Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz'ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore; non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo, ma sono triste perché Rossana è bella, siamo così diversi, a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi.
Dopo un po' comprenderai la sottile differenza fra stringere una mano e incatenare un'anima, e comprenderai che amore non significa dipendenza e che compagnia non significa sicurezza. Incomincerai a comprendere che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse, e incomincerai ad accettare le sconfitte a testa alta e con gli occhi bene aperti, con la compostezza di un adulto e non con il dolore di un bimbo, e imparerai a tracciare la strada sull'oggi, perché il terreno del domani è troppo incerto per essere pianificato. Dopo un po' comprenderai che perfino il sole può bruciare se ne prendi troppo. Allora cura il tuo giardino e abbellisci la tua anima senza aspettare che qualcuno ti regali dei fiori. E imparerai che puoi veramente farcela... Che sei veramente forte, e che tu vali veramente molto.
Seduto sopra al ponte io osservo l'acqua che scende verso il mare e trovo quel defluire così naturale destino di un'attrazione quasi fatale. Se gli amori fossero in discesa, srotolare il gomitolo della vita sarebbe una gioia e quasi un sollievo ti apparirebbe ogni tanto rallentare o tirare il freno. Invece l'amore molte volte è ripida salita che si percorre con affanno e che trasforma la tua vita in rapide e gorghi di un torrente in piena. E tu sei come un insetto su una foglia secca, zattera sballottata dalla corrente che scende verso la foce.
Non sperare di trovare amore in un sorriso senza splendore. Un saluto formale è l'illusione di un comune sentire già svanito. A nulla serve lasciarsi morire per chi non ti sa più amare. A nulla serve cercare di capire chi ti toglie te stesso e la tua vita A nulla serve cercare di amare chi riesce a farti morire l'anima.
Te ne stai immobile, disteso con la testa penzoloni al sole non un movimento, sembra che sei morto. Poi senti il cancello cigolare scatti fuori come una molla ti protendi verso la rete e ti strofini, in cerca di coccole e carezze come i bambini. E mi guardi implorante di aprirti che vuoi correre su e giù per il cortile e appena ti apro parti come un fulmine corri e fai le capriole, sprigioni la tua voglia di libertà. Poi vieni a me vicino, mi guardi e sembri dire "prendi il collare andiamo a caccia, ho già sentito le quaglie all'alba e verso sera pure il canto di un fagiano. Andiamo che aspetti? Metti in moto che partiamo andiamo al lago ogni mattina. Uffa! Mi sono stufato di puntare sempre la gallina del pollaio accanto".
Mi affascina quel suo sguardo vivo pieno di voglia di fare insieme cose condivise o ancora da confrontare. Mi affascina quel suo muoversi con grazia, la classe e il gusto nel vestirsi, l'essere giovane pur con capi classici. Mi scopro ad osservarla in silenzio mi gusto e mi godo la sua bellezza, ma lei è incapace di farsi ammirare. Nessun pittore potrebbe dipingerla non sta mai ferma, solo le carezze armoniose o le coccole la quietano. Lascia che trasmetta sul tuo corpo il fluido d'amore, lascia che avvolga in una patina di miele la tua pelle. Trasferisci come a una pila il calore assorbito dalle tue mani, cavi d'amore che mi avvolgono come un mantello. Ricaricati d'energia e di desiderio io non ne ho bisogno ti bramo come uno spicchio rosso di melograno... staccato dal suo ramo.
Chissà se incontrerò Ancora quegli occhi pieni di desideri volare come rondini libere e scorrazzare intriganti nel cielo del mio amore. Chissà se ancora rivedrò il tuo viso contrarsi nel crescere dei piaceri note di un pentagramma che lente si compongono in musica divina. Chissà se sentirò ancora le tue grida liberatrici esplodere nella stanza e le tue mani sul mio corpo coccole che rigenerano dolori e pelli che si fondono di odori. Già... chissà!
Dicono che lo sciacallo e la talpa bevano allo stesso ruscello dove viene a bere il leone.
E dicono che l'aquila e l'avvoltoio infilino il becco nella stessa carcassa, e stanno in pace l'uno con l'altro, davanti alla cosa morta.
O amore, che con la tua regale mano hai imbrigliato i miei desideri, e hai elevato la mia fame e la mia sete a dignità di orgoglio, non permettere che il forte e il durevole in me mangino il pane e bevano il vino che tentano il mio io più debole. Lasciami piuttosto morire di fame, e consenti che il mio cuore bruci dalla sete e lasciami morire e avvizzirmi, prima che io stenda la mano verso una coppa che tu non abbia riempito o una ciotola che tu non abbia benedetto.