Dolcemente un alito di vento mi porta il profumo fragrante del tuo ricordo. Sensazioni conosciute riemergono da caverne di silenzi e da foschie di indifferenza e come spighe bionde ormai mature attendono di essere mietute. Aggrappato ai germogli della vita come un campo di grano giallo mi appare il mio passato, un alito di vento mi porta il tuo profumo e quel raccolto rimieterà.
Mi piace immaginarti mentre cammini libera all'aperto nella campagna quando il canto degli uccelli ti accompagna a raccogliere radicchi ed erbe selvatiche. È bello sentire le tue mani scompigliare i miei capelli mentre la brezza mi avvolge nel profumato abbraccio d'aria della primavera. Mi piace sentirti viva piena di energia solare lucertola nel tiepido calore ferma, immobile ad assorbire il mio sguardo pieno d'amore.
Piccola cometa che navighi veloce nello spazio infinito dei miei sogni, mare di fantasie, di ricordi delicati e mi dai la serenità. Illumini il percorso senza rimpianti, cerchi vita nel presente ma ti muovi verso l'orizzonte della libertà. Rifuggi le gabbie di certezze rivelate ti muovi spedita nella realtà, lasci una scia luminosa di cose amate, vissute, profumi di speranza l'avvenire perché sei concreta ma al tempo stesso sei corsara dei miei sogni. E vi scorrazzi dentro e mi rapisci mi affascini di lune e di stelle splendenti e poi ghermisci in notti buie la luce di un percorso che finisce. Nel mare della tranquillità, l'albero maestro della vita ritrova il vento per la vela, riparte la cometa del mio cuore, chissà dove mi porterà.
"È una notte fatta per la nostalgia", disse lui. Sentivo che qualcosa mi mancava, un'eco di notti che dobbiamo avere condiviso in vicoli diversi, una casa lontana
a cui la pioggia lo fece ritornare, o le nuvole, o quella luce particolare che viene dopo la pioggia. Avevo nostalgia di parole, le ultime parole di una poesia che leggevo sul treno.
Oggi è mancata la luce. Ho acceso tre candele, mangiato agnello e letto a lume di candela. La bellezza di tutto ciò era troppo solitaria e così mi sono coricata.
Poi ha piovuto. Buio alla luce del giorno. Sono rimasta a letto finché non ho sentito uno scatto e delle voci. Quando la luce è tornata è stato come un gioco di prestigio-
eccole là le creature animate della mia vita che avevo ritenuto oggetti inanimati. Ed io ero quella evocata dal loro sogno di un pianeta oscuro.
Sì. Detta così l'ispirazione: la mia libera fantasia s'appiglia sempre a quei luoghi dov'è umiliazione, dov'è sporcizia e tenebra e indigenza. Laggiù, laggiù, con più umiltà, più in basso, - di là si scorge meglio un altro mondo... Hai mai visto i bambini a Parigi o sul ponte i poveri d'inverno? Dischiudi gli occhi, schiudili al più presto sul fittissimo orrore della vita, prima che un grande nubifragio spazzi tutto quello che c'è nella tua patria, - lascia maturare il giusto sdegno, prepara al lavoro le braccia... E se non puoi, fa sì che in te si accumuli e divampi il fastidio e la mestizia... Ma di questo vivere mendace cancella l'untuoso rossetto e, come talpa timida, nasconditi sotto terra alla luce ed impietrisci, tutta la vita odiando con ferocia e tenendo in dispregio questo mondo, e, anche se tu non veda l'avvenire, dicendo no alle cose del presente!
Quando mi immergo nel mare percepisco oltre l'orizzonte l'infinito, ma quando seduto in mezzo alla spiaggia tra pezzi di vetro e arbusti seccati o altri residui gettati chissà da quali mondi lontani io penso, mi immergo nel mio triste destino.
Senza accorgermene ho compiuto il giro di me stesso. Ho iniziato il racconto ma inavvertitamente sono arrivato alla fine ad illustrarmi, a nascondere nell'angolo del quadro la mia immagine. Con l'ultimo cabotaggio si conclude questa passione geometrica o forse solamente si arriva a prospettare la descrizione di un punto da infiniti altri punti.
Mi sono innamorata delle mie stesse ali d'angelo, delle mie nari che succhiano la notte, mi sono innamorata di me e dei miei tormenti. Un erpice che scava dentro le cose, o forse fatta donzella ho perso le mie sembianze. Come sei nudo, amore, nudo e senza difesa: io sono la vera cetra che ti colpisce nel petto e ti da larga resa.
Dita fra le dita, emozioni incantate da emozioni sognanti.
Gesta di umili gesta, il tuo viso sulle punte, una briciola alle labbra, una carezza tra i capelli. Sogni, piccoli sogni, di una mano sognante nella notte.