Scritta da: Mariella Buscemi
in Poesie (Poesie d'Autore)
Ho il cuore
venuto meno
per suo stesso battito
Sepolto
nel feretro del dolore
e
ricoperto
dal drappo s_cucito
delle macerie
Mas_sacro.
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Ho il cuore
venuto meno
per suo stesso battito
Sepolto
nel feretro del dolore
e
ricoperto
dal drappo s_cucito
delle macerie
Mas_sacro.
Fingi incredulità,
più niente ti nasce dentro,
raccogli un po' di polvere
e fingi di essere vivo,
non l'arte né il calore
potranno sciogliere
quello che ti rimane
nel cuore.
L'infelicità mia è un debito...
Mentre lei è così viva, così intensa,
mi ricorda un bel paesaggio segreto
il suo corpo, il suo viso,
è il mistero che da sempre
ho sognato sin da quand'ero bambino;
ma la sua voce,
ahimè che suono,
così gentile al punto tale da farmi paura,
a tal punto che dopo un suo bacio,
non si sappia più neanche parlare:
ma se vedeste le labbra,
anche mute, sono un percorso,
agili e così perfette,
dove si può curare ogni ferita passata,
e l'ombra di ogni respiro,
è piena di tutto ciò, che di più sottile,
rende ogni persona,
vittima di una straordinaria bellezza:
Lei è così,
diversamente non l'avrei mai amata.
Se fossi un pupazzo mi calamiterebbe un mondo di cartone e sprofonderei nella tonalità di ogni colore.
Vagherei tra tessuti e plastiche nell'imperturbabile essenza che diverte.
Mi perderei, in acrobazie, tra le mani di giocolieri.
Sarei lo schianto a ogni caduta o il volo a ogni lancio.
Diverrei pioggia tra la pioggia o sole tra il sole ma, anche, sasso tra i sassi o rifiuto tra i rifiuti.
Sarei cosa in me o "compagno" o, ancora, "avversario" nella fantasia degli altri.
Solo senza soffrire di solitudine.
Insensibile senza patire la sensibilità.
Egoista senza sapere dell'altruismo.
Asettico senza necessità di un sorriso o di una lacrima.
Morto senza vita.
Privo.
Sì, privo senza capire il "vuoto".
Stringevi tra le labbra
Parole senza voce,
Mostravi negli occhi
Silenzi mai scritti,
E lettere pensate
Vissute, mai spedite
Anime senza corpo.
Eri lì, che ti guardavo,
Che ti ascoltavo lontano,
Senza sapere dov'ero,
T'amavo.
Sei qui, ricordo e pensiero,
Ti stringo tra le labbra
Nel mio silenzio,
Rivedo nei tuoi occhi
Non so più chi sono:
Da me a te, da te a me
Perdersi, guardarsi, ritrovarsi
È un tempo infinito.
Sono spaccata
nel senso dell'avanti e dell'indietro
del sonno e della veglia
doppio indivisibile
sovrapposto
alternabile.
Il primo e il secondo
tra torace e scapole
glutei e seni
tempo e colpo
metà ed intero.
Sono infiltrata
negli spazi di mezzo
di emozioni gemelle
ed umori siamesi.
La carità che ho verso il mio dolore
raggiunge lo stato di santità di certi martiri.
Nei regni altissimi del mio inferno
trovo la Parola
e l'espiazione delle colpe
ché mi pento e mi dolgo
per ciò che ho commesso.
All'altare
sono chiamata per lo spreco
lo svilimento
la dissoluzione.
Ornamenti di fiori avvizziti
nell'atto dell'essere colti.
Al mattatoio della mia coscienza
sotto la pressa del rimpianto
le illusioni sono soffitti a volta.
Truppe e milizie attaccate ai nervi fragili
di un assassinio premeditato
stilettate mirate al centro dell'anima.
È il disarmo delle mie ali.
Ogni mattina è nuda,
e mi ruba la vita.
È bello scriverti
appena sveglio;
non ti posso vedere,
ma ti considero mia.
Il tempo ha scritto una poesia
che sfocia
nella pallida gioia di colori
che l'autunno semina nei campi,
i versi che escono
dalle grate della realtà
tornano nei ricordi ad ascoltare
sprazzi di cielo limpido
quando la primavera
carezzava i sogni
con le mani.
Ora s'affaccia inverno
col rigore,
il carico di sole maturato
con la spesa degli anni
è un prezzo troppo alto,
non è gratificato dalla merce
quando i piedi
che hanno imparato a correre
ora hanno bisogno di stampelle
per reggersi...
una qualche dolcezza
oggi compare
un tramonto dorato
al mio orizzonte
sospesa a un qualche accenno
che sa cullare il cuore
tra le sue braccia morbide
come l'illusione.