Padre, io a te io inchiodato a te su questo scoglio divino che conosci la tua alba e allacci la tua potenza al fulmine da questo culmine di spasimo io vinto mando a te vincitore di padri la prora disorientata delle mie parole. Concedi a coloro che erano ciechi e a dismisura adesso vedono, rotto il sigillo della fiamma, l'ustione della carezza, il fragore del pugno, ora che sanno il tossico del palmo e delle nocche ed è notte, profonda notte a occidente di ogni immaginare ora che le iridi conoscono le costellazioni del dolore e del piacere; concedi loro di sopportare per ogni ciglio sospeso alle tenebre al tramonto di ogni palpebra sfinita la pronuncia dell'alba e del crepuscolo e il rombo immenso, che sale dall'uomo.
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