Scritta da: Silvana Stremiz
L'anziana signora coi canuti capelli
ordinati alla nuca
aspetta, in coda
allo sportello postale
col suo cappotto verde bottiglia
e la pelliccetta di coniglio spelacchiato.
Aspetta, in coda
di riscuotere la pensione di reversibilità
col suo cappotto rivoltato
come una bottiglia verde
messa a scolare.
Aspetto anch'io, in coda,
col mio cardigan leggero
e i capelli colorati
d'improbabile giovinezza,
aspetto, in coda allo sportello
di pagare i miei gravami.
Da giovani non si ha mai freddo
- dice guardandomi
e soffiandosi il naso –
mentre un forte odore
dalle sue tasche esala.
Sento un brivido alla schiena
e mi sovviene il pensiero dell'inverno.
Riconosco il profumo,
lo stesso, ogni anno.
Il profumo della naftalina
che le anziane signore
mettono ancora nelle tasche
dei cappotti rivoltati
color verde bottiglia.
Anonimo
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Jim M
    Berrò le tue lacrime per farti dormire...
    Danzerò sul tuo ventre
    nel vedere i tuoi occhi piangere al vento
    Volerò nei tuoi sogni...
    soffierò sul tuo viso
    per far nascere un ingenuo
    "puerile sorriso"
    Poi una parola, semplice e curiosa
    "ti sussurrerò".
    Sfiorando il silenzio di un seducente mattino
    che come un bambino
    accarezza sua madre
    sfiora i suoi capelli
    e si addormenta "lentamente"
    al profumo di una donna
    che già ama
    "intensamente".
    Ed al risveglio
    rivedrò in te i suoi occhi
    ricorderò il suo affetto
    e ripenserò a tutto ciò che ho vissuto...
    che ho provato...
    che "di lei" ho scordato...
    è il mio passato...
    che "in te" rivive.
    Anonimo
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz

      San Martin da Latisana

      San Martin da Latisana
      dài un bòa-la cjampàna,
      la cjampàna si rompé
      san Martin al si scundé,
      si scundé davòur la puàrta
      al cjàta 'na cjàra muàrta,
      ài taea iò las tetas
      al fàs un pàr trombétas,
      al scomensa a trombità
      a ven dongja las fantàtas a balà.
      Qaulà ì la mé maròsa?
      Marìa snaclaiòsa!
      La pea pal sufet,
      la tira di mulét,
      mulét al va intòr
      e Maria su pal fòr,
      al fòr al fàs un crìch
      e Maria a fàs un sbìt
      ... ta-la cjamésa.
      Anonimo
      Vota la poesia: Commenta