Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Il vero amico

É pieno il mondo di definizioni
su chi sia l'amico che merita attenzioni
allor mi permetto in queste mie righe
di dir ciò che pensa chi or ora vi scrive.
É segno di rispetto l'aiuto materiale,
ma è forse un difetto se è un po' venale;
è segno di emozione l'aiuto morale
ma è forse una finzione se non è spirituale.
L'amico dà amore e sa quindi vedere
se l'aiuto è d'uopo o è meglio soprassedere
aiuta solo se lo ritiene giusto
al di là che il suo ego sia fioco o robusto.
L'amico non mostra troppe attenzioni
rispetta la scelta delle altrui azioni
l'amico è per sempre, non ha alcuna scadenza
ciò che fa amicizia è, infatti, l'Essenza.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Demogorgone

    Nella strada piena di sole vago ci sono case immobili e gente che cammina.
    Una tristezza piena di terrore mi gela.
    Presento un avvenimento dall'altra parte delle frontiere e dei movimenti.

    No, no, questo no!
    Tutto, salvo sapere cos'è il Mistero!
    Superficie dell'Universo, oh Palpebre Calate,
    non vi sollevate mai!
    Deve essere insopportabile lo sguardo della Verità Finale!

    Lasciatemi vivere senza sapere niente, e morire senza venire a sapere niente!
    La ragione che ci sia essere, che ci siano esseri, che ci sia tutto,
    deve portare a una follia più grande degli spazi
    fra le anime e le stelle.

    No, non la verità! Lasciatemi queste case, questa gente,
    proprio così, senza nient'altro, solo queste case e questa gente...
    Quale alito orribile e freddo mi tocca gli occhi chiusi?
    Non li voglio aprire per il vivere! Oh Verità, scordati di me!
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Ascolto Istanbul

      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
      Spira una leggera brezza dapprima
      Lentamente oscillano
      Le foglie sugli alberi
      Da lontano, molto lontano
      I perenni trilli degli acquaioli
      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
      E mentre passano gli uccelli
      A stormi e stridii dall'alto
      Le reti si ritirano dalle chiuse
      I piedi di una donna sfiorano l'acqua
      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
      Sono freschi i bazar
      Allegro Mahmut pascià
      Pieni di colombi i cortili
      Pervengono battiti di martello dai bacini
      Dalla dolce brezza primaverile odori di sudore
      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
      Ebbra di passati favori
      Una villa dalle darsena buie
      Fra il mugghio dell'acquietato scirocco
      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
      Passa una fraschetta sul marciapiede
      Imprecazioni, motivetti, canzoni, frizzi
      Dalla sua mano cade qualcosa sul selciato
      Dev'essere una rosa
      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

      Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
      Ai suoi piedi si dibatte un uccello
      Non so se la tua fronte scotti o no
      Non so se le tue labbra siano umide o no
      Dietro i pistacchi nasce una luna candida
      Lo percepisco dai battiti del tuo cuore
      Ascolto Istanbul.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Non è tempo di scrivere e io non ho
        che il solco della penna e sotto il foglio.
        Un inchiostro facile, un dire fragile
        tra voci che confondono, che vanno.
        E questo è un anno che trattiene i giorni
        li lega al calendario. I volti stanno
        lì, per caso. Ci chiedono un appiglio,
        lo scompiglio di un'altra primavera.
        Quasi non ci fossero, come se
        svanissero. Sistemali per poco
        qui, con le parole. In qualche stanza
        chiusa, in una nuova sera. Una nicchia,
        e poi fermarli, e poi imparare a dirli,
        a riconoscerli dagli occhi almeno.
        Tu, punto a capo senza corpo. Tu
        rimedio dell'assenza, poesia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          I bambini di oggi hanno visto cose che
          Blade Runner non poteva neppure immaginare.
          Hanno visto le torri gemelle di Manhattan
          precipitare nel gorgo dei Pokemon.
          E hanno visto Dragonball -zeta sventolare
          un fazzoletto bianco prima di morire, perché
          un aereo si era infilzato sulla sua testa
          come il braccio di una croce.
          E mi domando che razza di uomini saranno
          quei bambini che hanno subìto allucinazioni così.
          Delle due l'una: o uomini fantastici, o schiavi.
          E io scommetto sulla prima.
          E ho nostalgia del futuro.
          Anche se io non ci sarò.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Poesia a Gesù bambino

            Tu scendi dalle stelle, o re del cielo,
            e vieni in una grotta al freddo, al gelo;
            o Bambino mio divino,
            io ti vedo qui a tremar.
            O Dio beato,
            Ah, quanto ti costò l'avermi amato!

            A te che sei del mondo il creatore
            Mancano panni e fuoco, o mio Signore.
            Caro eletto pargoletto,
            quanto questa povertà
            più m'innamora!
            Giacché ti fece amor povero ancora.

            Tu lasci del tuo Padre il divin seno
            per venire a penar su questo fieno.
            Dolce amore del mio core,
            dove amor ti trasportò?
            O Gesù mio,
            per chi tanto patir? Per amor mio!

            Ma se fu tuo volere il tuo patire,
            perché vuoi pianger poi, perché vagire?
            Sposo mio, amato Dio,
            mio Gesù, t'intendo sì;
            ah, mio Signore,
            tu piangi non per duol, ma per amore.

            Tu piangi per vederti da me ingrato
            dopo sì grande amor sì poco amato.
            O diletto del mio petto,
            se già un tempo fu così,
            or te sol bramo.
            Caro, non pianger più; ch'io t'amo, io t'amo.

            Tu dormi, o Ninno mio; ma intanto il core
            non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore:
            deh! Mio bello e puro agnello,
            a che pensi? Dimmi su,
            oh amore immenso!
            A morire per te, rispondi io penso.

            Dunque a morir per me tu pensi, o Dio.
            E che altro amar fuori di te poss'io?
            O Maria, speranza mia,
            s'io poc'amo il tuo Gesù,
            non ti sdegnare;
            amalo tu per me, s'io nol so amare.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Da quell'istante

              Da quell'istante,
              dal momento
              che ho scoperto che c'eri,
              la vita è cambiata.

              Da quell'istante
              hai stravolto i miei pensieri,
              i miei progetti,
              i miei traguardi.

              Da quell'istante
              hai occupato la mia mente,
              invaso il mio corpo,
              regalato nuove emozioni.

              Da quell'istante
              non sono più stata sola,
              prima eri dentro di me,
              ora riempi la mia vita.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Muore così un sogno fra le mani

                Certe notti sono cosi amare
                da spegnere ad uno ad uno le stelle
                coprendo il sole con il dolore di te
                Vittime di quel tempo che non passa.
                Il domani è così lontano
                e irraggiungibile al sorriso.
                Quel tic tac così maledetto
                da essere condanna
                e impedire il volo di un sogno.
                La nebbia delle lacrime
                deposita cenere di cemento
                in fondo al cuore e all'anima.
                Muore così un sogno fra le mani.
                Composta giovedì 29 novembre 2012
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Isola

                  Padre, io a te
                  io inchiodato a te su questo scoglio
                  divino che conosci la tua alba
                  e allacci la tua potenza al fulmine
                  da questo culmine di spasimo
                  io vinto mando a te
                  vincitore di padri
                  la prora disorientata delle mie parole.
                  Concedi a coloro che erano ciechi
                  e a dismisura adesso vedono,
                  rotto il sigillo della fiamma,
                  l'ustione della carezza, il fragore
                  del pugno, ora che sanno
                  il tossico del palmo e delle nocche
                  ed è notte, profonda notte
                  a occidente di ogni immaginare
                  ora che le iridi conoscono
                  le costellazioni del dolore e del piacere;
                  concedi loro di sopportare
                  per ogni ciglio sospeso alle tenebre
                  al tramonto di ogni palpebra sfinita
                  la pronuncia dell'alba e del crepuscolo
                  e il rombo immenso, che sale dall'uomo.
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