Paura! Di chi ho paura? Non della Morte - perché chi è Costei? Il Portiere della casa di mio Padre Allo stesso modo m'intimidisce! Della Vita? Sarebbe strano ch'io temessi una cosa Che è parte integrante di me In una o due esistenze - A seconda del caso -
Della Risurrezione? Ha l'Est Paura di affidare al Mattino La sua fronte schizzinosa? Tanto varrebbe ricusare la mia Corona.
Vieni dal cielo profondo o esci dall'abisso, Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale, dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine, ed in questo puoi essere paragonata al vino.
Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l'aurora; profumi l'aria come una sera tempestosa; i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un'anfora che fanno vile l'eroe e il bimbo coraggioso.
Esci dal nero baratro o discendi dagli astri? Il Destino irretito segue la tua gonna come un cane; semini a caso gioia e disastri, e governi ogni cosa e di nulla rispondi.
Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli, dei tuoi gioielli l'Orrore non è il meno attraente, l'Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
Verso di te, candela, la falena abbagliata crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma! L'innamorato ansante piegato sull'amata pare un moribondo che accarezza la tomba.
Che tu venga dal cielo o dall'inferno, che importa, Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo! Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m'aprono la porta di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena, tu ci rendi -fata dagli occhi di velluto, ritmo, profumo, luce, mia unica regina! L'universo meno odioso, meno pesante il minuto?
Città, Troni e Potenze stanno nell'Occhio del Tempo, quasi come i fiori, che muoiono ogni giorno. Ma, come spuntano germogli nuovi per allietare nuovi uomini, così, dalla Terra esausta e spoglia, risorgono le città.
Nonè vile la mia anima Non trema nella tempestosa sfera del mondo Vedo risplendere la gloria celeste Risplende così la mia fede armandomi contro ogni paura.
Per te in orazione, io sono senza oblio, qui fra ginestre il tramonto è di seta, oscuro treno ti portò lontano. Le foglie tessono reti d'ombre, e sàcculi.
Il figlio
L'acqua del mare è il mio cammino, e tu non mi senti, io errante tremo. Sarà rosso il paese sulle tegole, e molli le balze d'erba - il rivo geme?
La madre
Qui gentile gallo canta per te, fra poco bianca capigliatura avranno le stelle. Mori e cristiani raccolgono timo; molto confusa è la tua voce per me.
Il figlio
Mi langue l'occhio, madre, e a me sopra il mare ruota senza allegrezza. La mia mano è fronda tra alghe - vizza, la Fenice non rinasce.
La madre
Allungo le dita per cercarti, figlio, ma ti sento in mezzo a ritorte radici. Nella terra dalle pietre rosse, sai, va il carretto: tu fosti per me giglio.
Il figlio
Suonano pesci sul mio corpo, madre, scintilla mi fu la mente che in alto si dissolse nel boreale vento. Attorno non ho rugiada in selva; qui è abisso.
Ti sento qui con me nella pioggia fine che mi bagna. Ti sento qui con me nel polline fastidioso della primavera. Ti sento qui con me nelle parole scritte documentario di una vita d'amore. Ti sento qui con me trapunta che mi avvolge nei silenzi freddi della solitudine. Ti sento qui con me come lega fusa di quei nostri sospiri d'infinito.
Piccola alzavola che ti muovevi fra i canneti del mio amore ti lavavi, ti nascondevi fra i cespugli, cercavi semi e sentivi l'acqua dolce ed ossigenata del mio cuore e dentro vi sguazzavi felice. Un giorno ti accorgesti di un germano reale che brontolando ti chiamava col ricciolo della coda si mostrava e ti corteggiava. Quante sguazzate! Lui non ti vedeva "piccola anatra che vola" ma un grande cigno rosa e quelle acque presidiava come alcova. Quante sguazzate! Fradici e, poi, asciugati si ricominciava. Adesso il mio cuore è una palude le acque sono dolci ma intorpidite, manca la tua presenza ad ossigenarle. Il germano è sempre là, lo sa che non sei partita, aspetta di sentire quel volo nel ripasso dell'amore.
Ormai sono solo polvere nella teca del tuo cuore. Piccoli pezzi di foglie secche tritate, scorrono nel vallo dei tuoi ricordi. Impronte sfuocate di un tempo che volge al tramonto. Spazzami via e diamoci pace.
Dovresti darti pace, accompagnare lo scorrere del tempo ed accettarti per come sei. Un fiore un po' sfiorito ma tanto ricco di esperienze della vita. Hai amato, hai sofferto, hai gioito del successo, hai pianto nel dolore, ti sei alzata ed hai volato come gli aquiloni, si è rotto il filo e sei caduta, ti sei alzata ed hai librato a volte sicura, a volte imbarazzata hai fatto la tua parte meno convinta. Dovresti darti pace, se non ti vedi bella come un tempo, sei tanto bella dentro che il tuo splendore mi giunge dritto al cuore inalterato come fosse l'albeggiare di un grande amore.