Poesie d'Autore


Scritta da: Antonella Marotta
in Poesie (Poesie d'Autore)

Amicizia

Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni
che, perduti nel tempo, c'incontrammo,
alla nostra incresciosa intimità.
Ci siamo sempre lasciati
senza salutarci,
con pentimenti e scuse da lontano.
Ci siam riaspettati al passo,
bestie caure,
cacciatori affinati,
a sostenere faticosamente
la nostra parte di estranei.
Ritrosie disperanti,
pause vertiginose e insormontabili,
dicevan, nelle nostre confidenze,
il contatto evitato e il vano incanto.
Qualcosa ci è sempre rimasto,
amaro vanto,
di non aver ceduto ai nostri abbandoni,
qualcosa ci è sempre mancato.
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    Scritta da: Antonella Marotta
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La vita... è ricordarsi di un risveglio.

    La vita... è ricordarsi di un risveglio
    triste in un treno all'alba: aver veduto
    fuori la luce incerta: aver sentito
    nel corpo rotto la malinconia
    vergine e aspra dell'aria pungente.

    Ma ricordarsi la liberazione
    improvvisa è più dolce: a me vicino
    un marinaio giovane: l'azzurro
    e il bianco della sua divisa, e fuori
    un mare tutto fresco di colore.
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      Scritta da: Ma Na
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Nascita di Gesù

      Notte, lucente notte! Notte, più chiara tu del giorno!
      Notte, più splendida del sole, che luce dai alla luce,
      che Dio- luce di luce -elesse alla sua luce,
      notte, trionfante di ogni notte e giorno!
      Gioiosa notte, che metti in fuga tenebre
      e singhiozzi, l'odio portato al mondo,
      le paure, i terrori e orrori atroci.
      Si squarcia il cielo ma non ne cadono fulmini.
      Eccolo in questa, chi fece notte e tempi,
      eccolo carne ed obbediente al tempo:
      la nostra carne e tempo han pegno eterno!
      Il fosco dei dolori, il nero dei peccati,
      il buio della tomba disperde questa notte.
      Notte, più chiara tu del giorno! Notte, lucente notte!
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        Scritta da: Ma Na
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Alle stelle

        Luci che mai son pago di mirare
        come diamanti eternamente ardenti. Voi,
        fiaccole lucenti,
        che la notte e tenebrose nubi
        attraversate;
        voi che i parchi del cielo, come fiori
        adornate.
        Voi, testimoni d'Iddio il dì della
        creazione,
        che solo Dio conosce e commisura,
        che soltanto il Suo verbo chiamò col
        giusto nome
        (noi, ciechi mortali, che cimentarci osiamo!)
        Custodi del piacere, oh quante dolci notti
        ho trascorso, vegliando, a contemplarvi.
        Sentinelle del tempo, quando succederà
        che libero d'affanni e mai di voi
        dimentico,
        sotto di me io vi scruti, voi che col
        vostro lume
        mi avete acceso l'anima e la mente?
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          Scritta da: Pierluigi Camilli
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Gli umanitari

          Ecco il genio umanitario
          che del mondo stazionario
          unge le carrucole.
          Per finir la vecchia lite
          tra noi, bestie incivilite
          sempre un po' selvatiche,
          coll'idea d'essere Orfeo
          vuoi mestare in un cibreo
          l'universo e reliqua.
          Al ronzio di quella lira
          ci uniremo, gira gira,
          tutti in un gomitolo.
          Varietà d'usi e di clima
          le son fisime di prima;
          è mutata l'aria.
          I deserti, i monti, i mari,
          son confini da lunari,
          sogni di geografi.
          Col vapore e coi palloni troveremo gli scorcioni
          anco nelle nuvole;
          ogni tanto, se ci pare,
          scapperemo a desinare
          sotto, qui agli antipodi;
          e né gemini emisferi
          ci uniremo bianchi e neri:
          bene! Che bei posteri!
          Nascerà di cani e gatti
          una razza di mulatti
          proprio in corpo e in anima.
          La scacchiera d'Arlecchino
          sarà il nostro figurino,
          simbolo dell'indole.
          (Già per questo il Gran Sultano
          fé' la giubba al Mussulmano
          a coda di rondine!)
          Bel gabbione di fratelli!
          Di tirarci pè capelli
          smetteremo all'ultimo.
          Sarà inutile il cannone;
          rnorirem d'indigestione,
          anzi di nullaggine.
          La fiaccona generale
          per la storia universale
          farà molto comodo.
          Io non so se il regno umano
          deve aver Papa e Sovrano:
          ma se ci hanno a essere,
          Il Monarca sarà probo
          e discreto: un re del globo
          saprà star né limiti.
          Ed il capo della fede?
          Consoliamoci, si crede
          che sarà cattolico.

          Finirà, se Dio lo vuole,
          questa guerra di parole,
          guerra da pettegoli.
          Finirà: sarà parlata
          una lingua mescolata,
          tutta frasi aeree;
          e già già da certi tali
          nei poemi e nei giornali
          si comincia a scriverè.
          Il puntiglio discortese
          di tener dal suo paese,
          sparirà tra gli uomini.
          Lo chez-nous'd'un vagabondo
          vorrà dire: in questo mondo,
          non a casa al diavolo.
          Tu, gelosa ipocondria,
          che m'inchiodi a casa mia,
          escimi dal fegato;
          e tu pur chetati, o Musa,
          che mi secchi colla scusa
          dell'amor di patria.
          Son figliuol dell'universo,
          e mi sembra tempo perso
          scriver per l'Italia.
          Cari miei concittadini,
          non prendiamo per confini
          l'Alpi e la Sicilia.
          S'ha da star qui rattrappiti
          sul terren che ci ha nutriti?
          O che siamo cavoli?
          Qua e là nascere adesso,
          figuratevi, è lo stesso:
          io mi credo Tartaro.
          Perché far razza tra noi?
          Non è scrupolo da voi:
          abbracciamo i barbari!
          Un pensier cosmopolita
          ci moltiplichi la vita,
          e ci slarghi il cranio.
          Il cuor nostro accartocciato,
          nel sentirsi dilatato,
          cesserà di battere.
          Così sia: certe battute
          fanno male alla salute;
          ci è da dare in tisico.
          Su venite, io sto per uno;
          son di tutti e di nessuno;
          non mi vò confondere.
          Nella gran cittadinanza,
          picchia e mena, ho la speranza
          di veder le scimmie
          Sì sì, tutto un zibaldone:
          alla barba di Platone
          ecco la repubblica!
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            Scritta da: Salvatore Messina
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il sole e la notte

            È sempre così di giorno e di notte.
            C'è il gallo che canta
            e la stella che torna
            con i suoi sogni per te
            contadino del mondo
            ovunque tu sia.
            Con le mani affondate nelle tasche
            fischietta il fanciullo
            e la fanciulla lo attende alla finestra,
            ma un altro è passato prima di lui,
            ed è la stessa cosa.
            Di giorno.
            Di notte.
            Il lavoro stanco,
            il riposo pigro
            e poi il gallo che canta
            e si passa il giorno sperando
            nelle stelle che verranno:
            ma è una notte di novilunio
            e non si vede niente
            mentre un fanciullo
            fischietta ancora deluso
            con un filo di paglia in bocca
            e una lacrima
            che il sole ha asciugato sul suo viso,
            e poi la notte.
            Ma il fanciullo è stanco
            e vomita odio e dolore
            al solito canto del gallo
            e lascia il suo mondo
            per seguire un cercatore d'oro,
            ma il colore del metallo
            non cambia la vita
            e fischietterà ancora deluso
            al chiudersi d'una finestra
            in un peccato d 'amore.
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              Scritta da: Marianna Mansueto
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Tu vivi sempre nei tuoi atti.
              Con la punta delle dita
              sfiori il mondo, gli strappi
              aurore, trionfi, colori,
              allegrie: è la tua musica.
              La vita è ciò che tu suoni.

              Dai tuoi occhi solamente
              emana la luce che guida
              i tuoi passi. Cammini
              fra ciò che vedi. Soltanto.

              E se un dubbio ti fa cenno
              a diecimila chilometri,
              abbandoni tutto, ti lanci
              su prore, su ali,
              sei subito lì; con i baci,
              coi denti lo laceri:
              non è più dubbio.
              Tu mai puoi dubitare.

              Perché tu hai capovolto
              i misteri. E i tuoi enigmi,
              ciò che mai potrai capire,
              sono le cose più chiare:
              la sabbia dove ti stendi,
              il battito del tuo orologio
              e il tenero corpo rosato
              che nel tuo specchio ritrovi
              ogni giorno al risveglio,
              ed è il tuo. I prodigi
              che sono già decifrati.

              E mai ti sei sbagliata,
              solo una volta, una notte
              che t'invaghisti di un'ombra
              -l'unica che ti è piaciuta-
              un'ombra pareva.
              E volesti abbracciarla.
              Ed ero io.
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