E così te ne vai, amore mio, mio signore, mio sposo, mio amico, mio tutto! Voglio avere tue notizie ogni giorno dell'ora, sì, dell'ora, ci sono molti giorni in un minuto... Ahimè, a contare il tempo in questo modo, chi sa quanti anni avrò prima di rivedere il mio Romeo!
Seduto accanto al fuoco, rifletto Su tutto quel che ho visto, Sulle farfalle ed i fiori dei campi In estati ormai da me distanti;
Penso alle foglie gialle e tele di ragno In autunni che più non torneranno; Alle nebbiose mattine, e al sole d'argento, E ai miei capelli agiatati dal vento.
Seduto accanto al fuoco, rifletto Al mondo che sarà, Quando l'inverno un giorno giungerà, Ma della primavera io non vedrò l'aspetto.
Vi sono infatti tante e tante cose Che io purtroppo ancora non conosco: Diversi in ogni prato ed ogni bosco Il verde e il profumo delle rose.
Seduto accanto al fuoco, rifletto Ai popoli vissuti tanto tempo fa, Ed a coloro che vedranno un mondo Che a me per sempre ignoto resterà.
Ma mentre lì seduto rifletto Sui tempi che fuggiron veloci, Ascolto in ansia ed aspetto Il ritorno di passi e di voci.
Che importa che tu venga dall'Inferno o dal Cielo o mostro enorme, ingenuo, spaventoso! Se grazie al tuo sorriso, al tuo sguardo, al tuo piede penetro un infinito che ignoravo e che adoro? Che importa se da Satana o da Dio? Se sirena o angelo, che importa? Se si fanno per te - fata occhi, di velluto, ritmo, luce, profumo, mia regina- meno orrendo l'universo, meno grevi gli istanti?
Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi.
Aver casa è un bene dolce il sonno sotto il proprio tetto figli, giardino e cane. Ma certo appena ti sei riposato dall'ultimo viaggio
la lontananza t'insegue con nuove lusinghe. Meglio è patire di nostalgia di casa e sotto le alte stelle, solo, riposare con la propria melanconia.
Avere e riposare può soltanto, chi ha il cuore tranquillo, mentre il viandante sopporta fatiche e difficoltà con sempre delusa speranza.
In vero più lieve è il tormento di andare, più lieve che trovar pace nelle valli di casa, dove tra le gioie e le solite cure solo il saggio sa costruire la propria felicità.
Per me è meglio cercare e mai trovare che legarmi, caldo e stretto a quanto mi è accanto, perché anche nel bene, su questa terra sono solo ospite, mai cittadino.
Credevo che la facoltà d'amare fosse spenta nell'animo mio. Ora mi accorgo ch'ella vive ancora ed opera. Sono nato per amare, ho amato E forse con tanto affetto quanto può mai cadere in anima viva.