So annata sulla spiaggia pe parlà cor mare, jò detto: viemme dietro che c'avemo un lavoro da fà. L'ho pregato nun nego ma poi sentite le ragioni, m'ha seguito. Dovemo fa sparì parecchie cose tu me poi dà na mano. Ben poco rimarrebbe sulla tera "pronta risposta" forse quarche fiore quà e là, na casetta piena de bontà, co l'acqua vorrei lavà tutte le cose nere, butta via le parole che ce fanno impiccià. Le guere, la fame, le malattie tutte co l'acqua devono da annà. Bisogna affogà morte persone lassà solo quelle bone. Troppo dovrebbe da copri sto mare, forse che l'acqua nun basta, e se quarcosa resta, lassamo er core, la fiducia, la speranza la gioia della vita, la costanza. Pe vede quer che è rimasto, che nun è stato scerto, né pagato, né tantomeno raccomandato, rimarrebbe er mejo lassa fà.
Quanno che sei arrivata alla mia età, nun te fanno più invidia le piscchelle, e te devi da accontentà de ciccia e cellulite. Lo specchio nun te fà più paura perché er mejo l'hai dato, lassa fà, la vita t'ha fatto più sicura e co la maturità, tante so le cose che in rassegna, fai passà: quell'amica che t'ha tradito, l'amore che t'è passato, e quanno c'era er momento nun te sei goduto, quarche ruga, er capello bianco, te s'è allargato er fianco... Ma quanto dalla vita ho avuto, e quanto ho dato? Nun se po quantificà, poi in fonno nun è andata tanto male, farò li conti più in là, se Dio me dà la forza pe st'artri anni che deo campà.
Non te ne sei mai accorta presa dalla vita che correva, il tuo cuore, la tua mente dove era, eppure ci credeva... mentre tu andavi avanti, tutto il resto con lui si fermava. La passione dei primi anni pian piano come nebbia diradava, tutto quello che c'era da vedere riconsegnava lucidi ricordi, e logico presente occhi lucidi che qualche lacrima bagnava. Ora siamo soli, io sono cresciuta nel mio amore, per i miei figli, per la famiglia e con il cuore, ma ho trovato te addormentato, sei proprio come ti ho lasciato. Cosa posso fare per farti capire... scusa ma qualche volta mi pento per averti così tanto amato.
Sogno il tuo viso e scorro con le mani i contorni della tua pelle aspettando che torni qui tra le mie braccia. Mi distrugge il pensiero dove mai sarai forse con lei e lì sulle sue labbra sul suo corpo dolcemente ti abbandonerai la chiamerai amore, per non sbagliare ed io intanto sto male nello specchio vedo la mia rabbia ed accarezzo te, nella nebbia che avvolge gli occhi in un velo di lacrime e follia. Maledetta gelosia che più cresce e più mi fa sua mi fa andare il cuore a mille ed il desiderio di te, cresce dove mai... ti verrò a cercare non posso più resistere questa pazzia più forte mi fa sentire e accresce il mio godere.
Non si spegne una candela (ai bimbi che non hanno voce)
La fiamma di una candela è come un bimbo che non ha voce. Viene spenta da un semplice soffio, o con le dita, essa è simbolo di vita luce eterna, che si accende con l'amore ad illuminar le tenebre. Cresce piano piano e dà valore a cose che non puoi vedere. È la paura di essere coinvolto, che qualcosa ti venga tolto, ma basta veder crescere la fiamma, sentire il suo calore, guardare i suoi mutevoli colori, consumarsi la cera e prender forma e forza, quella forza è già dentro di te, ma non la vuoi ascoltare. Prova a far splendere una sola fiamma, dai voce ad un bimbo e tanto coraggio ad ogni mamma.
Cosa farai dopo che hai provato coi pugni chiusi hai continuato per non darmi tregua non volevi ammettere il tuo sbaglio.
Il tuo orgoglio ti ha rovinato. Chiedere scusa per te non è normale e adesso ti fa male ma continui a sbagliare.
Ho paura che quando vorrai tornare non mi troverai.
Non sarò più disposta ad accettare. Troppo ho sofferto e ancora dentro il cuore ho uno strappo ed una croce che mi pesa quando mi sarò arresa forse avrò la pace che mi spetta potrò pensare al resto e alla mia vita che ancora ho trascurato in nome dell'amore.
Purtroppo questo dolore resta e sordo nell'anima scava e chi ne fa le spese è la mia vita quella che mi resta non vedo più luce quando avevo il sole.
Tutto s'adombra, e le corde son tese vorrei trovare un varco tra le tenebre capisco che non ha più senso ma più passa il tempo e più ti penso.
Toccami ancora giocami sempre fammi respirare un po' di te. Salvami da tutto il male provami che vale quello che ora sei per me... Desiderio, solo se ci penso, affiora ora per ora sopra la mia pelle odora la mia voglia e spoglio la vergogna scoprendo di esser donna. Femmina coperta da una educazione certa che ora si dimena sopra questo letto e perde il suo possesso sull'anima e coscienza prevale solo il sesso. Continua nel tuo gioco... non ti dirò fai presto e quando dirò basta
Quando ti svegli ogni mattina, dopo tanti anni forze dimentichi di fare una carezza guardi il suo viso è un po' cambiato e ti fa tenerezza quella sua ruga in più. Mentre dorme, vorresti parlare forse rimproverarlo per quel suo trascurare ma poi lasci stare. Ancora e sempre, pensi che dovrebbe stare zitto ed ascoltare senza ribadire. Ricordo che bastava solo lo sfiorarsi, per morire noi due soltanto, innamorati da impazzire poi l'abitudine, tutto passa e ti ritrovi qui a dormire... La passione e la voglia, sono affievoliti ma senza parlare ci siamo sempre capiti. Ora è tardi per ricominciare ma è rimasta la stima e la complicità, per continuare i figli ed i nipoti che crescono ti fanno pensare che il tuo tempo ora corre e non lo puoi fermare quando bastava soltanto poco per fermarsi un attimo ed assaporare fino all'ultimo minuto ma in quel momento non abbiamo capito quei momenti belli che pure abbiamo avuto. Ora la vita è un ricordo, che è passato in fretta... Ma nonostante tutto, è stata bello da morire.
Gabbiani che seguono la scia di un peschereccio spuma bianca che viene verso riva il sole comincia appena a colorare è l'alba sopra il mare. L'aria fresca del mattino torna un pensiero triste a tormentare e lo sguardo perso a ritrovare.... Ma il mormorio dell'onde presto a consolare il cielo s'illumina e prende tutto il colore per restituirlo tutto al mare si calma il vento e l'acqua in un momento e quel gabbiano in volo, torna a riposare l'orizzonte quasi più non si distingue ed il silenzio ormai rotto da grida di bambini ogni incanto e tutti i miei tormenti tornano come barche qui nel porto.