Belle Poesie d'Autore da leggere


Scritta da: P. Metallo
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il sole

Tramonta il sole per poter risorgere,
cura le sue ferite, senza farsi accorgere.
Dietro le nuvole, nasconde quel sorriso spento,
come la fiamma di una candela spenta dal vento.
L'alba di un nuovo giorno, attende con costanza,
ignorando chi gli augura il peggio con arroganza.
Ricomincia da sé, quando cade giù,
quando lo feriscono e non ce la fa più.
Ricomincia da sé, per poter di nuovo amare,
non c'è punto migliore per poter ricominciare.
Ricomincia da sé, perché nessuno può spegnere,
ciò che di natura è nato per splendere.
Composta venerdì 18 settembre 2020
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Il nostro è un sacrificio di piacere.
    Gettiamo a un vento solidificato
    i nostri versi, ancora animaleschi,
    preghiamo entrino dentro una parete
    d'ascolto vigilante, muri e muri
    senza finestre in cui sia accesa luce
    ché dica al nostro soffio "benvenuto"!
    Esiliati all'origine patiamo
    del nostro non potere esser compresi,
    ma sappiamo di una celerità,
    acqua che irrotta spegne il labor flammae, frustrati nella tensione captante
    resti celesti, un altrove dannato.
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      Scritta da: P. Metallo
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Un fiore nella roccia

      Un fiore che nasce da una roccia,
      contro ogni prospettiva, sboccia.
      Lotta insistentemente contro il destino,
      guardando chi voleva ferirlo, come un aguzzino.
      Nessuno può spegnergli quel sorriso,
      nessuno può cancellarlo dal suo viso.
      Un fiore che nasce da una roccia,
      dall'acqua, prende ogni sua goccia.
      Cresce sulla base di se stesso,
      non cerca altrove il suo riflesso.
      Accetta ogni sconfitta, non si stende,
      alza la testa al mondo e si riaccende.
      Quel sorriso, è sicurezza e determinazione,
      è un sole che splende in mezzo a un alluvione.
      Composta martedì 8 settembre 2020
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Inginocchiàti all'ascolto del tempo
        noi stessi resi orecchie abbiamo atteso
        che le dita diventassero labbra,
        che senza essere ferita il sangue
        fosse soltanto inchiostro, ineluttabile
        ebbrezza sulla sobrietà di un fondo
        d'osso a specchio di un cuore - l'estraniato! - abbiamo fatto un sacrificio al dio
        della parola sul mai consumato
        altare della impubblicazione.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Torno lupo alla vetta delle ore
          a ululare un'insonnia senza fine,
          spolpo ancora la carogna lunare,
          briciole o becchi di avvoltoi, le stelle,
          le lascio sparse a un campo sterminato,
          universo di ceneri e carboni:
          sono nel bosco ovunque anche là dove
          è strada di cemento continuata,
          sono fremito di paura e angoscia,
          protezione di un manto di altro sonno:
          è corruzione adeguarmi alla luce,
          al vino compiaciuto nel colore,
          dalla rocciosità porosa scorre
          emorragia di raggi intamponabile.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Seguo il dirottamento delle ossa,
            la cui essenza di abito di sposa
            si fa poi gesso arreso alla lavagna
            compattissima dell'oscurità.
            Mi innalzo sulla vetta dei miei sogni,
            sul teschio abbandonato dal pirata
            di una veglia andata a razziare altrove
            gli opposti dal silenzio. Il mare è vento,
            aborto e addio al liquido amniotico,
            tutto recede e tende all'astrattezza.
            Torno alla veste di frutto maturo,
            non voluto provare da nessuno.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Spezza, fratturazione della luce
              dell'uovo solo albume della Luna
              in bocca a un buio atrocemente folle,
              corre chilometri, lo sanno i passi
              anche se mancano misurazioni -
              i tuorli ritrovati nei lampioni -
              le palpebre solleticate prudono -
              dentro è il sonno, rituffati nel letto,
              lungo il russare armonico del sangue
              e sotto le lenzuola delle ossa
              il sogno di un cuore ch'oblia il suo battito abiura la sua atavica stancante
              funzione di orologio - l'invedibile! -
              fuori è tempesta della solitudine! Grattugiamento, eternità penosa,
              perimetri che sentono prigioni
              da cui evadono, riflessi in silenzio,
              borbottii indistinguibili che scendono
              fino a un'altra cattura: Il mare... il mare.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                L'effimero, perversione d'eterno,
                gli istanti, bellamente trafitture,
                il sole fatto a pezzi versa lacrime
                di immobile memorabilità,
                il mento ed il ginocchio d'orizzonte
                fino al piede del fondale - caduti
                i riflessi, linguaggi imperdonabili! -
                la madre cielo con occhio di cranio
                vive da trapassata del dolore
                intensamente il lutto del suo figlio
                unico, smembramento di miliardi
                resi all'ingresso di un vicolo cieco,
                all'altare del sonno, ed in questo
                aldilà, immolato quell'agnello
                del sogno, mentre legati ad un tempo
                dei divisivi insonni si ribellano
                a una catasta di troppa stanchezza.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Nubi brandelli, prede in fuga azzurra,
                  l'insegue fermo il sole con le fauci
                  dei suoi raggi tramutati in sbadiglio
                  di gloriosa disfatta sulla cima
                  di un sempre centro, ovunque il risparmiato umano guardi, tranne sulle palpebre
                  dove sente tensione delle frecce,
                  un arciere del sonno a sua insaputa
                  e indietreggiante in abissi e fondali,
                  stretto cerchio la subnavigazione,
                  ch'è premiata dal relitto di un sogno.
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                    Scritta da: Andrea De Candia
                    in Poesie (Poesie d'Autore)
                    Rinizia adesso il tempo della vita.
                    Son pronto a fare della testa un sole,
                    a lasciare che l'ombra strisci, serpe,
                    zerbino sulla soglia della casa
                    stesa del sonno. Sono stato vortice
                    che ha triturato foglie, che ha strappato
                    peli dal manto d'aria, ogni eccedenza.
                    Ho spento sugli sguardi sconosciuti
                    le sigarette delle mie paure.
                    Mi sono denudato per quel mondo
                    che voleva la mia lapidazione.
                    Ho preso un pezzo d'ostia dalla luna,
                    ben felice di essere sacrilego.
                    Nelle stelle ridevano le lacrime.
                    E non ho respirato dall'ebbrezza
                    di bere il lungo sorso della notte:
                    ho ruttato ed ho singhiozzato insonnie.
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