Ah vastità di pini, rumore d'onde che si frangono, lento gioco di luci, campana solitaria, crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola chiocciola terrestre, in te la terra canta!
In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge come tu desideri e verso dove tu vorrai. Segnami la mia strada nel tuo arco di speranza e lancerò in delirio il mio stormo di frecce.
Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite, e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente
dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida.
Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega nel crepuscolo risonante e morente! Così in ore profonde sopra i campi ho visto piegarsi le spighe sulla bocca del vento.
Buongiorno, mezzanotte. Torno a casa. Il giorno si è stancato di me: come potevo io - di lui? Era bella la luce del sole. Stavo bene sotto i suoi raggi. Ma il mattino non mi ha voluta più, e così, buonanotte, giorno!
Posso guardare, vero, l'oriente che si tinge di rosso? Le colline hanno dei modi allora che dilatano il cuore.
Tu non sei così bella, mezzanotte. Io ho scelto il giorno. Ma, ti prego, prendi una bambina che lui ha mandato via.
Nevica: l'aria brulica di bianco; la terra è bianca; neve sopra neve: gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco: cade del bianco con un tonfo lieve. E le ventate soffiano di schianto e per le vie mulina la bufera; passano bimbi: un balbettìo di pianto; passa una madre: passa una preghiera.
Adesso che placata è la lussuria sono rimasto con i sensi vuoti, neppur desideroso di morire. Ignoro se ci sia nel mondo ancora chi pensi a me e se mio padre viva. Evito di pensarci solamente. Chè ogni pensiero di dolore adesso mi sembrerebbe suscitato ad arte. Sento d'esser passato oltre qual limite nel qual si è tanto umani per soffrire, e che quel bene non m'è più dovuto, perché soffrire la colpa è un bene.
Mi lascio accarezzare dalla brezza, illuminare dai fanali, spingere dalla gente che passa, incurioso come nave senz'ancora né vela che abbandona la sua carcassa all'onda. Ed aspetto così, senza pensiero e senza desiderio, che di nuovo per la vicenda eterna delle cose la volontà di vivere ritorni.
Quando leggemmo il disiaso riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante.
Rosso è il fuoco nel camino, Sotto al tetto un letto aspetta; Ma non son stanchi i nostri piedi, Voltato l'angolo incontrar potremmo D'improvviso un albero oppure un grosso sasso, Che nessuno oltre noi ha visto. Alberi e fiori, foglie e fuscelli, Fateli passare! Fateli passare! Sotto al nostro cielo colli e ruscelli Passeranno oltre! Passeranno oltre!
Voltato l'angolo forse ci aspetta Un ignoto portale o una strada stretta; Se purtroppo oggi tirar oltre dobbiamo, Può darsi che domani questa strada facciamo, Prendendo sentieri nascosti Che portano alla Luna o al Sole. Mela, spina, noce, prugna, Fateli passare! Fateli passare! Sabbia, pietra, stagno, dirupo, In bocca al lupo! In bocca al lupo!
Dietro è la casa, davanti a noi il mondo, E mille son le vie che attendon, sullo sfondo Di ombre, vespri e notti, il brillar delle stelle. Davanti allor la casa, e dietro a noi il mondo, Tornar potremo a casa con passo infin giocondo. Ombre e crepuscolo, nuvole e foschia Sbiadiranno via! Sbiadiranno via! Fuoco e luce, da bere e da mangiare, Così tutti a letto poi potremo andare!
Dimmi almeno che oscura meraviglia già ti prende di me, che trovi bella questa sommessa, e umile giunchiglia che già ti paragona a una stella; dimmi che me divina e me presente senti dentro il tuo letto di piacere, dimmi che un bacio fuga dolcemente tutte le smanie e tutte le chimere.
Amore! se potessimo, tu e io, con lui cospirare per afferrare tutt'intero quest'infelice schema delle cose non vorremmo forse frantumarlo - e poi formarlo di nuovo, più simile al desiderio del cuore?
Anche oggi sarà dentro la storia della mia vita. Ma non era l'oggi che io volevo quand'ero bambina: oggi è un oggi diverso, senza grida, afono e grigio come una fontana. Oggi è l'oggi di ieri manifesto solo nel mio respiro prigioniero: o larghe nubi come fonderei volentieri il mio passo dentro quel cielo che racchiude tutta tutta l'avversità del mio destino.
Tutte le tue, nostre, vostre faccende diurne, notturne sono faccende politiche.
Che ti piaccia o no, i tuoi geni hanno un passato politico, la tua pelle una sfumatura politica, i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza, ciò di cui taci ha una valenza in un modo o nell'altro politica.
Perfino per campi, per boschi fai passi politici su uno sfondo politico.
Anche le poesie apolitiche sono politiche, e in alto brilla la luna, cosa non più lunare. Essere o non essere, questo è il problema. Quale problema, rispondi sul tema. Problema politico.
Non devi neppure essere una creatura umana per acquistare un significato politico. Basta che tu sia petrolio, mangime arricchito o materiale riciclabile. O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma si è disputato per mesi: se negoziare sulla vita e la morte intorno a uno rotondo o quadrato.
Intanto la gente moriva, gli animali crepavano, le case bruciavano e i campi inselvatichivano come nelle epoche remote e meno politiche.