Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

La poesia che non ho scritto

Ecco la poesia che volevo scrivere
prima, ma non l'ho scritta
perché ti ho sentita muoverti.
Stavo ripensando
a quella prima mattina a Zurigo.
Quando ci siamo svegliati prima dell'alba.
Per un attimo disorientati. Ma poi siamo
usciti sul balcone che dominava
il fiume e la città vecchia.
E siamo rimasti lì senza parlare.
Nudi. A osservare il cielo schiarirsi.
Così felici ed emozionati. Come se
fossimo stati messi lì
proprio in quel momento.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Se della mia voce

    Se della mia voce potessi liberarmi
    per attorcigliare la tua gola alla mia
    e solo usare quell'oceano
    formato dalle tue parole che nettare sono
    per la mia lingua di orfano di vedovo di straniero
    Se smettere potessi d'essere assente
    per trasformare la tua anima nella mia patria
    lasciandoti sentire per una volta
    l'impatto mortale del mio silenzio
    In fondo altro non sono che il ricordo della tua voce.
    Ogni volta che mi rifiuti
    finisci di partorirmi.
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      Holderlin vecchio

      Solevo, da giovane, gaio ridestarmi al mattino
      con la rugiada, e m'attristavo alla caduta del giorno.
      Ora al levarmi la bianca discesa maledico
      che ogni radice rinfresca, e vorrei che le mie palpebre
      fossero morte serrande giù tratte dal peso infinito
      del mondo minerale. Ed è strano davvero che la sera,
      quando le ombre distese giacciono come fieno tagliato,
      in questa pazza età mi rallegri, e la mia anima canti
      vividamente ardendo nel centro di un cielo gelato.
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        I piccoli oggetti

        I piccoli particolari della casa:
        il filo sullo scendiletto trasandato,
        il cerino per terra,
        la cenere
        che posa sulla mattonella la sua fragile trama,
        l'unghietta tagliata del bambino
        accanto alla scarpa,
        fanno piacere agli occhi che senza badarci
        collezionano immagini di oggetti che non servono.
        Per quel filo si ama di più la madre,
        ci si ricorda del padre
        per il cerino e la cenere,
        e del bambino per l'unghia e le scarpe.
        Piccoli oggetti che si spazzano, che nessuno raccoglie,
        estremamente importanti, ci ricordano
        le piccole contrarietà della vita
        e poveri piaceri piccolissimi.
        Composta lunedì 5 luglio 2010
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          Un freddo vento australe
          scompiglia i rami ai tigli,
          sembra che vi s'impigli,
          per guardar qui, la luna.

          Io scrivo alla mia bella
          che mi ha abbandonato
          e la mia lunga lettera
          la legge anche la luna.

          La luce sua silente
          scorre di riga in riga.
          Io piango, e cosi scordo
          preghiere sonno e luna.
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            Perché l'età ne'nvola
            il desir cieco e sordo,
            con la morte m'accordo,
            stanco e vicino all'ultima parola.
            L'alma che teme e cola
            quel che l'occhio non vede,
            come da cosa perigliosa e vaga,
            dal tuo bel volto, donna, m'allontana.
            Amor, ch'al ver non cede,
            di nuovo il cor m'appaga
            di foco e speme; e non già cosa umana
            mi par, mi dice, amar...
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              Il tuo corpo tagliato
              da una lama di luce –
              per metà carne,
              per metà ricordo.

              Illuminazione obliqua,
              il grande letto
              intero,
              il tepore lontano,
              e la coperta rossa.

              Chiudo la porta,
              chiudo le finestre.
              Vento con vento.
              Unione inespugnabile.

              Con la bocca piena
              di un boccone di notte.
              Ahi, l'amore.
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                Sarà forse una stella?

                Stelle numerose, come quelle del firmamento,
                sabbia innumerevole, come quella in riva al
                mare.
                Luccicano le cose splendenti,
                soffrono da sole quelle solitarie.
                Lo splendore della sua stella penetra nella
                carne.
                Attendo
                il momento in cui possa dire "Splendo".
                Acqua immensa, galleggia sul deserto, mentre
                la sabbia diventa il suo corpo,
                fino a quando non si trasforma in vento
                che soffia tra i granelli di sabbia.
                Si affanna ad amare le proprie bugie,
                fino a quando non le vede più.
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                  Il plenilunio

                  Niente, non aspetto più niente da te, cielo,
                  Dovunque mi aggrappi cado con fragore
                  Dal tuo tetto d'aria colmo di conchiglie
                  Dal mazzo arrugginito delle tue stelle;
                  Una luna spropositata sorge in me
                  S'ingrossa minacciosa sui miei crinali
                  Sorgerà un plenilunio a frantumarmi.
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                    Insonnia invernale

                    La mente non può dormire, può solo giacere sveglia,
                    ingolfata, ad ascoltare la neve che si aduna
                    come per l'assalto finale.

                    Vorrebbe che venisse Cechov a somministrarle
                    qualcosa- tre gocce di valeriana, un bicchiere
                    d'acqua di rose- qualunque cosa, non importa.

                    La mente vorrebbe uscire di qui
                    fuori sulla neve. Vorrebbe correre
                    con un branco di bestie irsute, tutte denti,

                    sotto la luna, in mezzo alla neve, senza
                    lasciare traccia, neanche un' impronta, nulla.
                    E' malata, stasera, la mente.
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