Coinvolgente passione, che trascina i sensi come un fiume in piena. Ti lasci andare incosciente, ed anche nel vortice, sbattuta da una sponda all'altra non senti male. Quasi stordita, piacevolmente distrutta mi son trovata poi a riva. Ho un vago ricordo di quel che ho passato, ma cosa è stato? Mi son risvegliata, era un sogno alla fine l'ho capito, meno male, prima di finire in mare.
Dentro il corpo, una bestia impazzita mi divora le carni e vorrebbe la vita. Non ha ben calcolato che il mio cuore e la testa sono determinati a non dargliela vinta. Sarò pronta a combattere anche questa battaglia, son sicura, il dottore si sbaglia. Mi son messa di punta, certo è dura, ma vedrai chi la spunta, quì la posta è la vita. La mia lunga partita, l'ho giocata e l'ho vinta, sono sempre stata convinta, resta solo una bestia stordita, la valigia si è fatta... è partita.
Prigioniera di questo corpo, che non è mio, io son crisalide, costretta e forte, fiera a volte... Un giorno sarò farfalla! Ora l'anima è in prigione, che grida ed il cuore che non sente ragione, ma in questo corpo dovrà pensare, camminare, piangere ed amare e darmi forza per non morire.
Siamo gocce, lacrime di uno stesso dolore, asciugate e consolate da un unico amore, perché le nostre anime troppo tardi si sono ritrovate.
Anime perse, destinate forse ma cercarsi dove, ogni cosa muove amore, ogni cosa grida amore e ci siamo capiti, ed amati. Perché lontani, perché le mani poco si stringono, ma tanto si cercano?
Voglio ancora lacrime, che siano di gioia, per averti giorno dopo giorno, forte ti amerò ma questo non è possibile e resterò l'invisibile, pronta a consolarti... sempre tua sarò.
Aspetto i tuoi tempi, ormai stanchi, la mano corre dove manchi, dove voglia grida, dove aspetto l'ultima bugia. Uniche testimoni queste mura, che sentono e non parlano, questa stanza, dove è ormai ombra la tua presenza, sei la proiezione dei miei occhi, che più non piangono, ma sempre aspettano quel poco concesso. Sento le nostre voci, dei nostri incontri fugaci, tanti anni persi nel pretenderti e cercarti, i nostri ardenti baci... e più sprofondo in questa nostalgia. Ma riuscirò col tempo ad avere pietà di me, dire al mi cuore di non continuare ad umiliarmi per questo amore?
Immobile, seduta su una pietra, dinanzi a diroccate mura, avea lo sguardo perso, di chi aspetta invano. Un fazzoletto nero, le incorniciava il viso, le mani incrociate in seno sulla lunga gonna, sgranava il rosario e pregava. Più nessuno la notava, la vecchia, sotto un pergolato d'uva, cresciuto con lei, stava. Nelle crepe del muro, profonde come le sue rughe, ora, radici d'edera avevano trovato dimora, lei continuava ad aspettare, con gli occhi persi e stanchi, continuava a pregare. È andata via, con la speranza di veder tornare...
Aspettavo con ansia la festa del patrono, per seguire la banda, faceva un gran casino. Una banda scalcinata, con qualche nota stonata, per la via di buon mattino, precedeva l'uscita del baldacchino. I bambini, che gran festa, tutti alla finestra, e palloncini, dolci e gente pia, c'era di tutto in mezzo a quella via. Ecco che dalla chiesa esce la Madonna col Bambino, la banda fa un minuto di silenzio, poi la processione inizia ed è di nuovo un gran casino. La banda, le preghiere, le grida dei bambini, qualcuno piange, qualcuno impreca, quanti fiori buttati da ogni finestra, al passaggio della Madonnina. Finita la processione, ognuno piano piano, andava via si sentiva ancora cantar la litania, ma io mi ricordo la banda, ero bambina, quella si, che per me faceva festa.
Scivola piano, sulle rotaie, hai tempo ancora per stringergli la mano... se ne è andato, con le sue bugie, lasciando qui le mie. Quante storie porta via quel treno, prende velocità e non puoi seguirlo, i ricordi vedo passare e con lo sguardo fisso rimani a pensare, fino a che scompare. Dove và nella sua corsa, porta via un addio, qualche lacrima, un sospiro, qualcuno partirà per sempre, qualcuno tornerà. Hai lasciato qui la tua valigia, un pacco che poi va spedito, per me è stato un invito, ma non voglio forzare quello che non sente più il cuore. Lentamente, finisce qui la nostra storia, come và quel treno, sulle rotaie di una memoria, che diventa un film accelerato, sei partito, e ti ho già scordato.
Una mattina di aprile volle scaldarsi al sole nata tra i sassi senza colore Intorno tutto da scoprire... Non si era accorta che intorno natura era morta ed ora con primavera alla porta tutto rinasceva. Si trovò da sola lontana dal suo ramo fece capolino in un mondo strano tra i sassi freddi senza calore si guardava intorno e non vedeva dove... Forse non era il suo posto si sentiva schiacciare una mano sposta un sasso libera finalmente quasi a ringraziare quella posizione non le permetteva di respirare. Ad un tratto si sente strappare... Come vita ti lascia come morta si accascia. Meglio a volte non respirare tra i sassi e vivere protetta che tradita da chi ti vuol salvare.
Quando tutti dormono tu vegli e nella notte le paure che hai nessuno può vedere... quando accanto alla finestra per scoprire che c'è anche per te una stella, perché c'è, te lo assicuro, scenderà una lacrima pensando a quello che hai perduto o a quello che non c'è stato ricorda che ogni destino è segnato ogni CROCE è destinata a chi ha la forza per poter sopportare e tu sei forgiata dalla vita e dall'amore per tutti sempre una parola, una mano e non lesini cure, le tue sopportazioni quasi inverosimili sono come fiori, come tramonti, immense e colorate come le foto che mi hai mandate con le varie sfumature che nel tuo grande cuore hanno comoda casa ogni sentimento trova il posto ed ogni cosa ha il suo costo ed il tuo credito è immenso non finirai mai di scontare per quanto bene hai fatto e il non chiedere niente per te, perché ancora devi dare... quanto ti chiederà ancora la vita e a quante cose sarai ancora disposta a rinunciare ma sono sicura che in quello che fai, senza esagerare c'è un appagamento di ogni tuo desiderio e quello che poteva essere e quello che ti sembra non avuto è niente in confronto alla scelta che hai fatto nel tutto... IO sacrificare.