Vibrano corde stonate al pensiero di lei. Riverberi di specchio e stelle annegano nel mare della mia rinnovata solitudine; schiantano sui miei occhi stanchi bagliori, nuovi, tristi piaceri che l'anima rude schiude; antichi suoni, schiusi dalla porpora di stelle di cui si bagna mesta la mia pelle; questa, è la polvere stellare; lascia la scìa, mi sugge linfa vitale da bere dalla sorgente: la mia.
Guardo il suo sguardo che nell'infinito oceano mi mostra le mille rotte, sono solo, io, questa notte e mille altre.
Lacero in brandelli di seta e pianto il pensiero fugace; di lei.
L'animo mio innamorato, è fallace dinanzi al canto inumano; è straziato. Tremola la mano levata verso il tuono, poco distante, in segno di sfida o forse di perdono, ma il gesto è insistente, non odo alcun suono, se non il pensiero d'un uomo che si pente d'aver intessuto di passato il suo presente, tanto d'aver finito con il vestire d'abito scuro ciò che poteva avere tra le mani ora; o in futuro.
Ascolto solo l'urlo che mi accompagna, mi consola, questa notte sola o mille altre e altre ancora.
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