Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Come tremavo un tempo tremo ora:
quel che m'innamorava m'innamora,
ed il pensiero che gemeva geme
ardo dal fuoco di bellezze estreme.
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Come tremavo un tempo tremo ora:
quel che m'innamorava m'innamora,
ed il pensiero che gemeva geme
ardo dal fuoco di bellezze estreme.
Più t'allontani e più mi sei vicina
bruciante e fresca come fuoco e brina,
aurora di un roseto che si sfoglia
ma che in me più potente rigermoglia
come per ricordarmi l'armonia
di un'Età senza giorni - o Creatura -
che rispecchi l'immagine futura
di un'immortalità ch'è Poesia.
Io questa sera sono poche ed arse
parole-essenze e m'è sorella qualche
immagine di santo che s'addorme
chiuso nell'ali delle fiamme alte:
e m'è compagna se non ninna nanna
l'espressione già lassa delle forme
di questa buia bellezza che dorme
sulle ginocchia della terra calma.
L'urgenza della luce nella mole
dell'anima riaffiora fin negli occhi,
ed ogni sguardo è un inno che ha del sole
la risonanza aurea... E ne trabocca
la sacra essenza in arcane parole.
M'uccidi ma il mio viso
ti resterà invetrato
nello sguardo.
Tagliente. Nelle notti
lacrimeranno le palpebre
inchiodate.
Io ti dico parole e tu non vuoi
ascoltare e ti chiudi nel cappotto
Non sapevo il dolore d'esser muta
il dolore di piangere e gridare
senza voce
di battere coi pugni
contro un muro danzante di sorrisi.
Nella sera il tuo seno fra le foglie
il suo bianco dischiude di gardenia
assetata in attesa della notte.
Insonne la gardenia distillava
nel palmo della notte il suo veleno
mentre il cielo piangeva le sue stelle
e la luna contava i moribondi.
Ti vidi ridere sola
nella notte. Sgusciare
dalla tela ruvida
le mandorle del seno.
Si ruppero le stelle
mentre la luna pregna deformata
sbirciava tra le barche
bisbigliando
dissennati rancori, lamentele.
La luna tralcio a tralcio rotolava
sulla vigna tremante di paura
partoriva conigli topi scorpioni
e noi stretti nascosti dietro il muro
la sentimmo guaire come un cane.