Poesie d'Autore


Scritta da: Cheope
in Poesie (Poesie d'Autore)

Infinità d'amore

Se ancor non ho tutto l'amore tuo,
cara, giammai tutto l'avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti,
né posso implorare un'altra lacrima a che sgorghi;
ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti
- sospiri, lacrime, e voti e lettere - l'ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto
più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d'amore fu parziale,
si che parte a me toccasse, parte ad altri,
cara giammai tutta ti avrò

Ma se allora tu mi cedesti tutto,
quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà
generato amor nuovo, ad opera di altri,
che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime,
di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori,
codesto amore nuovo può produrre nuove ansie,
poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale:
il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca,
cara, dovrebbe tutto spettare a me.

Tuttavia ancor non vorrei avere tutto;
chi tutto ha non può aver altro,
e dacché il mio amore ammette quotidianamente
nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore:
se puoi darlo, vuol dire che non l'hai mai dato.
il paradosso d'amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta,
tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale
di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo
un solo essere, e il Tutto l'un dell'altro.
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    Scritta da: Cheope
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il fiore

    Ben poco ti preoccupi, povero fiore,
    che ho osservato per sei o sette giorni,
    e ho visto la tua nascita, e ho visto quanto ogni ora donava
    al tuo sviluppo, affinché tu crescessi fino a questa altezza,
    e ora che su questo ramo tu trionfi e ridi,
    ben poco ti preoccupi
    che gelerà fra breve, e che domani
    ti troverò caduto, o non ti troverò per nulla.

    Ben poco ti preoccupi, povero cuore,
    che ancora fatichi a costruirti un nido,
    e pensi qui svolando di conquistarti un luogo
    su un albero vietato o che a te si rifiuta,
    e speri di piegare, in un lungo assedio, la sua rigidezza:
    ben poco ti preoccupi,
    che prima che si desti il sole, domani mattina,
    dovrai con questo sole e insieme a me metterti in viaggio.

    Ma tu, che ami essere
    sottile a tormentarti, dirai:
    ahimè, se tu devi partire a me che importa?
    Qui son le mie faccende, qui voglio restare;
    tu vai da amici il cui affetto e i cui mezzi
    altro piacere arrecano
    agli occhi tuoi, agli orecchi, alla lingua, a ogni parte di te.
    Se quindi parte il tuo corpo, che bisogno hai di un cuore?

    Bene, allora rimani: ma sappi,
    quando sarai rimasto, e fatto del tuo meglio:
    un cuore nudo e pesante, che non fa mostra di sè,
    per una donna non è che una specie di spettro;
    come potrà conoscere il mio cuore; o non avendo cuore
    in te riconoscerne uno?
    La pratica le può insegnare a conoscere altre parti,
    ma, parola mia, non a conoscere un cuore.

    Vienimi incontro a Londra, allora,
    fra venti giorni, e mi potrai vedere
    più fresco e grasso, per la compagnia degli uomini,
    che se fossi rimasto insieme a te e a lei.
    Per amore di Dio, se ti è possibile, segui il mio esempio:
    laggiù ti vorrei dare
    a un altro amico, che si mostrerà felice
    di avere tanto il mio corpo quanto la mia anima.
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      Scritta da: Cheope
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La partita di calcio

      Boccaccio era il portiere,
      il gran portiere giallo
      della squadra del quartiere.
      Stava all’erta come un gallo

      sulla porta del campetto
      alla periferia.
      Diceva: "Qua sul petto,
      ed ogni palla è mia".

      Ma quel giorno, chi lo sa,
      sbuca di qua sbuca di là
      - Boccaccio attento! - pa pa
      la palla è in rete. "Ma va,
      ma va, Boccaccio, è uno".

      Attento, di qua di là,
      passa non passa, tira.
      Boccaccio si rigira;
      si tuffa - passerà?-
      "Qui non passa nessuno",
      ma la palla è nel sacco.

      E son due. Lo smacco,
      i fischi, e poi sotto...
      "Salta a pugno, Boccaccio,
      ma non la vedi dov’è,
      salta, salta"... E son tre.

      E quattro e cinque e sei.
      - Boccaccio dove sei?-
      E sette e otto e nove
      e piove e piove e piove
      con grandine e con tuoni.  
      Quattordici palloni
      nella rete di Boccaccio
      poveretto poveraccio,
      bianco come uno straccio
      col berretto da fantino
      ubriaco senza vino.

      Quanti fischi! e poi "cretino",
      "pastafrolla", "posapiano",
      "tappabuchi", "moscardino!"
      Oh, quel povero Boccaccio
      nella furia del baccano
      si strappava i suoi capelli
      e la folla dai cancelli
      gli gridava: "Ancora, ancora".

      Tutti tutti, ad uno ad uno
      si strappò capelli e baffi
      e poi schiaffi sopra schiaffi
      si ridette per lezione.
      Restò lì con la sua testa
      tonda, liscia come palla.
      "Oh, son quindici con questa
      - gli gridò dietro la folla -
      tappabuchi, pastafrolla
      vai a guardia d’un portone!"

      E difatti il buon Boccaccio
      col berretto e col gallone,
      mani pronte e spazzolone,
      oggi è a guardia d’un portone
      dove passano persone
      che fermare egli non può,
      dieci venti cento e più.
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        Scritta da: Cheope
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        A palazzo Oro Ror

        Nel cuor della notte, ogni notte,
        la veglia incomincia a palazzo Oro Ror.
        In riva allo stagno s'innalza il palazzo,
        soltanto lo stagno lo guarda perenne e lo specchia.

        Già lenta l'orchestra incomincia la danza,
        la notte è profonda.

        Comincian le dame che giungon da lungi,
        discendon silenti dai cocchi dorati.
        Dei ricchi broccati ricopron le dame,
        ricopron le vesti cosparse di gemme i ricchi broccati.

        Finestra non s'apre a palazzo Oro Ror,
        ma solo la porta, la sera, pel passo alle dame.
        In fila infinita si seguono i cocchi dorati,
        discendon le dame silenti ravvolte nei ricchi broccati.
        Lo stagno ne specchia l'entrata,
        e l'oro dei cocchi risplende nell'acqua estasiata.

        L'orchestra soltanto si sente.
        Si perde il vaghissimo suono
        confuso fra muover di serici manti.
        La veglia ora è piena.
        Di fuori più nulla.
        Silenzio.

        Un cocchio lucente ancora lontano risplende,
        s'appressa più ratto del vento
        e rapida scende la dama tardante.
        Se n'ode soltanto il leggero frusciare del serico manto.

        Il cocchio ora lento nell'ombra si perde.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Tu troverai - quando sperimenterai la morte -
          Più facile lasciarsi andare -
          Rammentando coloro che se ne andarono -
          Non potresti farne a meno - lo sai.
          E anche se i loro posti in qualche modo furono riempiti -
          Come si riempirono i loro nomi di Marmo
          Con il Muschio - non divennero mai così pieni -
          Da farti scegliere i nomi più nuovi -

          E quando questo Mondo - indietreggia sempre più -
          Come i Morenti - dicono che faccia -
          Il primo amore - più distintamente risalta -
          E soppianta quello recente -

          E il Pensiero di loro - così bello attrae -
          Sembra una Grazia troppo volgare
          Restare indietro - solo con i Balocchi
          Che comprammo - per mitigare quel loro posto.
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            Scritta da: Maresa Schembri
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Le strade del cuore

            Se cerchi nel mio cuore,
            trovi pianeti dispersi
            in galassie lontane,

            formati da pianeti,
            e uragani di pietra.
            Nel centro, vi sorge
            una chiesa indemoniata
            costruita con sangue
            e gesso, in un piccolo
            pozzo di fango.

            A pochi passi vi è una
            fontana di lacrime dove
            si fanno il bagno i dannati.

            All'uscita una strada,
            bagnata di sudore,
            dove la mia futile
            vita,
            si abbandona a dispetto
            dell'ingiusta stupida
            fortuna.
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              Scritta da: Maresa Schembri
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Abitudini

              Accade di rattristarsi
              come un condannato
              a vita,
              e ci insegnano a glorificare
              un sommo canto,
              con la speranza di
              sfogare il dolore.

              Le abitudini, che ci
              insegnano sin da
              piccoli,
              si schiudono con l'inverno,
              mentre un disco va
              a rallegrare la tristezza
              racchiusa nell'anima.

              Come l'angoscia che
              perseguita i dannati
              decliniamo come il verso
              del mare,
              dentro un animare
              che si spegne
              con l'oscurità.
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                Scritta da: Jade S
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Se un giorno il tuo cuore si ferma...

                Se un giorno il tuo cuore si ferma,
                se qualcosa smette di bruciare per le tue vene,
                se la voce dalla bocca ti esce senza divenire parola,
                se le tue mani si scordano di volare e s'addormentano,

                Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse
                perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me,
                deve restare immobile per sempre sulla tua bocca
                perché così accompagni anche me nella mia morte.

                Morirò baciando la tua folle bocca fredda,
                abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo,
                e cercando la luce dei tuoi occhi serrati.

                E così, quando la terra riceverà il nostro abbraccio
                andremo confusi in una sola morte
                a vivere per sempre l'eternità di un bacio.
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