Poesie d'Autore migliori


Scritta da: asterisco
in Poesie (Poesie d'Autore)

É bello, amore, sentirti vicino a me

É bello, amore, sentirti vicino a me nella notte,
invisibile nel tuo sogno, seriamente notturna,
mentr'io districo le mie preoccupazioni
come fossero reti confuse.

Assente il tuo cuore naviga pei sogni,
ma il tuo corpo così abbandonato respira
cercandomi senza vedermi, completando il mio sonno
come una pianta che si duplica nell'ombra.

Eretta, sarai un'altra che vivrà domani,
ma delle frontiere perdute nella notte,
di quest'essere e non essere in cui ci troviamo

qualcosa resta che ci avvicina nella luce della vita
come se il sigillo dell'ombra indicasse
col fuoco le sue segrete creature.
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    Scritta da: Elisa Iacobellis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Mediterraneo

    Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
    siccome i ciottoli che tu volvi,
    mangiati dalla salsedine;
    scheggia fuori dal tempo, testimone
    di una volontà fredda che non passa.
    Altro fui: uomo intento che riguarda
    in sé, in altrui, il bollore
    della vita fugace uomo che tarda
    all'atto, che nessuno, poi, distrugge.
    Volli cercare il male
    che tarla il mondo, la piccola stortura
    d'una leva che arresta
    l'ordegno universale; e tutti vidi
    gli eventi del minuto
    come pronti a disgiungersi in un crollo.
    Seguìto il solco di un sentiero m'ebbi
    l'opposto in cuore, col suo invito; e forse
    m'occorreva il coltello che recide,
    la mente che decide e si determina.
    Altri libri occorrevano
    a me, non la tua pagina rombante.
    Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli
    ancora i groppi interni col tuo canto.
    Il tuo delirio sale agli astri ormai.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il cuore del cipresso

      O cipresso, che solo e nero stacchi
      dal vitreo cielo, sopra lo sterpeto
      irto di cardi e stridulo di biacchi:

      in te sovente, al tempo delle more,
      odono i bimbi un pispillìo secreto,
      come d'un nido che ti sogni in cuore.

      L'ultima cova. Tu canti sommesso
      mentre s'allunga l'ombra taciturna
      nel tristo campo: quasi, ermo cipresso,
      ella ricerchi tra què bronchi un'urna.

      Più brevi i giorni,
      e l'ombra ogni dì meno
      s'indugia e cerca, irrequieta, al sole;
      e il sole è freddo e pallido il sereno.

      L'ombra, ogni sera prima, entra nell'ombra:
      nell'ombra ove le stelle errano sole.
      E il rovo arrossa e con le spine ingombra

      tutti i sentieri, e cadono già roggie
      le foglie intorno (indifferente oscilla
      l'ermo cipresso), e già le prime pioggie
      fischiano, ed il libeccio ulula e squilla.

      E il tuo nido? Il tuo nido?... Ulula forte
      il vento e t'urta e ti percuote a lungo:
      tu sorgi, e resti; simile alla Morte.

      E il tuo cuore? Il tuo cuore?... Orrida trebbia
      l'acqua i miei vetri, e là ti vedo lungo,
      di nebbia nera tra la grigia nebbia.

      E il tuo sogno? La terra ecco scompare:
      la neve, muta a guisa del pensiero,
      cade. Tra il bianco e tacito franare
      tu stai, gigante immobilmente nero.
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        Scritta da: Cheope
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Teatro degli Artigianelli

        Falce martello e la stella d'Italia
        ornano nuovi la sala. Ma quanto
        dolore per quel segno su quel muro!

        Esce, sorretto dalle grucce, il Prologo.
        Saluta al pugno; dice sue parole
        perché le donne ridano e i fanciulli
        che affollano la povera platea.
        Dice, timido ancora, dell'idea
        che gli animi affratella; chiude: "E adesso
        faccio come i tedeschi: mi ritiro".
        Tra un atto e l'altro, alla Cantina, in giro
        rosseggia parco ai bicchieri l'amico
        dell'uomo, cui rimargina ferite,
        gli chiude solchi dolorosi; alcuno
        venuto qui da spaventosi esigli,
        si scalda a lui come chi ha freddo al sole.

        Questo è il Teatro degli Artigianelli,
        quale lo vide il poeta nel mille
        novecentoquarantaquattro, un giorno
        di Settembre, che a tratti
        rombava ancora il canone, e Firenze
        taceva, assorta nelle sue rovine.
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          Scritta da: Daduncolo
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Erano i capei d'oro a l'aura sparsi

          Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
          che'n mille dolci nodi gli avolgea,
          e'l vago lume oltra misura ardea
          di quei begli occhi, ch'or ne son si scarsi;

          e il viso di pietosi color'farsi,
          non so se vero o falso, mi parea:
          i'che l'esca amorosa al petto avea,
          qual meraviglia se di subito arsi?

          Non era l'andar suo cosa mortale,
          ma d'angelica forma, e le parole
          sonavan altro, che pur voce umana.

          Uno spirito celeste, un viso sole
          fu quel ch'i'vidi; e se non fosse or tale,
          piaga per allentar d'arco non sana.
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            Scritta da: fa
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            La volpe e il sipario

            La mia poesia è alacre come il fuoco
            trascorre tre le mie dita come un rosario.
            Non prego perché sono un poeta della sventura che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
            sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
            sono il poeta che canta e non trova parole,
            sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
            sono la ninnananna che fa piangere i figli,
            sono la vanagloria che si lascia cadere,
            il manto di metallo di una lunga preghiera del passato cordoglio che non vede la luce.
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              Scritta da: mor-joy
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sprecare la vita

              Lamentele infime e triviali,
              costantemente ripetute,
              possono far ammattire un santo,
              per tacere di un bravo ragazzo
              qualunque (me)
              e il peggio è che chi
              si lamenta
              nemmeno si accorge di farlo
              a meno che non glielo dici,
              e perfino se glielo dici
              non ci crede.
              E così non si conclude
              niente
              ed è solo un altro giorno
              sprecato,
              preso a calci,
              mutilato
              mentre il Buddha
              siede nell'angolo e sorride.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Saluto ai supersonici

                Oggi più veloci del suono,
                dopodomani della luce,
                muteremo il suono in tartaruga
                e la luce in lepre.

                Di antica parabola
                onorati animali,
                nobile coppia in gara
                da sempre.

                Correvate, correvano
                per questa bassa terra,
                provate a galleggiare
                in alto nel cielo.

                Via libera. Non vi saremo
                d'intralcio nella corsa:
                per inseguire noi stessi
                primi ci alzeremo in volo.
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