Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
La luna tralcio a tralcio rotolava
sulla vigna tremante di paura
partoriva conigli topi scorpioni
e noi stretti nascosti dietro il muro
la sentimmo guaire come un cane.
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La luna tralcio a tralcio rotolava
sulla vigna tremante di paura
partoriva conigli topi scorpioni
e noi stretti nascosti dietro il muro
la sentimmo guaire come un cane.
Un altro giorno s'annega all'orizzonte
il crisantemo del sole tra gli scogli
marcisce. Nei tuoi capelli
un'altra notte s'addensa nera di pioggia
ti riga il collo
mi piange fra le dita.
Il poeta, lui solo, ha unificato il mondo
che in ognuno di noi in frantumi è scisso.
Del bello è testimone inaudito,
ma esaltando anche ciò che lo tormenta
dà alla rovina purezza infinita:
e persino la furia che annienta si fa mondo.
Dio mi chiama, virgulto
mentre porto le vene giù nel mondo
fino a che si corrompano di terra.
Dio mi chiama a che canti altrove un grido
ed un sibilo ardente di vendette.
Dio che vuole i miei gemiti e la furia
mi raggela se tento mille mani
mettere la mia polvere di zelo.
Mai vidi uomo così irsuto e bruno
portatore di dura adolescenza,
dolce all'impatto con le cose pure
ché tu sei sempre casto e benedetto
dentro l'ansito grande dei tuoi occhi
ché somigli a tua madre nell'andare
nell'incedere puro nella scienza
e non ardisci di chiamare uomo
colui che non si getta la colata
di questa verità nella figura
Io ti ammiro e ti sento, una cascata
di forsennate e ripide parole
e il tuo silenzio pieno di coraggio.
Mi mancano le nostre conversazioni papà,
nei lunghi pomeriggi nella città straniera,
nell'abisso del silenzio in cui sei caduto
non riesco a trovare più te e me stessa.
Ci sono giorni in cui ti parlo e ti parlo
nella stanza d'ospedale senza finestre,
chissà quanti baci ti ho dato, nella vita
non te li ho mai regalati, probabilmente.
Papà ascoltami, è vero tutto ciò che dico,
anche questa lacuna infinita nei giorni,
finché ti sussurro che il tempo è brutto,
è così cupo, fa freddo e piove fuori.
Non posso raccontarti che c'è un bel sole,
che nascono vite, che i fiori stanno sbocciando,
perché tu adoravi la primavera, ma adesso
in questo letto sei rimasto imprigionato.
Fuori e nella mia anima piove.
Dentro di noi siamo ancora bambini
anche se i capelli diventano grigi.
Spesso i nostri sogni non conoscono
ragione, sono audaci. Escono da noi,
superando tutti i limiti e i confini.
Dentro di noi siamo ancora bambini,
vogliamo le ali, sogniamo di volare.
Ma nella notte il vello della follia
cade e nel buio ascoltiamo i lamenti
del nostro corpo vecchio e spossato.
Amicizie che si legano e si slegano
come i lacci delle proprie scarpe,
ti lasciano in mezzo a della strada
e tu all'improvviso provi disagio.
Ti chini a terra per allacciarle
sistemarle e ti rendi conto, un attimo dopo,
che è meglio non fidarsi e a piedi
scalzi continuare il tuo percorso.
Scende la calda sera d'estate,
sulla rumorosa allegria
e il silenzio si fonde con le ombre vellutate,
e solo palpiti inquieti turbano la pace della casa vuota,
abbandonata,
per un bagno caldo di sole,
per il sapore di sale.
Il silenzio mi abbraccia dolcemente,
e i sogni si accendono con le stelle,
immergendosi in sé,
e sto con me stessa
in armonia divina,
nelle calde notti d'estate,
tra le braccia del silenzio.
La mia poesia è un soffio dell'anima,
è come pollini di sole,
che brillano
e si avventurano nel cielo.
È un arcobaleno d'ispirazione
che dopo il triste pianto del cielo
solare sfavilla.
La mia poesia è un intreccio
di parole e sentimenti,
un fior di canto alla natura,
alla vita e all'amore.
Ah! non posso dire con sincerità
quello che nascondo nel fondo del cuore,
che appesantirebbe le leggere parole
che cadono per terra
spezzando in mille frammenti
di lacrime.