Scritta da: Antonio Belsito
in Poesie (Poesie d'Autore)
Pali
vestiti di neve
e sopra passeri
ghiacciati giacciono
come sentinelle
d'un tempo
controverso
di occhi sbarrati.
Commenta
Pali
vestiti di neve
e sopra passeri
ghiacciati giacciono
come sentinelle
d'un tempo
controverso
di occhi sbarrati.
E poi ci sono quell'uomo e quella donna che non si sono mai lasciati, perché nulla ha distrutto il loro amore. Sono quegli uomini e quelle donne che hanno anteposto sempre l'altro o l'altra a se stessi. Sono quelle anime libere che restano in eterno legate, a percorrere chilometri di anni assieme per poi ritrovarsi, davanti ad un tramonto, ancora mano nella mano. E poi ci sono anche quell'uomo senza più quella donna accanto e viceversa, spettatori della vita che li attende dentro solitudini che fanno male, all'interno di ricordi capaci di far scendere lacrime fino ad arrivare al pavimento per poi svanire. Sì, ci sono ancora uomini e donne che conoscono l'amore, altri che lo hanno conosciuto e che aspettano, proprio davanti a quel tramonto, un segno che li faccia nuovamente volare. Dolcemente andare.
Mi vedi, così livida?
Torno alle onde d'un Cielo denso
come pescatrice di mari inesistenti.
Ho i segni di ami uncinati
bucarmi la bocca baciata.
Ho il tetto spiovente di pioggia
carica d'asciutto ed arido
ché l'umido m'ammuffisce dentro
da dove la tempesta mi parte
donandola all'alto,
ma l'Alto non risponde
e mi si reclina la testa indietro
ad invocare strenuo appello
fintanto che, curva, abdico.
Sono livida, in questo Nero.
_Adesso.
Come piuma caduta da ali di Signore Scuro
carpirmi
e volo e schianto
e nello schianto possederlo
e nel volo possedermi.
Uomo infimo spazio
estratto di pensieri e di parole
dalla terra nuda prendi il pane
sulla corda sottile tra due semi
che acquistano dirupi e incombenze
abbandonati a travasare l'ombre.
Uomo incontentabile predone
che gioca d'azzardo con le leggi
come infedele a mantenere
il patto che ti ha
preso per mano affidandoti
le chiavi del pianeta
nonostante Giuda abbia tradito,
uomo che calpesta
le briciole affamate,
naufrago aggrappato alla carena
lasciato sprofondare nel silenzio,
Uomo che corri forte
arrampicato al cuore del talento
sui gradini avanzati
capace di toccare
la pelle delle note
dell'intricata rete
che avvolge il globo
dove puoi parlare
in mille lingue di una voce sola...
dove vai?
Dalla tua massa provocante
lento velours cade spogliandola;
seta sotto l'incanto è ora svelata.
Enigma tra il paesaggio, che natura crea
dove hai i colori della terra scura?
Nella tua chioma si rivive il sentiero
e l'ascesa è solo il cielo azzurro,
che ricade come frammento di stella
nei tuoi occhi lucenti.
Bianco della neve sulle tue spalle,
onde s'incurvano sul tuo seno,
mentre danzi tra esse.
Bellezza nuda che non bramo ma venero,
quel rubino vermiglio che amanti baciano
è la tua bocca!
Mani più leggiadre delle ali di colomba
e tutta risplende,
sotto l'ombra delle fronde,
dove alte cime hanno protetto
tutto l'incanto del lago.
Lì, dove giacciono i desideri, niente conosce tregua.
Nel silenzio della notte, nella mia mente il tuo pensiero batte prepotente.
Senza pace, né sosta, ogni pensiero mi assesta un colpo,
ogni palpitazione mi infligge un graffio.
A questa dolce sofferenza ribellarmi non m'è concesso.
Chiudendo gli occhi, la ragione suggerisce un artifizio.
Immaginandoti a me vicino,
nessun dolore è più conosciuto,
lentamente, fino al mattino,
l'inganno alla mente è così compiuto.
Evanescenti oggetti, smarriti in quell'angolo della mente,
riemergono dal buio rilucenti come diamanti.
Ciò che ferma lo sguardo non interrompe il sogno,
così che quel pensiero perso s'alimenta ogni giorno.
Li percepisci, ne immagini la bellezza, ne assapori l'emozione,
sono ombre di memoria fuori da ogni finzione.
Ti ritrovi così diviso tra realtà e un tempo sconosciuto,
con nel cuore fiamme che mai avevi combattuto.
Come strade amiche che mai nel tempo si scorderanno,
sono i ricordi, incontri alla tavola dell'animo che persistenti riaffioreranno.
Tu, uomo sedato da un ambiguo modello,
che lotti nel fango bramoso di successo,
dai potenti sacrificato come agnello
orfano del cuor tuo ormai soppresso,
sempre pronto a giudizi severi,
corri nudo e senz'affanno,
inseguendo i tuoi ricchi averi,
nei bui labirinti dell'inganno.
E mentre veloce vai, piatto egoista senza eguali,
distratto dall'Ego e da bravi chiromanti,
tronfio delle tue labili emozioni virtuali,
dispensando bugie accomodanti,
noti, correndo, i miei strani occhi spogli:
fissando quelle grandi e folli orbite brulicanti,
prima rallenti e poi ti fermi, quel brivido raccogli,
supponente poi mi giudichi e spregevolmente vai avanti.
Giro sperso nella città, con occhi spenti e un velo di tristezza.
Ma l'illusione che potrei incontrarti accende ogni speranza.
Trovarti tra i mille volti che affollano queste immense strade,
nelle mattine fredde d'inverno o tra la calda luce d'estate,
tuffarmi nei tuoi profondi occhi, incrociare il tuo viso,
vedere le tue labbra muoversi accennando un sorriso...
Ma l'illusione è vana, lo stesso sole mai ci afferra,
siamo alberi lontani seminati in questa sterminata terra.
Le nostre foglie mai si confonderanno ad ogni soffio del vento,
abbiamo solo profonde radici, fatte d'empatia e sentimento.
Ovunque sei, il tuo ricordo sempre aleggia,
alimenta felicità, sorrisi e anche qualche lacrima,
la memoria è la nostra terra, la poesia la nostra pioggia,
le mie radici saranno legate per sempre a quelle della tua anima.
Chissà se ricordi ancora,
sembra ieri o qualche giorno fa.
L'imprudenza di scriverti con una scusa vuota,
per viaggiare nel tempo e riportarci a quell'età.
E quel treno già fuggito, l'ho ripreso,
nella mia piccola valigia stavano dolci ricordi e parole,
sogni che parlavano d'amore frainteso,
tra un arcobaleno e le poesie di un libro sotto il sole.
T'incontrai per sbaglio, il saluto un azzardo,
ma ancora oggi quel pomeriggio non lo scordo.
Complicità dentro le nostre poche parole di fumo,
un veloce bacio di cui sento ancora il profumo,
e il mattino che dalla notte si fece tentare,
nel freddo e tra le luci di Natale,
l'emozione del nostro incontro mi tenne sveglio,
mentre scrivevo poesie in un vecchio foglio.
E adesso tra quelle mute righe che riguardo,
come buio e luce, leggo i tuoi sorrisi e tuoi tanti no,
tu la chiami nostalgia, ma non ho dimenticato il ricordo
di quell'unico abbraccio che la vita mi cambiò.
E adesso che non sei qui, il tempo veloce va
ai confini di questo spazio resterò.
Sola, ogni tua parola dentro al mio cuore fremerà.
Luce che danza, nel silenzio del buio ti aspetterò.