Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Io ti amo

Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempirà l'universo

Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l'incanto
di un solo tuo sguardo

Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sarà ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni

Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d'estate
per il caldo non dormi
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    12 Settembre 1966

    Sei comparsa al portone
    in un vestito rosso
    per dirmi che sei fuoco
    che consuma e riaccende.

    Una spina mi ha punto
    delle tue rose rosse
    perché succhiassi al dito,
    come già tuo, il mio sangue.

    Percorremmo la strada
    che lacera il rigoglio
    della selvaggia altura,
    ma già da molto tempo
    sapevo che soffrendo con temeraria fede,
    l'età per vincere non conta.

    Era di lunedì,
    per stringerci le mani
    e parlare felici
    non si trovò rifugio
    che in un giardino triste
    della città convulsa.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Il Vampiro

      Tu che t'insinuasti come una lama
      Nel mio cuore gemente; tu che forte
      Come un branco di demoni venisti
      A fare folle e ornata, del mio spirito
      Umiliato il tuo letto e il regno-infame
      A cui, come il forzato alla catena,
      Sono legato: come alla bottiglia
      L'ubriacone; come alla carogna
      I vermi; come al gioco l'ostinato
      Giocatore - che sia maledetta.
      Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
      Di conquistare la mia libertà;
      Ed il veleno perfido ho pregato
      Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
      Ed il veleno, pieni di disprezzo,
      M'han detto: "Non sei degno che alla tua
      Schiavitù maledetta ti si tolga,
      Imbecille! - una volta liberato
      Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
      tu faresti rivivere il cadaver
      del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        La cavalla storna

        Nella Torre il silenzio era già alto.
        Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
        I cavalli normanni alle lor poste
        frangean la biada con rumor di croste.
        Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
        nata tra i pini su la salsa spiaggia;
        che nelle froge avea del mar gli spruzzi
        ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
        Con su la greppia un gomito, da essa
        era mia madre; e le dicea sommessa:
        "O cavallina, cavallina storna,
        che portavi colui che non ritorna;
        tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
        Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
        il primo d'otto tra miei figli e figlie;
        e la sua mano non toccò mai briglie.
        Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
        tu dai retta alla sua piccola mano.
        Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
        tu dai retta alla sua voce fanciulla".
        La cavalla volgea la scarna testa
        verso mia madre, che dicea più mesta:
        "O cavallina, cavallina storna,
        che portavi colui che non ritorna;
        lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
        Con lui c'eri tu sola e la sua morte.
        O nata in selve tra l'ondate e il vento,
        tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
        sentendo lasso nella bocca il morso,
        nel cuor veloce tu premesti il corso:
        adagio seguitasti la tua via,
        perché facesse in pace l'agonia... "
        La scarna lunga testa era daccanto
        al dolce viso di mia madre in pianto.
        "O cavallina, cavallina storna,
        che portavi colui che non ritorna;
        oh! Due parole egli dové pur dire!
        E tu capisci, ma non sai ridire.
        Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
        con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
        con negli orecchi l'eco degli scoppi,
        seguitasti la via tra gli alti pioppi:
        lo riportavi tra il morir del sole,
        perché udissimo noi le sue parole".
        Stava attenta la lunga testa fiera.
        Mia madre l'abbracciò su la criniera
        "O cavallina, cavallina storna,
        portavi a casa sua chi non ritorna!
        A me, chi non ritornerà più mai!
        Tu fosti buona... Ma parlar non sai!
        Tu non sai, poverina; altri non osa.
        Oh! ma tu devi dirmi una cosa!
        Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
        esso t'è qui nelle pupille fise.
        Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
        E tu fa cenno. Dio t'insegni, come".
        Ora, i cavalli non frangean la biada:
        dormian sognando il bianco della strada.
        La paglia non battean con l'unghie vuote:
        dormian sognando il rullo delle ruote.
        Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
        disse un nome... Sonò alto un nitrito.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Ora e sempre Resistenza

          Lo avrai
          camerata Kesserling
          il monumento che pretendi da noi italiani
          ma con che pietra si costruirà
          a deciderlo tocca a noi
          non con i sassi affumicati dei borghi inermi
          straziati dal tuo sterminio
          non con la terra dei cimiteri
          dove i nostri compagni giovinetti
          riposano in serenità
          non con la neve inviolata delle montagne
          che per due inverni ti sfidarono
          non con la primavera di queste valli
          che ti vide fuggire
          ma soltanto con il silenzio dei torturati
          più duro d'ogni macigno
          soltanto con la roccia di questo patto
          giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
          per dignità non per odio
          decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
          su queste strade se vorrai tornare
          ai nostri posti ci ritroverai
          morti e vivi con lo stesso impegno
          popolo serrato intorno al monumento
          che si chiama ora e sempre
          Resistenza.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Annoda i Lacci alla mia Vita, Signore,
            Poi, sarò pronta ad andare!
            Solo un'occhiata ai Cavalli -
            In fretta! Potrà bastare!
            Mettimi dal lato più sicuro -
            Così non cadrò -
            Visto che dobbiamo cavalcare verso il Giudizio -
            E una parte, è in discesa -
            Ma non mi curo dei precipizi -
            E non mi curo del Mare -
            Sorretta saldamente nell'Immortale Corsa -
            Dalla mia stessa Scelta, e da Te -
            Addio alla Vita che ho vissuto -
            E al Mondo che ho conosciuto -
            E Baciate le Colline, per me, basta una volta -
            Ora - sono pronta ad andare!
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              He ate and drank the precious Words -
              His Spirit grew robust -
              He knew no more that he was poor,
              Nor that his frame was Dust -
              He danced along the dingy Days
              And this Bequest of Wings
              Was but a Book - What Liberty
              A loosened Spirit brings.
              Mangiò e bevve le preziose Parole -
              Il suo Spirito crebbe robusto -
              Non era più consapevole d'essere povero,
              Né che le sue ossa fossero Polvere -
              Danzava lungo gli squallidi Giorni
              E questo Lascito d'Ali
              Era soltanto un Libro - Che Libertà
              Procura uno Spirito affrancato -
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                Se proprio devi odiarmi
                fallo ora,
                ora che il mondo è intento
                a contrastare ciò che faccio,
                unisciti all'ostilità della fortuna,
                piegami
                non essere l'ultimo colpo
                che arriva all'improvviso
                Ah quando il mio cuore
                avrà superato questa tristezza.
                Non essere la retroguardia
                di un dolore ormai vinto
                non far seguire ad una notte ventosa
                un piovoso mattino
                non far indugiare un rigetto già deciso.
                Se vuoi lasciarmi
                non lasciarmi per ultimo
                quando altri dolori meschini
                avran fatto il loro danno
                ma vieni per primo
                così che io assaggi fin dall'inizio
                il peggio della forza del destino
                e le altri dolenti note
                che ora sembrano dolenti
                smetteranno di esserlo
                di fronte la tua perdita.
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