Mi vaporizza tra le tempie insieme all'impressione dell'eterno. S_confino i miei limiti e guardo alle iridi cadenti in pezzi di cielo. Tra le nervature delle foglie, il volo di rondine. Ad occhi chiusi e mano sul cuore, così voglio sentirti, con voce tra i rami ed accenni di sole. Snaturarmi in evanescenza per morir la morte, ché sembri ancora qui quando i polmoni s'aprono e si spaccano per contener il mio ed il tuo respiro. Incontro le tue braccia nell'aria quando s'increspa col freddo ed allora, ci vuole il caldo e lì ti ritrovo. Sei nel remoto, ma le narici mi dicono che sei nel presente. Stagioni di chiaroscuri, tra gli umidi ed i freddi, i bui di certe albe che sono peste più delle notti dove la solitudine acceca, ma non illumina. Vivo d'onirico il mio reale per sgravarlo di zavorra e rendo vero il mio sonno, ché stringerti lì è più probabile. Dove sto smarrendomi, giungi senza spaventarmi.
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