Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera ricca di fiori, appena cominciano a crescere ai raggi del sole, noi, simili ad esse, per un tempo brevissimo godiamo i fiori della giovinezza, né il bene né il male conoscendo dagli dèi. Oscure sono già vicine le Kere, l'una avendo il termine della penosa vecchiaia, l'altra della morte. Breve vita ha il frutto della giovinezza, come la luce del sole che si irradia sulla terra. E quando questa stagione è trascorsa, subito allora è meglio la morte che vivere. Molti mali giungono nell'animo: a volte, il patrimonio si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà; sente un altro la mancanza di figli, e con questo rimpianto scende all'Ade sotterra; un altro ha una malattia che spezza l'animo. Non v'è un uomo al quale Zeus non dia molti mali.
Che vita mai, che gioia senza Afrodite d'oro? Ch'io sia morto quando più non mi stiano a cuore l'amore segreto, i dolci doni e il letto: questi sono i fiori della giovinezza, desiderabili per gli uomini e le donne. Quando poi dolorosa sopravviene la vecchiaia, che rende l'uomo turpe e cattivo, sempre nell'animo lo corrodono tristi pensieri; e di vedere i raggi del sole non gioisce, ma è odioso ai ragazzi e in dispregio alle donne: così penosa fece il Dio la vecchiaia.
In questo preciso istante guardati le scarpe e posa quel cappello Questo che sentite è un crescendo d'archi suppongo settime aumentate ma forse è il solo tuo compito supporre settime aumentate, il tuo secondo lavoro, secondo solo al primo come per tutti gli uomini si, perché il vero mestiere dell'uomo è andarsene.
Il dono eccelso che di giorno in giorno e d'anno in anno da te attesi, o vita (e per esso, lo sai, mi fu dolcezza anche il pianto), non venne: ancor non venne. Ad ogni alba che spunta io dico: "È oggi": ad ogni giorno che tramonta io dico: "Sarà domani". Scorre intanto il fiume del mio sangue vermiglio alla sua foce: e forse il dono che puoi darmi, il solo che valga, o vita, è questo sangue: questo fluir segreto nelle vene, e battere dei polsi, e luce aver dagli occhi; e amarti unicamente perché sei la vita.
La mano è larga, onesta fino ad essere nodosa. Quando si stringe una mano così non si può mentire. È questo il saluto d'un uomo che lavorò onestamente. La mia mano nella tua mano tutti e due stringendo forte ci scambiamo queste parole: "Lavoreremo forte quest'anno. Anche quest'anno". Sono forse parole usuali ma senza infingimenti o menzogne. Sono un saluto dal cuore.
Bambine che si vendono sui marciapiedi. Bambini con la mano tesa al semaforo. Cani abbandonati. Uomini con le tette che si esibiscono sotto i lampioni. Uomini senza palle che vendono droga all'angolo. Bambini nei cassonetti e immondizie per la strada. Scippi, rapine e risse. Ragazzini che fumano e sputano sui muri. Vestiti tutti uguali e pensieri tutti uguali. Ubriaconi alla guida che vanno a tutta birra. Pensavo che lavando il parabrezza della mia auto tutto questo sarebbe sparito.
Qualcuno dovrebbe dirci, nel momento in cui la nostra vita comincia, che stiamo morendo. Allora potremmo vivere la vita al suo massimo limite, ogni minuto di ogni giorno. Fatelo! Io dico. Qualunque cosa vogliate fare, fatela ora! Ci sono solo alcuni domani.
O arcadi e romantici fratelli Ne la castroneria che insiem vi lega, Deh finite, per dio, la trista bega, E sturate il forame de' cervelli. Del vostro pianto crescono i ruscelli E i fiumi e i laghi sí che l'alpe annega, E stanco è il Gusto a batter chiavistelli A questa vostra misera bottega. Sentite in confidenza: i lepri e i ghiri Son lepri e ghiri, e non son mai leoni: Né Byron si rimpasta co' deliri, Né Shakespeare si rifà co' farfalloni, Né si fabbrica Schiller co' sospiri, Né Cristi e sagrestie fanno il Manzoni. Dopo tanti sermoni, O baironiani, o cristiani, o ebrei, Ed o voi che credete ne gli dèi, Lasciate i piagnistei; E, se più al mondo non avete spene, Fatevi un po' il servizio d'Origene.