Scritta da: Araba Fenice
in Poesie (Poesie d'Autore)
Le pene silenziose,
celate dalla luce del giorno.
Risplenderanno nelle tenebre
come stelle accese nella notte.
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Le pene silenziose,
celate dalla luce del giorno.
Risplenderanno nelle tenebre
come stelle accese nella notte.
Si lo so, tutto è finito
non parlar, non dirmi niente
già da un pezzo l'ho capito
che il finale era imminente.
Si lo so, tutto è finito
sei d'un altro innamorata
già da un pezzo l'ho capito
questa scena l'ho aspettata.
La commedia dell'amore
è finita finalmente
hai spezzato questo cuore
non parlar, non dirmi niente.
Ho bisogno di vederti
tutti i giorni vita mia.
Ho bisogno di sentire
quella dolce melodia
quella musica oppiata
che m'inebria e che mi nuoce
quella musica drogata
che mi piace... la tua voce.
Pe mme la donna è comme 'a mascatura:
pe farla funzionà nce vò 'o chiavino.
Senza 'o chiavino tu può stà sicuro,
fa 'a ruggine e nun haje cchiù che ne fà!...
Si metto int' 'a valanza
stu bbene ca te voglio,
semplice e genuino
carnale e senza 'mbruoglio,
schiuppato int'a stu core
cu tutt' 'o sentimento,
crisciuto cu ll'ammore
appassionatamente:
nun t'aggio ditto ancora?...
pesa tre tunnellate
e nu quintale 'a fora!
A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
Come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
Fissa questa manciata di bellezza su questa tavolozza
non si sa mai potrebbe essere finale
oppure lasciala è il paradiso e poi
velluta imeni suoi globi dei tuoi occhi
o sul ponte di Butt arrossisci di vergogna
la mista declinazione di queste mammelle
rizza la tua luna tua e soltanto tua
su su su fino alla stella della sera
svieni sull'archi-gassometro
garofano fresco di Misery Hill
svieni sulla piccola rossa
casa di preghiere
qualcosa cuore di Maria
il Bull e il Pool le gettate che non si incontreranno mai
almeno in questo mondo
invece sfreccia tra i fusti caracollanti
rovescia il ponte Victoria bravo
rallenta striscia giù per Ringsend Road
Irishtown Sandymount cerca trova il Fuoco dell'Inferno
gli AppartamentiMerrion segnati da un trilione di sigma
il Dito di Gesucristo Figlio di Dio Salvatore
ragazze sorprese mentre si spogliano bravo
sul frangiventi e onde di Bootersgrad
la marea pànico dei gabbiani bigi
le sabbie si smuovono nel tuo cuore caldo
nasconditi non nella Rocca non ti fermare
non ti fermare.
Tre volte venne
l'uomo delle pompe funebri
impassibile dietro la bombetta squamosa
a misurare
non lo pagano per misurare?
Questo incorruttibile nell'ingresso
questo malebranca guazzante nei gigli
Malacoda fino ai ginocchi nei gigli
Malacoda nonostante l'esperto terrore
che felpa il suo perineo smorza il segnale
sospirando nell'aria greve
sarà? Deve essere deve essere
cerca le gramigne occupali in giardino
sentite lei può vedere non c'è bisogno
per seppellire
con gli ungulati assistenti
cerca le gramigne distrai la loro attenzione
sentire lei deve vedere non c'è bisogno
per coprire
certo copri copri bene tutto
la tua targa permettimi tieni il tuo zolfo
divino vetro canicolare sereno
aspetta Scarmiglione aspetta aspetta
metti questo Huysum sulla cassa
attento all'imago è lui
sentire lei deve vedere deve
tutti a bordo tutti i
morti a mezz'asta sì sì.
Pasqua ventosa che sali ai crocifissi
con tutto il tuo pallore disperato,
dov'è il crudo preludio del sole?
E la rosa la vaga profezia?
Dagli orti di marmo
ecco l'agnello flagellato
a brucare scarsa primavera
e illumina i mali dei morti
pasqua ventosa che i mali fa più acuti
E se è vero che oppresso mi composero
a questo tempo vuoto
per l'esaltazione del domani,
ho tanto desiderato
questa ghirlanda di vento e di sale
queste pendici che lenirono
il mio corpo ferita di cristallo;
ho consumato purissimo pane
Discrete febbri screpolano la luce
di tutte le pendici della pasqua,
svenano il vino gelido dell'odio;
è mia questa inquieta
Gerusalemme di residue nevi,
il belletto s'accumula nelle
stanze nelle gabbie spalancate
dove grandi uccelli covarono
colori d'uova e di rosei regali,
e il cielo e il mondo è l'indegno sacrario
dei propri lievi silenzi.
Crocifissa ai raggi ultimi è l'ombra
le bocche non sono che sangue
i cuori non sono che neve
le mani sono immagini
inferme della sera
che miti vittime cela nel seno.
Da questa artificiosa terra-carne
esili acuminati sensi
e sussulti e silenzi,
da questa bava di vicende
- soli che urtarono fili di ciglia
ariste appena sfrangiate pei colli -
da questo lungo attimo
inghiottito da nevi, inghiottito dal vento,
da tutto questo che non fu
primavera non luglio non autunno
ma solo egro spiraglio
ma solo psiche,
da tutto questo che non è nulla
ed è tutto ciò ch'io sono:
tale la verità geme a se stessa,
si vuole pomo che gonfia ed infradicia.
Chiarore acido che tessi
i bruciori d'inferno
degli atomi e il conato
torbido d'alghe e vermi,
chiarore-uovo
che nel morente muco fai parole
e amori.