Poesie d'Autore


Scritta da: Cheope
in Poesie (Poesie d'Autore)

Estate

È riapparsa la donna dagli occhi socchiusi
e dal corpo raccolto, camminando per strada.
Ha guardato diritto tendendo la mano,
nell'immobile strada. Ogni cosa è riemersa.

Nell'immobile luce dei giorno lontano
s'è spezzato il ricordo. La donna ha rialzato
la sua semplice fronte, e lo sguardo d'allora
è riapparso. La mano si è tesa alla mano
e la stretta angosciosa era quella d'allora.
Ogni cosa ha ripreso i colori e la vita
allo sguardo raccolto, alla bocca socchiusa.

È tornata l'angoscia dei giorni lontani
quando tutta un'immobile estate improvvisa
di colori e tepori emergeva, agli sguardi
di quegli occhi sommessi. È tornata l'angoscia
che nessuna dolcezza di labbra dischiuse
può lenire. Un immobile cielo s'accoglie
freddamente, in quegli occhi.
Fra calmo il ricordo
alla luce sommessa dei tempo, era un docile
moribondo cui già la finestra s'annebbia e scompare.
Si è spezzato il ricordo. La stretta angosciosa
della mano leggera ha riacceso i colori
e l'estate e i tepori sotto il viviclo cielo.
Ma la bocca socchiusa e gli sguardi sommessi
non dan vita che a un duro inumano silenzio.
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    Scritta da: Cheope
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Tremola poco lontano

    Tremola poco lontano la tua fragrante figura.
    Sarò dolce in questa notte fatata, di stella,
    lacrima e poesia; tra le mie mani si ribella,
    l'arancia che solo nella mia bocca matura.

    Pigro ti ascolto morire e quasi muoio sereno.

    Saluto con un cenno di cuore il tuo sorriso
    che guarda altrove, e deformandoti in viso,
    scivola una lacrima di cristallo sul tuo seno.

    La tua bocca s'apre a guisa di rosa e tace.

    Un cenno di primavera sembra verdeggiare
    nei tuoi occhi, come scoglio in calmo mare
    o brezza di vento tra le foglie, pianto di pace;
    che brucia tutto il resto che per me è natale;
    brucia il fuoco dentro se stesso nel movimento,
    solo una lacrima può redimere uno, dieci, cento
    errori che mi hanno visto sbagliare uguale.

    Ti vedo tra le sordide finestre del pensiero,
    uguale a mille baci di donna già assaporati
    allora, finiti già, ancor prima d'esser iniziati,
    persi nella notte di chi sono o di chi ero.

    E continuo a non capire tutto il tuo pianto di cera.

    Barcollo nella nebbia delle mie troppe risposte
    accompagnate poche volte, da domande poste
    male o mai poste, che di luce illuminano la sera.
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      Scritta da: Cheope
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Elegia XIX: andando a letto

      Vieni, mia Donna, vieni mio vigore sfida di ogni riposo,
      finché mi affanno resterò in affanno.
      Spesso il nemico avendo il suo nemico in vista
      dalla sola presenza vien fiaccato, anche se non combatte.
      Getta pur quel cinto che splende simile allo Zodiaco,
      ma che nasconde al mio sguardo un mondo assai più bello.
      Togli gli spilli dal pettorale cosparso di lustrini,
      così che gli occhi dei maliziosi vi si possono fermare.
      Slacciati, perché quell'accordo armonioso
      mi dice di esser già l'ora di recarsi a letto.
      Via quel busto felice, che invidio,
      perché può starti così stretto.
      E via la gonna che svela una tanto bella condizione,
      come quando dai campi fioriti l'ombra dei colli si fugge.
      Via il diadema tenace, ed esso mostri
      il diadema fluente dei capelli che da te si leva:
      e ora via quelle scarpe, posa il tuo piede libero
      in questo sacro tempio dell'amore, su questo soffice letto.
      In vesti così bianche che gli Angeli del cielo erano soliti
      essere accolti dagli uomini; Angelo, conduci insieme a te
      un cielo simile al Paradiso di Maometto; e sebbene
      cattivi spiriti biancovestiti passino, noi facilmente riconosciamo
      questi Angeli da uno spirito malvagio,
      quelli rizzano i nostri capelli, ma questi ci rizzano la carne.

      Dona licenza alle mie mani erranti, lasciale andare
      avanti e indietro, in mezzo, sopra e sotto.
      Oh mia America! Mia nuova terra scoperta,
      mio regno, più sicuro se solo un uomo lo domina,
      miniera di pietre preziose, mio Impero,
      come sono benedetto in questo mio scoprirti!
      Entrare in questi ceppi significa essere liberi;
      dove metto la mia mano sarà il mio suggello.

      Completa nudità! Tutte le gioie a te sono dovute,
      come le anime si separano dal corpo, così i corpi si devono spogliare
      per gustare la gioia interamente. Le gemme che voi donne usate
      sono come i miei dorati pomi d'Atlanta, davanti allo sguardo degli uomini,
      tali che quando l'occhio di uno stupido s'illumina a una gemma
      la sua anima terrena non vuole la donna, ma vuole i suoi beni.
      Come dipinti, o come gaie rilegature di libri
      fatte per i profani, così sono le vesti delle donne;
      in sè le donne sono libri mistici che solo noi,
      fatti degni della loro grazia, vediamo rivelati.
      E poiché io sono chiamato a conoscere tanto,
      liberamente mostrati come a una levatrice;
      getta via tutto, si, getta i tuoi bianchi lini:
      all'innocenza nessuna penitenza è mai dovuta.

      Per insegnarti, per primo ecco son nudo; allora dunque,
      per coprirti che altro ti occorre più di un uomo?
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        Scritta da: Cheope
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Psycocanto

        Caro mio, cosa fai tutto solo nel pollaio?
        - Le galline io ammiro per la loro maestà,
        quando placide ti guardano e ti fanno
        coccodè, coccodè, noi siam con te! -
        Caro mio, non ti vergogni? Cosa dici?
        - Dico che mi piace il gallo per la sua
        autorità. Osserva tutti con occhio
        obliquo e poi fa chicchiricchiii! -
        Caro mio, ti senti male? Un dottore
        ti ci vuole del cervello conoscitore.
        - A me piace molto l'uovo; la mattina
        me lo succhio in un baleno. Bene sto
        tutto il giorno, benedetto sia l'uovo! -
        Caro mio, tu sei matto! Più dell'uovo
        ti ci vuole una mazzata che ti faccia
        rinsavire. Anormale tu mi sembri!
        - Senti senti chi mi parla! Bacchettone
        conformista sempre più trasformista.
        Io di te me n'impipo; vacci tu
        dall'analista ché mi pari nichilista.
        Io amo polli e galli, embè, che te ne frega?
        Pensa un po' ai fatti tuoi
        che ai miei ci penso io! -.
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          Scritta da: Cheope
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Cobò

          Chicchicchirichi!... Chicchicchirichi!...
          "Ecco il dì".
          Cantano i galli di Cobò.
          Il vecchio Cobò è sul suo letto che muore
          fra poche ore.
          Povero Cobò! Povero Cobò!
          Ciangottano i pappagalli.
          Addio Cobò! Addio Cobò!
          E le galline:
          cocococococococodè:
          "oggi è per te"
          cocococococococodè:
          "Cobò tocca a te".
          Le tortore piene di malinconia
          si sono radunate in un cantuccio:
          glu... glu... glu...
          "non ti vedremo più".
          I cani si aggirano mesti
          con la coda ciondoloni, mugolando:
          bau... bau... baubaubò:
          "addio papà Cobò".
          E i gatti miagolando:
          gnai... gnai... gnai... fufù
          "Mai... mai... mai più".
          E le cornacchie:
          gre gre gre gre
          "anche a te, anche a te".
          Fissando il capezzale
          la civetta
          veglia e aspetta.
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            Scritta da: Cheope
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            Questa notte

            Vibrano corde stonate
            al pensiero di lei.
            Riverberi di specchio e stelle
            annegano nel mare
            della mia rinnovata solitudine;
            schiantano sui miei occhi
            stanchi bagliori, nuovi,
            tristi piaceri che l'anima rude schiude;
            antichi suoni,
            schiusi dalla porpora di stelle
            di cui si bagna mesta
            la mia pelle; questa,
            è la polvere stellare;
            lascia la scìa,
            mi sugge linfa vitale da bere dalla sorgente:
            la mia.

            Guardo il suo sguardo
            che nell'infinito oceano
            mi mostra le mille rotte,
            sono solo, io,
            questa notte
            e mille altre.

            Lacero in brandelli di seta e pianto
            il pensiero fugace; di lei.

            L'animo mio innamorato,
            è fallace
            dinanzi al canto inumano;
            è straziato. Tremola
            la mano levata verso il tuono,
            poco distante,
            in segno di sfida
            o forse di perdono,
            ma il gesto è insistente,
            non odo alcun suono,
            se non il pensiero
            d'un uomo che si pente
            d'aver intessuto di passato
            il suo presente,
            tanto d'aver finito
            con il vestire d'abito scuro
            ciò che poteva avere tra le mani ora;
            o in futuro.

            Ascolto solo l'urlo
            che mi accompagna,
            mi consola,
            questa notte sola
            o mille altre
            e altre ancora.
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              Edonismo puro

              Dolci
              le mani smaniose di proibito su di me torci
              piano;
              un filo di gemito m'accarezza le tempie,
              soffio leggero,
              gonfio è il pensiero mio
              nel ventre; un'impudica ebbrezza m'empie
              di getto,
              rosso di voglia il mio petto nudo,
              distratto dalla tua carnosa opulenza,
              s'agita sotto.
              Imploro clemenza, assaporo i tuoi gemiti,
              scostanti;
              linfa s'insinua in ogni poro lasciando distanti
              i gesti di mano e le colate d'oro pressanti,
              come acqua e diga in esplosione
              rallento dolcemente,
              lo sento lei mi sente mentre pigra
              la mia voglia latente lacera il mio ventre e grida.
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                Scritta da: Cheope
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                Incantatrice

                La mia rabbia per te non è sopita
                ma lo farà domattina;
                si ridesterà solo quando la tua carezza
                brucierà la mia pelle vergine.
                Avevo gli occhi chiusi dalle tue parole.

                Un tuo sguardo ha aperto la mia anima
                e l'ha lasciata finalmente volare sola.

                Da domani sarò solo schiavo di me.
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                  Scritta da: Cheope
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                  Il bambino di gomma

                  Melampo era un bambino
                  di gomma e cancellava
                  i passi che segnava
                  mettendosi in cammino.

                  Era di gomma rossa,
                  tondo come una palla,
                  e stava sempre a galla
                  nel bagno, e senza ossa

                  dolce, tenero, buono,
                  scendeva dalle scale
                  senza mai farsi male
                  saltando dal balcone.

                  A scuola era bocciato,
                  sempre il quaderno bianco!
                  Eppure era il più franco
                  a scrivere il dettato.

                  Scriveva e poi cassava
                  con la mano di gomma,
                  i numeri, la somma,
                  le lettere, e tornava

                  a scrivere, a cassare.
                  E sempre zitto rosso
                  con tutti gli occhi addosso
                  senza poter parlare.

                  O povero Melampo!
                  Un giorno, detto fatto,
                  saltò su di scatto
                  e si bucò la pancia.

                  Fischiò come un pallone
                  sgonfiato d'ogni affanno
                  e visse senza danno
                  tappando col bottone

                  il buco della pancia.

                  Visse nel tempo antico
                  Melampo - ve l'ho detto? -
                  Fischiò col suo fischietto
                  premendosi a soffietto
                  il disco all'ombelico.
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