Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

A molti

Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato,
il riflesso del vostro volto,
i vani palpiti di vane ali...
fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi.

Ecco perché amate così cupidi
me, nel mio peccato e nel mio male,
perché affidaste a me ciecamente
il migliore dei vostri figli;
perché nemmeno chiedeste di lui,
mai, e la mia casa vuota per sempre
velaste di fumose lodi.
E dicono: non ci si può fondere più strettamente,
non si può amare più perdutamente...

Come vuole l'ombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall'anima,
così io adesso voglio essere scordata.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Scalpitio

    Si sente un galoppo lontano
    (è la...? ),
    che viene, che corre nel piano
    con tremula rapidità.
    Un piano deserto, infinito;
    tutto ampio, tutt'arido, eguale:
    qualche ombra d'uccello smarrito,
    che scivola simile a strale:
    non altro. Essi fuggono via
    da qualche remoto sfacelo;
    ma quale, ma dove egli sia,
    non sa né la terra né il cielo.
    Si sente un galoppo lontano
    più forte,
    che viene, che corre nel piano:
    la Morte! La Morte! La Morte!
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      La Guazza

      Laggiù, nella notte, tra scosse
      d'un lento sonaglio, uno scalpito
      è fermo. Non anco son rosse
      le cime dell'Alpi.
      Nel cielo d'un languido azzurro,
      le stelle si sbiancano appena:
      si sente un confuso sussurro
      nell'aria serena.
      Chi passa per tacite strade?
      Chi parla da tacite soglie?
      Nessuno. È la guazza che cade
      sopr'aride foglie.
      Si parte, ch'è ora, né giorno,
      sbarrando le vane pupille;
      si parte tra un murmure intorno
      di piccole stille.
      In mezzo alle tenebre sole,
      qualcuna riluce un minuto;
      riflette il tuo Sole, o mio Sole;
      poi cade: ha veduto.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Talvolta la mia gioia

        Talvolta
        la mia gioia
        ti spaventa
        amore mio
        nasce dal nulla
        e si nutre di poco
        di larve invisibili
        che il vento trasporta
        di frammenti di paura
        che si fondono in tepore
        di briciole di serenità
        cadute
        dalla mensa dei poveri
        di un raggio di sole
        che risveglia lucciole
        addormentate
        in gocce di rugiada
        se mi ami
        amore mio
        perdona la mia gioia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Ninnananna

          Posa il capo assopito, amore mio,
          umano sul mio braccio senza fede;
          tempo e febbri avvampino e cancelliano
          ogni bellezza individuale, via
          dai bambini pensosi, e poi la tomba
          attesta che effimero è il bambino:
          ma finch'è spunti il giorno mi rimanga
          tra le braccia la viva creatura,
          mortale sì, colpevole, eppure
          per me il bello nella sua interezza.

          Anima e corpo non hanno confini:
          agli amanti che giacciono sul suo
          tollerante declivio incantato
          in preda al deliquio ricorrente,
          solenne la visione manda Venere
          di soprannaturale armonia,
          di universale amore e speranza;
          mentre un'astratta intuizione accende,
          in mezzo ai ghiacciai e fra le rupi,
          dell'eremita l'estasi carnale.

          Passano sicurezze e fedeltà
          allo scoccare della mezzanotte
          come le vibrazioni di campana,
          e forsennati alla moda lanciano
          il loro pedantesco, uggioso grido:
          il costo fino all'ultimo centesimo
          - sta scritto in tutte le temute carte -
          andrà pagato, ma da questa notte
          non un solo bisbiglio, nè un pensiero,
          non un bacio o uno sguardo sia perduto.

          Bellezza muore, e mezzanotte, ed estasi:
          che i venti dell'alba, mentre lievi
          spirano intorno al tuo capo sognante,
          mostrino un giorno di accoglienza tale
          che occhio e cuore pulsino e gioiscano,
          paghi di un mondo, il nostro, che è mortale;
          meriggi di arsura ti ritrovino
          nutrito dei poteri involontari,
          notti di oltraggio ti lascino andare
          sorvegliato da ogni umano amore.
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