Poesie d'Autore


Scritta da: Blu Finch
in Poesie (Poesie d'Autore)

A Neera

L'olmo e la verde sposa
Vedi in florido amplesso accolti e stretti:
Vedi a l'ilice annosa
Attorcersi i corimbi giovinetti.
Deh! Se del roseo braccio
Cosí, bianca Neera, m'avvincessi,
E tra'l soave laccio
Il capo stanco io nel tuo sen ponessi,
Un lungo amore insieme
Giugnendo l'alme ognor, dolcezza mia,
Non altra gioia o speme,
Non altro a desiar lo spirto avria.
Non me non me dal fiore
Del caro labbro, fin di tutte brame,
Svegliar potria sopore,
Non cura di lieo, non dura fame.
Allor noi senza duolo
Il fato colga; innamorati spirti
Noi tragga un legno solo,
Pallido Dite, à suoi secreti mirti.
Di ciel che mai non verna
La ferma ivi berremmo aura sincera,
Sotto i piè nostri eterna
Rinascendo cò fior la primavera.
In tra i nobili eroi
Ivi à ben nati amor vivono ognora
L'eroine onde a noi
Mormora un suon d'esigua fama ancora,
E menan danze, e alterni
Canti giungono al suon d'alterna lira;
E sù germogli eterni
Zefiro senza mutamento spira.
Scherza con l'ôra incerta
Di lauri un bosco; de le aulenti frondi
Sotto l'ombra conserta
Ridon le rose ed i giacinti biondi.
A l'ombre pie d'intorno,
Non da rigidi imperi esercitato,
Sotto il purpureo giorno
Germina splende e olezza il suol beato.
Solinga ombra amorosa
Ivi oblia Saffo la leucadia pietra,
E pur languida posa
La tenue fronte su la dotta cetra.
Siede Tibullo a l'ombra
Ove docil dà colli un rio declina;
E di dolcezza ingombra
I sacri elisii l'armonia latina.
E noi, Neera, il canto
Dè morti udrem; noi sederem trà fiori
De l'asfodelo. Intanto
Mesciamo i dolci e fuggitivi amori.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Per amore di nostra madre,
    studiamo
    Per amore di nostro padre,
    studiamo
    Per amore di nostra sorella,
    studiamo
    Per amore di nostro fratello,
    studiamo

    Per amore di nostra madre,
    studiamo
    Per amore di nostro padre,
    studiamo
    Per amore di nostra sorella,
    studiamo
    Per amore di nostro fratello,
    studiamo

    Anche se le nostre case sono state bruciate
    per questo dobbiamo studiare
    Anche se le nostre case sono state bruciate
    per questo dobbiamo studiare

    I nostri villaggi sono ormai vuoti
    anche per questo dobbiamo studiare
    I nostri villaggi sono ormai vuoti
    anche per questo dobbiamo studiare

    Per amore di nostra madre,
    studiamo
    Per amore di nostro padre,
    studiamo

    Dobbiamo far sentire la nostra voce
    per poter imparare
    Dobbiamo far sentire la nostra voce
    per poter imparare
    Per amore del Darfur,
    per amore del Darfur,
    studiamo

    Per amore di nostra madre,
    studiamo
    Per amore di nostro padre,
    studiamo
    Anche se la scuola è distrutta,
    impariamo
    Anche se la scuola è distrutta,
    impariamo

    Preghiamo che
    i proiettili diventino gessetti
    e studiamo

    Per amore del Sudan,
    studiamo
    Per amore del Sudan,
    studiamo
    Per amore del Darfur,
    per amore del Darfur,
    studiamo

    Per amore di nostra madre,
    studiamo
    Per amore di nostro padre,
    studiamo.
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      Scritta da: Anna Alleva
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Compianto per Ignazio Sánchez Mejías - il sangue sparso

      Non voglio vederlo!
      Di' alla luna che si mostri;
      non voglio vedere il sangue
      d'Ignazio sopra l'arena.
      Non voglio vederlo!
      È spalancata la luna.
      Cavallo di calme nubi
      e circo grigio del sogno
      con salici in prima fila.
      Non voglio vederlo!
      Il mio ricordo si brucia.
      Avvisate i gelsomini
      di minuscolo candore!
      Non voglio vederlo!
      La vacca del vecchio mondo
      passava la triste sua lingua
      sopra un muso di grumi
      di sangue in terra versato.
      Ed i tori di Guisando,
      quasi morte e quasi pietra,
      mugghiaron come due secoli
      sazi di premere il suolo.
      No.
      Non voglio vederlo!
      Sale Ignazio sui gradini,
      tutta la sua morte a spalla.
      Andava in cerca dell'alba
      e l'alba non esisteva.
      Cerca il suo fermo profilo
      e il sogno lo disorienta.
      Il suo bel corpo cercava
      e trovò il suo sangue aperto.
      Non ditemi di vederlo!
      Non voglio sentire il getto
      che sempre più s'affioca;
      il getto che le tribune
      illumina e si riversa
      sopra il fustagno ed il cuoio,
      della folla sitibonda.
      Chi mi grida di mostrarmi!
      Non ditemi di vederlo.
      Non si chiusero i suoi occhi
      nel vedersi lì le corna;
      ma le terribili madri
      rizzarono allora il capo.
      Ed attraverso gli allevamenti
      corse un vento di voci segrete,
      a tori celesti gridate
      da mandriani di pallida nebbia.
      Non principe di Siviglia
      potrebbe essergli pari,
      né spada come la sua
      né cuore del suo più vero.
      Come un fiume di leoni
      il suo stupendo vigore,
      e come un torso di marmo
      la sua lineata saggezza.
      Aria di Roma andalusa
      gli dorava la testa
      dove il suo riso era un nardo
      di sale e d'intelligenza.
      Che gran torero in arena!
      Che buon montanaro ai monti!
      Quanto mite con le spighe!
      Quanto duro con gli sproni!
      Tenero con la rugiada!
      Che bagliore nella fiera!
      Quanto tremendo con l'ultime
      banderillas della tenebra!
      Ma ora dorme in eterno.
      Ora i muschi e l'erba dischiudono
      con loro dita sicure
      il fiore del suo teschio.
      E il suo sangue ora viene cantando:
      cantando per maremme e praterie,
      sdrucciolando su corna intirizzite;
      senz'anima vacilla nella nebbia.
      In migliaia di zoccoli inciampando
      come una lunga, oscura, triste lingua,
      per formare una pozza d'agonia
      presso il Guadalquivir del firmamento.
      Oh bianco muro di Spagna!
      Oh nero toro di pena!
      Oh sangue duro d'Ignazio!
      Oh usignolo delle sue vene!
      No.
      Non voglio vederlo!
      Un calice non v'è che lo contenga,
      non vi son rondinelle che lo bevano,
      non v'è brina di luce che lo geli,
      non di gigli v'è canto né diluvio,
      non cristallo che lo copra d'argento.
      No.
      Io non voglio vederlo!
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        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Mi chiedi chi ama davvero? Chi è in preda alle pene.
        E quale organo scherza quando il cuore è ansioso?

        La medicina che cura l'amore non si trova dall'erborista:
        resta un mistero divino al pari dell'astrolabio.

        Correte pure, insensati, rincorrendo passioni effimere,
        ma guai a voi se l'Amore regale d'improvviso vi ghermisce.

        Ma come pretendete che quell'Amore sia descrivibile,
        se spesso ci fa vergognare delle nostre stesse parole?
        Pensate che le parole ve lo rendano più presente,
        mentre quell'Amore è bello come Mistero inesplicabile?

        Certo, corre la penna mentre vergo queste sue lodi,
        ma se scrivo di quell'Amore la sua punta si spezza.
        Ecco, guai a scrivere sull'amore sublime!
        S'infrange la penna, e la pergamena si lacera.

        L'intelletto s'affanna, eppur non lo comprende:
        sì, solo l'Amore spiega quel suo mistero agli amanti.

        Potrebbe forse il Sole splendere senza Luce?
        O mia Lampada, se lo scorgi non distogliere lo sguardo.
        La sua traccia è resa manifesta dalle ombre,
        ma solo il suo splendore ha alito di vita.

        L'ombra induce al riposo, come le confidenze serali,
        ma quando il Sole sorge all'alba la Luna viene spaccata.
        Nulla al mondo ferisce più nel profondo,
        ma il Sole dell'Anima mia non tramonta e non ha passato.

        Il cielo di questo mondo ci mostra un unico sole,
        ma un cielo dai soli molteplici chi ci vieta d'immaginarlo?

        Eppure il Sole dell'Amata non s'interseca col firmamento:
        nessuno l'ha mai visto, né in astratto, né in concreto.
        È Amore d'Unione, essenza inconcepibile;
        non lo comprende l'intelletto, né lo coglie lo sguardo.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Ci sono due uomini nel mondo, che
          costantemente m'incrociano la strada,
          l'uno è colui che amo,
          l'altro colui che mi ama.

          L'uno è un sogno notturno
          e abita nella mia mente buia,
          l'altro sta alla porta del mio cuore
          ed io mai gli apro.

          L'uno mi ha dato un primaverile soffio
          di felicità che subito dispariva,
          l'altro mi ha dato tutta la sua vita
          e non è stato mai ripagato di un'ora.

          L'uno freme del canto del sangue
          dove l'amore è puro e libero,
          l'altro ha a che fare con il triste giorno
          in cui affogano i sogni.

          Ogni donna si trova tra questi due,
          innamorata e amata e pura...
          una volta ogni cent'anni può succedere
          che essi si fondano in uno.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Come il fiume che scorre

            Essere come il fiume che scorre
            silenzioso nella notte,
            senza temere le tenebre.
            Se ci sono stelle nel cielo, rifletterle.
            E se i cieli si riempiono di nubi,
            così come il fiume, le nubi sono d'acqua;
            riflettere anch'esse, senza timore,
            nelle tranquille profondità.
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