Noi che sentiamo il sordo e il muto, noi che vediamo ad occhi chiusi, dove gli altri non hanno mai creduto. Le favole d'amore e le bugie, noi raccontiamo con le nostre poesie consigliamo altre strade da seguire la penna ci aiuta ad inseguire un sogno, comunque vada a finire.
Nel giardino, ormai inverno alle porte, è tornata a fiorire un'ultima rosa, il bocciolo l'aveva riposto per mia meraviglia. Com'è triste ormai l'albero spoglio e senza colori ed il verde del prato, già spento da un rigido cielo, che plumbeo, ormai pioggia minaccia. Il mio sguardo si posa di nuovo sul fiore vermiglio, che timido aprirsi vorrebbe, ma il gelo pungente lo fa poi piegare, e muore ancor pria di sbocciare.
Solo il chiarore delle stelle dietro la finestra basta una fiammella ed un foglio bianco che s'illumina e riflette ache a cilia strette e la mia penna sente e scrive quel che penso quello che io sogno a volte senza senso. Fisso quei momenti ed incido la mia vita in questo mondo incerto io mi illumino come un cielo aperto. Con tutta la speranza che ho chiuso in questa stanza dove non ci sono che io la penna, un foglio, la mia vita ed è abbastanza.
C'era na vorta un tipo morto strano, annava a spasso tutto sbilenco, con na bisaccia e n'ombrella in mano. Tutto dolorante, piano camminava, e spesso se fermava pe la via, la gente lo vedeva e na monetina jè dava, perché porello grande pena faceva. A tutti sorrideva, ma se vedeva che nun ce la faceva. Un giorno da sopra un barcone, na signora se affaccia e lo chiama, viè qua che te riposi, te lavi e magni, sempre quarcosa ce quadagni, viè su che con un ber vestito e n'antro paro de scarpe te ce cagni. Mia cara signora, disse er poverello, le scarpe mie so la mia consolazione, so strette e vecchie e me fanno soffrì, ma quanno che me le levo a sera, visto che nun c'è pe me nessuna considerazione, posso anch'io tirà un sospiro de sollievo... e pur'io me prendo er mio momento de soddisfazione.
Svolazzando un ape appena nata, il primo giorno, già si era allontanata, voleva in fretta conoscere la vita, fuori dell'arnia da dove era partita. E volò con un ardimentoso volo, su un prato tutto verde con un fiore solo, delusa si riposò e continuò a volare, sperando cibo da succhiare. Un prato di papaveri, meraviglioso! Non conosceva quanto potesse essere pericoloso, si avvicinò alla prima corolla, succhiò il nettare e un po' brilla si riposò. Sognò fiori strani, inverosimili, poi si risvegliò. Riprese il volo su corolle vermiglie, ce ne erano mille e mille... s'inebriò di tutta quella droga e poi morì. La trovarono felice nel suo sogno, aveva messo fine a quel suo volo, vissuto solo un giorno, non ritornò più lì da dove era partita, ma meglio che una vita scolorita.
Non si spegne una candela (ai bimbi che non hanno voce)
La fiamma di una candela è come un bimbo che non ha voce. Viene spenta da un semplice soffio, o con le dita, essa è simbolo di vita luce eterna, che si accende con l'amore ad illuminar le tenebre. Cresce piano piano e dà valore a cose che non puoi vedere. È la paura di essere coinvolto, che qualcosa ti venga tolto, ma basta veder crescere la fiamma, sentire il suo calore, guardare i suoi mutevoli colori, consumarsi la cera e prender forma e forza, quella forza è già dentro di te, ma non la vuoi ascoltare. Prova a far splendere una sola fiamma, dai voce ad un bimbo e tanto coraggio ad ogni mamma.
Gabbiani che seguono la scia di un peschereccio spuma bianca che viene verso riva il sole comincia appena a colorare è l'alba sopra il mare. L'aria fresca del mattino torna un pensiero triste a tormentare e lo sguardo perso a ritrovare.... Ma il mormorio dell'onde presto a consolare il cielo s'illumina e prende tutto il colore per restituirlo tutto al mare si calma il vento e l'acqua in un momento e quel gabbiano in volo, torna a riposare l'orizzonte quasi più non si distingue ed il silenzio ormai rotto da grida di bambini ogni incanto e tutti i miei tormenti tornano come barche qui nel porto.
Non te ne sei mai accorta presa dalla vita che correva, il tuo cuore, la tua mente dove era, eppure ci credeva... mentre tu andavi avanti, tutto il resto con lui si fermava. La passione dei primi anni pian piano come nebbia diradava, tutto quello che c'era da vedere riconsegnava lucidi ricordi, e logico presente occhi lucidi che qualche lacrima bagnava. Ora siamo soli, io sono cresciuta nel mio amore, per i miei figli, per la famiglia e con il cuore, ma ho trovato te addormentato, sei proprio come ti ho lasciato. Cosa posso fare per farti capire... scusa ma qualche volta mi pento per averti così tanto amato.
Dove sono e cosa sono non riconosco più la voce i miei tratti sono diventati luce quella che m'illumina quando incontra il tuo sguardo ogni giorno ringrazio il momento che ti ho dato un bacio ringrazio l'attimo che ho respirato con te la stessa aria senza quel per caso non ti avrei incontrato ora sono persa nei tuoi gesti nelle pieghe del tuo viso che ho imparato a memoria i tuoi capelli diventati bianchi insieme ai miei ed è un miracolo ancora che ci lega e ci tiene stretti e non solo in un fisico abbraccio ci lega la complicità di sempre ed una passione immensa prima arrivava solo l'emozione di un amplesso ora basta solo l'intenzione ed è forse anche di più lo stesso. Banale chiamarlo solo amore...