Quante notti passate ad aspettarmi, ed io incosciente, rientrando a notte fonda, camminavo piano, per non farmi sentire, mentre facevi finta di dormire. Sempre guardavi l'ora, e ti chiedevi quando e lo chiedevi ancora. Mia cara, dolce, semplicemente amore Quanto dovrò rimpiangerti, quando mi mancherai. Da me sarai lontana, ma sempre nel mio cuore, semplicemente amore, mi raggiungerai con lettere e telefonate, ma non avrò carezze, né baci sul mio viso, mia cara dolce, mi mancherà il sorriso che mi svegliava al mattino non dimenticherò mai, il tuo dolce semplicemente amore.
So un soggetto affetto da superallergia, la corpa nun è mia, ma de tutta l'aria infetta, pe sta cosa so costretta, a sta attenta a magnà e po tutto er resto. Un giorno me ritrovo piena de bolle, un giorno gonfia come un pallone nun posso prenne sempre er cortisone, perché a un danno ce n'aggiungo n'antro. Mo, li dottori de tutta sta questione, se stanno a fa grandi, chi me dice che la porvere fa male, chi me dice de levà la frutta, chi me carica de medicine, a loro che jè frega, pe me vedè distrutta. Io penso che nun me la sanno spiegà tutta, intanto su de me ce fanno li esperimenti, nun sarà che so allergica a sti fetenti, nun ce capiscono più niente, e intanto vado avanti, tra bolle, asma, raffreddori e gonfiori, mo de anni ne so passati tanti, voi vede che quarche giorno che me stanco, li manno a quer paese tutti quanti...
Tra maschere di cartapesta e facce di gomma, cammino, trascinando i miei passi ormai stanchi, solitudine è mia compagnia, è la sola e non va più via, sogno ancora qualcuno che parli la mia stessa lingua. Parole inutili, dette solo per... incomprensibili per non capirci più. La speranza, tra l'indifferenza, e mille soprusi, è andata via, e trascino i miei passi ormai stanchi, ricercando un vero dolore, un forte di cuore, capace di piangere, ma tra maschere di cartapesta e facce di gomma è ormai quello che resta. Solitudine è mia compagnia.
Sono terra che accoglie gelosa i suoi semi, e li fa germogliare. Acqua li nutre e fa crescere fieri alberelli, il vento li culla e accarezza la chioma che sempre più folta diventa. Poi sole li scalda e linfa già scorre veloce rendendo già turgide foglie. Il cielo li avvolge, e sul suo azzurro sfondo si stagliano alberi alteri. Ormai son cresciuti, robusto è il lor fusto e pronto a far fronte all'incuria del tempo. Inverni assai freddi e tempeste posson solo scalfire qualche piccolo ramo. Natura c'insegna collaborazione tra i vari elementi, così nella vita istinto ed amore, primavera che viene troverà finalmente degli uomini veri.
Voglio un'emozione, finalmente mia, finalmente sola e decido io. A metà strada, cambio cartelli lascio la dritta e vado incontro ai guai. Voglio cominciar da capo, tutto quel che ho fatto non lo butto via, voglio chiudermi dietro tutte quelle porte e buttar via le chiave, voglio dimenticare, le giornate amare, cominciar da me. Fatemi sognare, ora ho tanta fretta, tempo più non c'è. Tutto quel che ho dato, ormai è storia passata, voglio nuove emozioni, nuove senzazioni. Voglio vivere in guerra con tutti e con me stessa, tutto questo tempo non ho parlato mai, voglio gridare, io voglio impazzire... Cambio strada, cartelli, cambio vita, ricomincio da me.
I tuoi occhi nei miei, il primo turbamento, un dolce abbandono ed è un momento... quel nodo che ti chiude la gola, non ti fa proferir parola, intanto la tua mente vola. Vorresti urlare, per quel sentimento che con forza ti scoppia dentro, non si può contenere... fai allora le peggio cose, pur di farti notare, non sei tu e quello che succede non ti riesci a spiegare. Solo un bacio chiedo, per poter provare se quel che sento è veramente amore.
È la parola il modo per poter comunicare, dare, amare, dire che sei presente, consolare, aiutare a non sentirsi soli. È il modo per capirsi, cercarsi e spiegarsi, quando spendere una parola in più, è vedere quello che si può fare, dare anche una mano, in fondo. La parola è sorprendere, comprendere, compiacendo, anche fingere di ascoltare dietro i silenzi ci sono solitudini, vuoti da riempire. Nella vita che và di fretta, non si spende più tempo nell'ascoltare e nel parlare.
Fuori si sentiva l'eco dei fucili, grida per noi incomprensibili, dentro questo vagone merci, eravamo stipati come porci. Non c'erano più mamme, né figli né famiglie da riunire, sicuro c'era un popolo da salvare. Distrutti, in quel lungo viaggio, mentre la neve cadeva e copriva quel treno che lento ci conduceva, dove non c'era più ritorno, dove finisce il mondo... la frontiera, quella linea per noi infinita, da dove ogni cosa non è più tornata. Bambini che piangevano, attaccati alle gonne ed al seno, scaldati da quella calca umana, che ancora di più stringeva e non se ne curava. Qualche preghiera, mista ad imprecazioni, urla e mortificazioni. Qualcuno è tornato dal mondo dell'oblio, mi ha raccontato... c'ero anch'io.
Calda e silente la notte mille stelle ed ancora mille dove non arriva sguardo. E la luna che ora timida appare dietro nuvole rade Il mio animo aspetta mi han detto che è vero Il mio desiderio.... Quella stella cadente quella striscia di luce che solcherà il cielo sarà la mia pace. Aspetterò con ansia che tutto si avveri ma da sempre la stella mi ha fatto un regalo guardare con te questo cielo tenerti per mano e la speranza che questa magia possa per sempre durare.
Oggi è na giornata fredda e uggiosa stò drentro casa cor naso spiaccicato dietro ai vetri della finestra me meravija la mia bianca rosa s'è fatta na veste pomposa me pare na sposa. In mezzo alla nebbia ed al gelo s'è messo quer velo il sole de tutti sti giorni un po' dietro de sto mite inverno me l'hanno svejata, che voja è rimasta da sola sulli arberi nemmanco na foja. Quarche goccia è rimasta der gelo de questa mattina cor sole se scioje, na lacrima score s'è accorta che ha sbajato stagione e presto s'arrende. Dar vento se lascia spojare der bianco vestito se piega sur suo ramo secco e se ne fa na ragione.