lontano dalle zappe e dalle sonde;

              quanti fiori effondono il profumo,
              dolce come un segreto, con rimpianto,
              nelle solitudini profonde.

              Malasorte.
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                Scritta da: Maresa Schembri
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La partenza

                La madre

                Per te in orazione, io sono senza oblio,
                qui fra ginestre il tramonto è di seta,
                oscuro treno ti portò lontano. Le foglie
                tessono reti d'ombre, e sàcculi.

                Il figlio

                L'acqua del mare è il mio cammino,
                e tu non mi senti, io errante tremo.
                Sarà rosso il paese sulle tegole,
                e molli le balze d'erba - il rivo geme?

                La madre

                Qui gentile gallo canta per te, fra poco
                bianca capigliatura avranno le stelle.
                Mori e cristiani raccolgono timo;
                molto confusa è la tua voce per me.

                Il figlio

                Mi langue l'occhio, madre, e a me sopra
                il mare ruota senza allegrezza.
                La mia mano è fronda tra
                alghe - vizza, la Fenice non rinasce.

                La madre

                Allungo le dita per cercarti, figlio,
                ma ti sento in mezzo a ritorte radici.
                Nella terra dalle pietre rosse, sai,
                va il carretto: tu fosti per me giglio.

                Il figlio

                Suonano pesci sul mio corpo, madre,
                scintilla mi fu la mente che in alto
                si dissolse nel boreale vento. Attorno non ho rugiada in selva; qui è abisso.
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