Tu troverai - quando sperimenterai la morte - Più facile lasciarsi andare - Rammentando coloro che se ne andarono - Non potresti farne a meno - lo sai. E anche se i loro posti in qualche modo furono riempiti - Come si riempirono i loro nomi di Marmo Con il Muschio - non divennero mai così pieni - Da farti scegliere i nomi più nuovi -
E quando questo Mondo - indietreggia sempre più - Come i Morenti - dicono che faccia - Il primo amore - più distintamente risalta - E soppianta quello recente -
E il Pensiero di loro - così bello attrae - Sembra una Grazia troppo volgare Restare indietro - solo con i Balocchi Che comprammo - per mitigare quel loro posto.
Se un giorno il tuo cuore si ferma, se qualcosa smette di bruciare per le tue vene, se la voce dalla bocca ti esce senza divenire parola, se le tue mani si scordano di volare e s'addormentano,
Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me, deve restare immobile per sempre sulla tua bocca perché così accompagni anche me nella mia morte.
Morirò baciando la tua folle bocca fredda, abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo, e cercando la luce dei tuoi occhi serrati.
E così, quando la terra riceverà il nostro abbraccio andremo confusi in una sola morte a vivere per sempre l'eternità di un bacio.
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.
Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude
novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade.
Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino.
E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita.
E immersi noi siam nello spirito silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta.
Ascolta. La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione.
Ti basterebbe un soffio Per incresparmi la pelle più del tempo, mutilare gli abbracci ridestare le ferite assopite sulla schiena dall'ultima volta in cui ho confuso il tuo nome col mio - erano ali quelle che hai strappato col vestito -. Piaghe gonfie dalla necessità di nasconderle vulcani nervosi e al centro della terra - dove niente dorme mai davvero - solo tu.
Colpito in un occhio colpito nel cervello colpito nel culo colpito come un fiore che sta danzando
Meravigliandomi per come la morte vinca senza fatica meravigliandomi per come si presti fede a stupide forme di vita
Meravigliandomi per come il riso venga soffocato meravigliandomi per come il vizio sia così una costante
Devo in fretta dichiarare una mia guerra alla loro guerra devo aggrapparmi al mio ultimo pezzo di suolo devo proteggere il piccolo spazio che mi sono ritagliato e che mi ha permesso di vivere
La mia vita non la loro morte la mia morte non la loro morte...
Ogni uomo deve capire che tutto può sparire molto in fretta: il gatto, la donna, il lavoro, la ruota davanti, il letto, le pareti, la stanza; tutte le nostre necessità amore compreso, poggiano su fondamenta di sabbia - e ogni causa determinata, per sconnessa che sia: la morte di un ragazzo a Hong Kong o una tormenta a Omaha... può essere la tua rovina. Tutte le tue stoviglie che si spaccano sul pavimento della cucina, la tua ragazza entra e tu sei là, ubriaco, in mezzo alla stanza e lei domanda: mio Dio, cosa succede? E tu rispondi: non so, non so...
Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile quando Dio creò Me creò Me quando Dio creò la scimmia stava dormendo quando creò la giraffa era ubriaco quando creò i narcotici era su di giri e quando creò il suicidio era a terra
Quando creò te distesa a letto sapeva cosa stava facendo era ubriaco e su di giri e creò le montagne e il mare e il fuoco allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore ma quando creò te distesa a letto fece tutto il Suo Sacro Universo.