Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie anonime)
Abbraccio
Donami un abbraccio
sincero, luminoso
come un giorno d'Estate,
ma che sia lungo,
lungo una vita.
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Donami un abbraccio
sincero, luminoso
come un giorno d'Estate,
ma che sia lungo,
lungo una vita.
È un clown,
dal viso coperto di cerone bianco,
una bocca vermiglia in un sorriso aperto e franco,
un naso grande, grosso, rosso ciliegia,
un informe vestito variopinto di cui si fregia.
Questo il suo aspetto,
ma quel ch'è strano
nessuno s'accorge del suo cuore umano.
Scherzi, frizzi, capitomboli e lazzi
per far ridere tutti... nonni e ragazzi:
ma il suo cuore è triste...
lui dona amore
ma nessuno lo vuole ricambiare.
"Son qui" par che dica
"questo è il cuor mio...
ma ho bisogno di amore anch'io"
nessun l'ascolta...
il clown di lacrime ha coperto il viso
nascoste dalla maschera e da quel sorriso...
a lui son richieste sol capriole,
ilarità, sberleffi sotto il riflettore...
questo è il clown,
e questo il suo cuore,
spera sempre che ad ogni spettacolo fiorisca l'amore...
La musica sale... la rappresentazione deve iniziare...
va vecchio romantico clown
e continua a sognare.
Lontana sei inconsapevole,
la tua inventiva mi stupisce,
originale in questa indifferenza
io non posso far altro che sognarti.
Lo faccio ogni notte,
mi lascio trasportare da dolci pensieri
e viziare da quelli della carne.
Ti confesso che un pensiero costante mi assale,
porterei indietro ogni secondo
pur di riviverti.
Ogni notte parto per vasti campi,
rimango nascosto nella nebbia,
mimetizzato tra gli alti fusti,
in sospensione tra sogno e realtà
mi isolo e ritorno da te.
Sogno di portarti con me,
lì in quei campi che non esistono,
dove ti affronterei tra l odore della rugiada
e la fredda luce della luna.
Ti inviterei a combattere le tue paure
e a conoscermi in quei teneri sogni,
ed è forse solo così che sentiresti
l'urlo straziante del mio cuore
che ancora ti cerca.
In quei campi aleggia una strana aria
quasi sensibile al tatto,
tu saresti confusa,
lontana da tutto,
e circondata da quell'aurea
misticamente respirerai il mio profumo
e ti sazierai.
Assisterai alla morte dei tuoi problemi
e curiosa ti allontanerai.
La luna maternamente ti parlerebbe
mostrandoti il suo lato scuro,
ti racconterebbe i miei segreti che come un bambino,
in tutti queste notti,
ho saputo confidarle.
Tu, libera dai pensieri
stupita da tutto rimarresti lì ad ascoltarla,
io complice della scura notte
sarei lì ancora nascosto a guardarti e desiderarti.
Poi al cenno di un tuo riposo,
ti sorprenderei raggiungendoti,
abbraciandoti colmerei il mio desiderio di te
e tu incredula rimerresti immobile,
rapita dall'estasi e dalla mia dolce voglia.
Danzeremo uniti in un abbraccio,
come due teneri amanti
ci sporcheremo di quella misteriosa terra,
resi complici dal desiderio.
Alla fine esausti riposeremo
abbracciati sull'erba,
e attenderemo l'alba di un nuovo sogno.
Si dice che il tempo cancelli ogni cosa,
che col tempo le ferite si rimarginino e i ricordi diventino sbiaditi...
eppure il tempo non ha cancellato
il tuo ricordo
e neppure il dolore che mi hai procurato
quando ti sei voltato
e te ne sei andato
lasciando il mio cuore sanguinante.
Dalla stradina antica, a mare,
nello scurir dell'imbrunire,
un piccolo golfo m'appare,
pria che nebbia inizi a salire.
Spinge l'onde un furioso vento:
su neri scogli s'abbattono,
con ria schiuma da far spavento
e stanche, e vinte, s'infrangono.
Scuro, silente, l'austero monte
s'oppone, v'è più indifferente,
a cupe nubi già di fronte,
ché n'è colmo il cielo rasente.
E presto la luce s'attenua,
l'aria oscura si fa trascinante,
e presto il freddo s'accentua.
Al riparo incauto viandante!
Addio giorno! La notte scende.
T'ho speso per ciò ch'ho dovuto,
gelido un brivido mi prende,
t'ho speso per il non voluto.
Mi volto: che bello vederti!
L'anima mia non è più mesta:
più grande è la gioia d'averti,
nell'irosa notte in tempesta.
La bottega era in fondo alla via,
tutti quanti sapevano dove.
Fa Giuseppe: "Adorata Maria,
molto presto sarà il diciannove;
vola il tempo, a gran passi s'appresta.
Invitiamo qui a casa gli amici.
È il mio nome, lo sai; la mia festa.
Che ti pare, Marì? Che ne dici?"
Alza gli occhi Maria dal ricamo,
risplendenti di grazia divina.
"Peppe mio, tu lo sai quanto t'amo,
però sono un disastro, in cucina.
Ti ricordi dell'ultima volta?
Mi ci sono davvero impegnata,
ma mi venne uno schifo, la torta,
e alla fine l'abbiamo buttata.
Ma stavolta andrà meglio, lo sento,
lo vedrai: non ti dico di più.
Voglio farti davvero contento,
con il nostro figliolo Gesù!"
E così ci provò. Poveretta,
ben tre giorni passò a cucinare,
ma non era una cuoca provetta
(era molto più brava a pregare).
Questa volta riuscì! Nella stanza
in cui stava la Sacra Famiglia
si diffuse una dolce fragranza.
Che languore! Che gran meraviglia!
Su un vassoio fan mostra di sé
(beh, Maria, certe volte sei in vena!)
Zeppoloni di pasta bignè
ben guarniti di crema e amarena.
San Giuseppe però storce il naso.
"Moglie mia, chi può averti aiutato?
Non mi dire che è frutto del caso;
tu lo sai, la menzogna è peccato.
E non fare quel viso contrito!
Dai, sorridi, mia cara Maria:
l'aiutante, l'ho bell'e capito,
si nasconde costì, in casa mia.
Vieni qua, figlio mio, fatti avanti.
I miracoli son limitati,
vanno usati per cose importanti;
se li impieghi così, son sprecati!"
Ma Gesù, ch'era ancora un bambino
lo guardò con grandissimo amore,
e gli disse: "Mio caro papino,
stai facendo – perdona – un errore:
questa zeppola dolce, squisita
da gustare in un giorno di festa
rende un poco migliore la vita:
la magia quotidiana è anche questa.
È un miracolo lieve, leggero;
una semplice, morbida cosa,
che anche al giorno più cupo e nero
dà una piccola mano di rosa".
Il papà sentì in gola un magone.
"Caro figlio, non critico più.
Su'sti zeppole hai proprio ragione:
io sò Santo, ma tu sì Gesù!"
Al tramontar del Sole,
si riscopre una pace,
che all'orizzonte va
morendo...
Io vivo di emozioni,
di sorrisi, di lacrime,
di amore, di passioni.
Io vivo di incontri vecchi e nuovi
Di parole dette, taciute... ascoltate
Vivo di silenzi...
di esperienze sempre nuove...
vivo di sogni forse irraggiungibili,
ma vivo.
Il mio odio è troppo forte, che ti amo.
Ti amo e ti odio, dolce creatura, tu donna.
Donna dai mille volti e dalle mille nostalgie.
La tua presenza mi urta, ma senza te mi sento solo.
Ti odio, ma ti cerco.
Odio uguale amore,
amore uguale insieme,
insieme nell'infinito dei giorni.
Giorni trascorsi, da vivere,
giorni persi,
persi senza te, donna.
Rinascerò un giorno,
nell'animo rinnovato
da promesse mai sopite,
ritroverò l'essenza di un domani dimenticato.
Ma non adesso
è l'attimo di eterno che cerco.
Non ora
può essere sospeso il cammino.
E se dolore ancora mi accompagna
procederò a testa alta,
perché speranza
si è aggiunta a noi.