Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Indovinelli, in Frasi di Film, in Umorismo, in Racconti, in Leggi di Murphy, in Frasi per ogni occasione e in Proverbi.

Scritta da: Silvana Stremiz

Pianefforte 'e notte

Nu pianefforte 'e notte
sona luntanamente,
e 'a museca se sente
pe ll'aria suspirà.

È ll'una: dorme 'o vico
ncopp'a nonna nonna
'e nu mutivo antico
'e tanto tiempo fa.

Dio, quanta stelle 'n cielo!
Che luna! E c'aria doce!
Quanto na della voce
vurria sentì cantà!
Ma sulitario e lento
more 'o mutivo antico;
se fa cchiù cupo 'o vico
dint'a ll'oscurità...

Ll'anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    Sono dolce
    a volte amara
    paziente o impaziente
    sono petali di rosa
    e spine pungenti.

    Dalle tue lacrime
    nascono le mie.
    I tuoi traguardi
    Sono condivisi

    Le tue sconfitte
    un dolore al cuore.
    Le tue gioie fanno
    sorridere l'anima.

    Le tue notte insonne
    per me lacrime,
    la tua serenità
    per me è la felicità.

    Perché in funzione
    di te vivo, respiro
    e sorrido.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz

      C'è un sassofono che suona nella parte buia della luna

      C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna
      I ladri hanno rubato tutti i fiori dai balconi di principesse scolorite
      Non c'è più nessun regno da conquistare
      Qualcuno stanotte ha imbiancato i cimiteri della vergogna
      Tu ed io con il nostro egoismo troppe tombe abbiamo profanato e poi ricostruito
      L'uno contro l'altro armati abbiamo abbattuto le nostri torri di guardia

      C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna
      Io e te distesi su pensieri che pensano pensando di pensare al passato
      Io e te al tavolo della 5° strada con due bicchieri di vino italiano
      Io e te inebriati dal frizzante fiume alcolico passato per gole secche di parole
      Io e te con l'anima distante una spedizione lunare

      L'effetto del vino come l'esplosione di una supernova tra scintille di ricordi
      Magica visione di Cisca tra le betulle nane del Rio delle Amazzoni
      Tra rami di piante secolari tra discese di canoa primitiva
      Avvolti su nebbie basse abbiamo conosciuto il desiderio
      E spogliati di vesti non vesti ci siamo buttati nel nostro piacere
      Con l'orecchio teso al sassofono – nella parte buia della luna

      E quella sera a casa di Whitman tutti scrivevano poesie
      Io e te leggevamo Dante - tu chiedevi il Paradiso ma l'Inferno era il mio pallino
      Che Guevara era morto da un pezzo Fidel Castro celebrava il suo fantasma
      In Italia i treni saltavano e pure le banche saltavano
      Polvere nera polvere rossa unite in un bang senza fine
      lacrime e sangue schizzati sui muri e mentre qualcuno cercava di capire
      Un sassofono suonava - nella parte buia della luna

      Ho seguito l'arco colorato di un arcobaleno
      E ti ho trovata seduta accanto ai fiori di loto
      Hai bussato al mio cuore - tutte le foglie d'autunno erano a terra, rosse di paura
      Io ho spalancato la porta della mia anima e il vento le ha disperse tutte
      E non c'è nulla che rimane sul tavolo da gioco della vita tra il Re e la Regina di cuori
      A parte questo sassofono che suona - nella parte buia della luna

      I nostri destini su mari in tempesta lontani da spiagge sicure
      Cascate di rimpianti allagano i nostri anni futuri
      a nulla serve soffrire o piangere
      Siamo come due giovani amanti stretti in un abbraccio passato
      Il vento soffia tra i rami di pino - dammi la mano e ascolta
      C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna

      Siamo due cuori solitari persi in una valle di solitudine
      Ho sentito l'odore del fango ed ho visto le stelle brillare
      Tutti i nostri guerrieri sono in fila dietro la nostra porta
      Ho fatto un sogno stanotte ho visto acrobati deporre mazzi di rose ai tuoi piedi
      I ladri hanno rubato tutto ma non hanno toccato la luna
      E un sassofono festeggia suonando nella sua parte buia

      C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna
      Se la prossima pioggia laverà le nostre anime incontrerò i tuoi occhi di mare
      Se la pioggia non cadrà vorrei perdermi nelle strade bianche della mia mente
      E ondeggiare nell'aria indeciso se essere un uccello o una nuvola
      o essere un pesce-scrittura per riempire il mare di parole
      e scrivere un libro a tutti i naufraghi della vita
      Che leggerebbero l'amore in due parole bagnate
      Mentre il sassofono continua a suonare - nella parte buia della luna.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz

        Povero Catullo

        Povero Catullo, smetti di vaneggiare,
        e quello che vedi  perduto, consideralo perduto.
        Brillarono un tempo per te giorni luminosi,
        quando andavi dovunque ti conduceva lei,
        amata da noi quanto non sarà amata mai nessuna.
        Lì allora si facevano quei tanti giochi d'amore,
        che tu volevi e a cui lei non si negava.
        Brillarono davvero per te un tempo giorno luminosi.
        Ora lei non vuole più: Anche tu non volere, benché incapace di dominarti.
        Non correre dietro a chi fugge, e non essere infelice,
        ma con cuore risoluto resisti, non cedere.
        Addio, fanciulla, ormai Catullo resiste,
        non ti verrà a cercare, non pregherà più te che non vuoi;
        ma tu ti dorrai se non sarai cercata.
        Sciagurata, povera te! Che vita ti aspetta?
        Chi verrà da te ora? Chi ti vedrà bella?
        Chi amerai ? Di chi dirai di essere?
        Chi bacerai? A chi morderai le labbra?
        Ma tu , Catullo, resisti, non cedere.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz

          Il Dio che cerco

          Il Dio che cerco
          ha la pelle nera
          gli occhi a mandorla.
          È un po' cristiano
          un po' musulmano.

          Abbraccia i gay
          tiene per mano le puttane.
          Gli angeli li lascia
          a mamma e papà.

          Il Dio che cerco
          accarezza la disperazione
          rende polvere il dolore.
          Toglie il sale alle lacrime
          semina un sorriso nell'animo.

          Siede a tavola con i barboni
          "violenta" i pedofili
          "uccide" gli assassini
          ferma le guerre
          dà da mangiare ai poveri.

          Il Dio che cerco
          che voglio
          che spero
          chissà se c'è.
          Composta domenica 25 marzo 2012
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz

            Viale 17

            Sono belle
            e si vendono per poco
            mi dico meno male
            e lesto la mano corre
            al portafogli
            per dar vita al cuore
            imbalsamato

            Fai piano
            dice la donna
            vestita di coriandoli
            coi profumi che litigano
            e i tacchi che burlano
            l'equilibrio
            anche il risveglio ha bisogno
            di preliminari
            e ci puoi credere se lo dico io
            che coi sogni ci lavoro

            L'amplesso durò
            quanto una bestemmia
            sotto gli aghi delle stelle
            e il cronometro della luna
            che imbrogliò il fantasma
            di figure deformi

            Mi alleggerii della minaccia
            dei duri pensieri
            stampai le labbra
            sulla banconota
            mio lasciapassare
            agli sconfitti
            dell'inferno dei vivi

            Sfrecciavano le macchine
            come le idee
            nel domani
            lungo il delirio del viale 17
            ...i loro rumori
            i loro fumi
            erano tuoni e nebbia
            nelle miserie degli illusi
            ...fuochi d'artificio
            per la festa
            del mio cielo basso
            -dal volume: Soste precarie
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz

              La Fede

              Il mare è grande. Se vuoi scandagliarlo, verrai travolto dall'impeto delle sue onde. Un'onda sola può strapparti via e sbatterti contro uno scoglio. Ti basti, o debole uomo, poter dedicarti ai tuoi commerci su una piccola nave. Ma la fede è meglio, per te, che una nave sul mare. Questa infatti è retta dai remi, tuttavia i flutti la possono far affondare; ma la tua fede non affonda mai, se la tua volontà non lo vuole. Come sarebbe desiderabile per il marinaio regolar il mare a proprio volere! Ma in un modo egli la pensa, e in altro modo agisce l'onda. Solo nostro Signore dominò il mare, tanto che quello tacque e si placò. Ma egli ha dato anche a te il potere di dominare, come lui, un mare, e di rabbonirlo. L'investigare è più amaro del mare, e il questionare è più tempestoso delle onde. Se si abbatte sul tuo spirito il vento della cavillosità, dominala, e appiana le sue onde! Come la burrasca mette sossopra il mare, così i cavilli conturbano il tuo spirito. Nostro Signore domina, il vento cessa e la nave scivola in pace sulle onde. Domina lo spirito capzioso, raffrenalo, e la tua fede sarà in pace. A ciò dovrebbero indurti anche le creature di cui conosci l'uso. Per esempio, tu non sei in grado di chiarire le sorgenti, pur tuttavia non smetti di bere da loro. E per il fatto poi di aver da loro bevuto, tu non pensi certo di averle comprese. Anche di comprendere il sole tu non sei in grado, pur tuttavia non ti sottrai alla sua luce. E per il fatto che questa scende a te (con i suoi raggi) tu non ti cimenti certo di salire verso la sua altezza. L'aria è per te un pegno, ma quanto essa sia estesa, tu non lo sai.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvana Stremiz
                Oj pètteno, che piéttene
                'e ttrezze 'e Carulina,
                damme nu sfizio, scippala,
                scippala na matina.

                E tu, specchio - addò lùceno
                chill'uocchie, addò, cantanno,
                ride e se mmira, - appànnete
                quanno se sta mmiranno!

                Lenzole, addò se stènneno
                e ccarne soie gentile,
                nfucàteve, pugnitela,
                tutto stu mese 'Abbrile!

                E vuie, teste d'anèpeta,
                d'aruta e resedà,
                seccàte ncopp' a ll'àsteco
                faciteve truvà...

                Mo 'o petteno, che pettena
                'e ttrezze 'e Carulina,
                è sempre 'o stesso petteno
                'e tartaruga fina;

                O specchio è de Venezia
                e nun ha fatto mossa;
                e lienzulelle smoveno
                n'addore 'e spicaddossa...

                E manco nun me senteno
                l1'aruta e 'a resedà:
                cchiù ampresso, 'ncopp'a ll'asteco,
                Abbrile 'e ff a schiuppà!

                E sti scungiure - è inutile -
                nn' a ponno cchiù arrivà:
                cchiù nfama e cchiù simpatica,
                cchiù bella assaje se fa!
                Vota la poesia: Commenta