Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

Insonnia invernale

La mente non può dormire, può solo giacere sveglia,
ingolfata, ad ascoltare la neve che si aduna
come per l'assalto finale.

Vorrebbe che venisse Cechov a somministrarle
qualcosa- tre gocce di valeriana, un bicchiere
d'acqua di rose- qualunque cosa, non importa.

La mente vorrebbe uscire di qui
fuori sulla neve. Vorrebbe correre
con un branco di bestie irsute, tutte denti,

sotto la luna, in mezzo alla neve, senza
lasciare traccia, neanche un' impronta, nulla.
E' malata, stasera, la mente.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Letti disfatti

    Amano le stanze ombreggiate,
    le carte da parati consunte,
    le crepe nel soffitto,
    le mosche sul cuscino.

    Se ti viene la tentazione di allungarti,
    non essere sorpreso,
    non farai caso alle lenzuola sporche,
    al raschio delle molle arrugginite
    mentre ti metti comodo.
    La stanza è un cinema buio
    dove si proietta
    una pellicola sgranata in bianco e nero.

    Un'immagine sfuocata di corpi svestiti
    nel momento della dolce indolenza
    che segue all'amore,
    quando il più malvagio dei cuori
    arriva a credere
    che la felicità può durare per sempre.
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      Scritta da: Gaetano Ferrieri
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      Oscurità

      Modello il tuo viso,
      dalla tua voce,
      conosco la bellezza del tuo corpo,
      dal tuo respiro,

      Vedo l'immensa natura,
      dal passaggio del vento,
      incontro la maestosità del Mondo,
      dal sogno dell'infinito.

      Sento i tuoi passi,
      nel tuo silenzio,
      racchiudo l'Anima è buio,
      mi dà forza, gioia, serenità.
      Composta lunedì 5 luglio 2010
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        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Apro la sigaretta
        come fosse una foglia di tabacco
        e aspiro avidamente
        l'assenza della tua vita.

        È così bello sentirti fuori,
        desideroso di vedermi
        e non mai ascoltato.

        Sono crudele, lo so,
        ma il gergo dei poeti è questo:
        un lungo silenzio acceso
        dopo un lunghissimo bacio.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          L'anno dei ritratti a encausto

          Rientravo dall'aver piantato altri alberi.
          Tutto sudato, crollai di traverso sul divano.
          Al tavolo da pranzo sedevate tu e Clare,
          cantando, come fate, in armonia
          che pure io sento bella
          – soprano e mezzo soprano,
          per quel che ci capisco. Mi hai fatto
          l'occhietto e, col viso in liquefazione,
          il mio aspetto doveva esser quello dell'anno
          in cui dipingesti tutti i nostri ritratti,
          amorevolmente, con finezza squisita,
          su piastrelle ceramiche, a olio che non secca,
          uno o al più due colori alla volta,
          e li portasti in paese, inclinati, non asciutti,
          in plastici contenitori da gelato.
          Era pittura a encausto,
          la fotografia dell'antica Roma,
          che si sviluppa per successive cotture
          finché vive, libera dal tempo, trasposta
          dietro uno smalto prima assente.
          Facesti poi qualche piastrella figurata
          per il camino a mosaico, e smettesti.
          Hai vero talento per l'arte. Ma è strano:
          non ti trascina. Non è la tua ossessione.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Sul tavolo

            Ci terrei a precisare che ho comprato
            questa tovaglia
            con il suo semplice disegno ripetitivo
            di fiori viola scuro non menzionati
            da alcun botanico
            perché mi ricorda quel vestito stampato
            che indossavi
            l'estate che ci siamo conosciuti (un vestito
            – hai sempre sostenuto –
            che non ti ho mai detto che mi piaceva).
            Bè, mi piaceva, sai. Mi piaceva.
            Mi piaceva un sacco, che ci fossi tu dentro
            oppure no.

            Come è potuto uscirsene così in silenzio
            dalla nostra vita?
            Detesto (proprio detesto) l'idea di qualche
            altro sedere
            che faccia svolazzare a sinistra e a destra
            quelle pesanti corolle.
            Detesto ancor più immaginarmelo sgretolarsi
            in una discarica
            o fatto a brandelli – un pezzo qui che pulisce
            un'astina dell'olio
            un pezzo là intorno a una crepa in un tubo
            di piombo.

            È passato tanto tempo ormai, amore mio,
            tanto tempo,
            ma stanotte proprio come la nostra prima
            notte sono qua,
            la testa leggera tra le mani e il bicchiere
            pieno,
            che fisso i grossi petali sonnolenti fino
            a quando si mettono in moto,
            amandoli ma con il desiderio di sollevarli,
            di schiuderli,
            persino di farli a pezzi, se questo è quanto
            ci vuole per arrivare
            alla tua bellissima pelle, desiderosa,
            calda, candida come la luna.
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              Da lontano

              Qualche volta, piano piano, quando la notte
              si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio,
              e non c'è più posto per le parole
              e a poco a poco si raddensa una dolcezza intorno
              come una perla intorno al singolo grano di sabbia,
              una lettera alla volta pronunciamo un nome amato
              per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo
              nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato.
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