Poesie d'Autore


Scritta da: Maresa Schembri
in Poesie (Poesie d'Autore)

Silenzio

Intorno a me
i rumori di mezzanotte
creano il silenzio.
Fitta nebbia nera:
l'oscurità
dove ogni occhio umano
si perde
ma ritrovare sa
la luce più forte
in un solo granello
di buio.
L'ascesa dell'astro
ogni cosa riluce
quando all'aurora
dilagare si sente
il silenzio passato.
È giorno...
Il silenzio più assordante
risveglia la vita:
continuo martellare
di chiodi
sul corpo livido
di chi aprì
in croce... le braccia.
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    Scritta da: Federico
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    L'uomo e il mare

    Sempre il mare, uomo libero, amerai!
    Perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
    nell'infinito svolgersi dell'onda
    l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito
    non meno amaro. Godi nel tuffarti
    in seno alla tua immagine; l'abbracci
    con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
    si distrae dal suo suono al suon di questo
    selvaggio ed indomabile lamento.
    Discreti e tenebrosi ambedue siete:
    uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
    dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
    mare, le tue più intime ricchezze,
    tanto gelosi siete d'ogni vostro
    segreto. Ma da secoli infiniti
    senza rimorso né pietà lottate
    fra voi, talmente grande è il vostro amore
    per la strage e la morte, o lottatori
    eterni, o implacabili fratelli!
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      Scritta da: Anna Pacelli
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      L'albatro

      Per dilettarsi, sovente, le ciurme
      catturano degli àlbatri, marini
      grandi uccelli, che seguono, indolenti
      compagni di viaggio, il bastimento
      che scivolando va su amari abissi.
      E li hanno appena sulla tolda posti
      che questi re dell'azzurro abbandonano,
      inetti e vergognosi, ai loro fianchi
      miseramente, come remi, inerti
      le candide e grandi ali. Com'è goffo
      e imbelle questo alato viaggiatore!
      Lui, poco fa sì bello, com'è brutto
      e comico! Qualcuno con la pipa
      il becco qui gli stuzzica; là un altro
      l'infermo che volava, zoppicando
      scimmieggia.
      Come il principe dei nembi
      è il Poeta che, avvezzo alla tempesta,
      si ride dell'arciere: ma esiliato
      sulla terra, fra scherni, camminare
      non può per le sue ali di gigante.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Le piccole danzatrici: scena londinese

        Deserto, salvo qualche pallida stella, il cielo
        Sogna; e deserta, sotto, la piccola strada
        Si ritrae nella sua ombra, segreta e schiva.
        Il sordo frastuono quasi non penetra in questo tranquillo rifugio;
        Tutto è buio, salvo dove si riversano raggi di luce
        Dalla finestra d'una taverna: li, dietro il ritmo vivace
        D'un organetto che suona allegro in fondo a un vicolo,
        Due bambine, tutte sole e senza spettatori,

        Reggendo le vestine sbrindellate, per aerei meandri
        Di moto, lievemente seguiti con agili piedi,
        Danzano composte: si guardano faccia a faccia,
        Occhi scintillanti, gravi di compiuta letizia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Mondo mondo mondo mondo
          e il viso tomba
          nuvola contro la sera
          de morituris nibil nisi.
          E la faccia si disfa timidamente
          troppo tardi per rabbuiare il cielo
          arrossendo via nella sera
          rabbrividendo via come una gaffe
          Veronica mundi
          Veronica munda
          dacci una strofinata per amore di Cristo
          sudando come un Giuda
          stanco di morire
          stanco dei poliziotti
          i piedi in marmellata
          traspirando profusamente
          il cuore in marmellata
          fumo più frutta
          il vecchio cuore il vecchio cuore
          erompendo extra congresso
          eppure ti assicuro
          sdraiato sul ponte O'Connell
          guardando stupito i tulipani della sera
          i tulipani verdi
          brillanti all'angolo come un antrace
          brillanti sulle chiatte della Guinness
          il soprattono la faccia
          troppo tardi per rischiarare il cielo
          però però ti assicuro.
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            Scritta da: Maresa Schembri
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Per l'Associazione di Volontariato Sìloe di Frosinone

            I disabili guidati da Immanuel
            seguivano in carrozzelle sbilenche
            per calanchi e sassaie, assetati,
            Gesù che, con calzari di sicomoro,
            andava a meditare, stanco del mondo
            chiuso in un tramonto immobile, d'oro,
            sul Mar Morto. Che sorto fra aride
            colline esile fiottava contro le sponde.

            Lo seguiva la turba dei disabili, fra cui
            il bimbo di sei anni, Filippo. Un bue
            ruminando erbe secche e spine, negli
            occhi li rifletteva tutti da uno scoglio storto.
            Gesù alzò sulle acque le mani, e si tacque la turba.
            Con una bilancia di quarzo ne pesò
            le anime assieme ai minuscoli quark e leptoni.

            "O voi che costituite l'universo", disse
            il Maestro, "leptoni e quark, e disabili verso
            Dio rivolti, e Immanuel, in quel
            Mar Morto se i piedi immergete, entrerete
            in uno Spirito risorgente in tanti tempo-spazio".
            Il tramonto finiva blu, e i disabili in una
            nube di quark, ebbero il corpo sano
            vedendo emergere dalle acque Iddio.
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