Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
Annoda i Lacci alla mia Vita, Signore,
Poi, sarò pronta ad andare!
Solo un'occhiata ai Cavalli -
In fretta! Potrà bastare!
Mettimi dal lato più sicuro -
Così non cadrò -
Visto che dobbiamo cavalcare verso il Giudizio -
E una parte, è in discesa -
Ma non mi curo dei precipizi -
E non mi curo del Mare -
Sorretta saldamente nell'Immortale Corsa -
Dalla mia stessa Scelta, e da Te -
Addio alla Vita che ho vissuto -
E al Mondo che ho conosciuto -
E Baciate le Colline, per me, basta una volta -
Ora - sono pronta ad andare!
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Ora e sempre Resistenza

    Lo avrai
    camerata Kesserling
    il monumento che pretendi da noi italiani
    ma con che pietra si costruirà
    a deciderlo tocca a noi
    non con i sassi affumicati dei borghi inermi
    straziati dal tuo sterminio
    non con la terra dei cimiteri
    dove i nostri compagni giovinetti
    riposano in serenità
    non con la neve inviolata delle montagne
    che per due inverni ti sfidarono
    non con la primavera di queste valli
    che ti vide fuggire
    ma soltanto con il silenzio dei torturati
    più duro d'ogni macigno
    soltanto con la roccia di questo patto
    giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
    per dignità non per odio
    decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
    su queste strade se vorrai tornare
    ai nostri posti ci ritroverai
    morti e vivi con lo stesso impegno
    popolo serrato intorno al monumento
    che si chiama ora e sempre
    Resistenza.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Se proprio devi odiarmi
      fallo ora,
      ora che il mondo è intento
      a contrastare ciò che faccio,
      unisciti all'ostilità della fortuna,
      piegami
      non essere l'ultimo colpo
      che arriva all'improvviso
      Ah quando il mio cuore
      avrà superato questa tristezza.
      Non essere la retroguardia
      di un dolore ormai vinto
      non far seguire ad una notte ventosa
      un piovoso mattino
      non far indugiare un rigetto già deciso.
      Se vuoi lasciarmi
      non lasciarmi per ultimo
      quando altri dolori meschini
      avran fatto il loro danno
      ma vieni per primo
      così che io assaggi fin dall'inizio
      il peggio della forza del destino
      e le altri dolenti note
      che ora sembrano dolenti
      smetteranno di esserlo
      di fronte la tua perdita.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        He ate and drank the precious Words -
        His Spirit grew robust -
        He knew no more that he was poor,
        Nor that his frame was Dust -
        He danced along the dingy Days
        And this Bequest of Wings
        Was but a Book - What Liberty
        A loosened Spirit brings.
        Mangiò e bevve le preziose Parole -
        Il suo Spirito crebbe robusto -
        Non era più consapevole d'essere povero,
        Né che le sue ossa fossero Polvere -
        Danzava lungo gli squallidi Giorni
        E questo Lascito d'Ali
        Era soltanto un Libro - Che Libertà
        Procura uno Spirito affrancato -
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          1911

          Strinsi le mani sotto il velo oscuro...
          "Perché oggi sei pallida?"
          Perché d'agra tristezza
          l'ho abbeverato fino ad ubriacarlo.
          Come dimenticare? Uscì vacillando,
          sulla bocca una smorfia di dolore...
          Corsi senza sfiorare la ringhiera,
          corsi dietro di lui fino al portone.
          Soffocando, gridai: "È stato tutto
          uno scherzo. Muoio se te ne vai".
          Lui sorrise calmo, crudele
          e mi disse: "Non startene al vento".
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Le cose

            Le monete, il bastone, il portachiavi,
            la pronta serratura, i tardi appunti
            che non potranno leggere i miei scarsi
            giorni, le carte da giunco e gli scacchi,
            un libro e tra le pagine appassita
            la viola, monumento d'una sera
            di certo inobliabile e obliata,
            il rosso specchio a occidente in cui arde
            illusoria un'aurora. Quante cose,
            atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
            ci servono come taciti schiavi,
            senza sguardo, stranamente segrete!
            Dureranno piú in là del nostro oblio;
            non sapran mai che ce ne siamo andati.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Al mare (o quasi)

              L'ultima cicala stride
              sulla scorza gialla dell'eucalipto
              i bambini raccolgono pinòli
              indispensabili per la galantina
              un cane alano urla dall'inferriata
              di una villa ormai disabitata
              le ville furono costruite dai padri
              ma i figli non le hanno volute
              ci sarebbe spazio per centomila terremotati
              di qui non si vede nemmeno la proda
              se può chiamarsi cosí quell'ottanta per cento
              ceduta in uso ai bagnini
              e sarebbe eccessivo pretendervi
              una pace alcionica
              il mare è d'altronde infestato
              mentre i rifiuti in totale
              formano ondulate collinette plastiche
              esaurite le siepi hanno avuto lo sfratto
              i deliziosi figli della ruggine
              gli scriccioli o reatini come spesso
              li citano i poeti. E c'è anche qualche boccio
              di magnolia l'etichetta di un pediatra
              ma qui i bambini volano in bicicletta
              e non hanno bisogno delle sue cure
              Chi vuole respirare a grandi zaffate
              la musa del nostro tempo la precarietà
              può passare di qui senza affrettarsi
              è il colpo secco quello che fa orrore
              non già l'evanescenza il dolce afflato del nulla
              Hic manebimus se vi piace non proprio
              ottimamente ma il meglio sarebbe troppo simile
              alla morte ( e questa piace solo ai giovani)
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                L'amor mio è vestita di luce

                L'amor mio è vestita di luce
                In mezzo ai meli
                Dove i lieti venti più bramano
                Di correre insieme.

                Là dove i venti lieti restano un poco
                A corteggiare le giovani foglie,
                L'amor mio va lentamente, china
                Alla propria ombra sull'erba;

                Là, dove il cielo è una coppa azzurrina
                Rovescia sulla terra ridente,
                Va l'amor mio luminoso, sostenendo
                Con garbo la veste.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Adolescente

                  Su te, vergine adolescente,
                  sta come un'ombra sacra.
                  Nulla è più misterioso
                  e adorabile e proprio
                  della tua carne spogliata.
                  Ma ti recludi nell'attenta veste
                  e abiti lontano
                  con la tua grazia
                  dove non sai chi ti raggiungerà.
                  Certo non io. Se ti veggo passare
                  a tanta regale distanza,
                  con la chioma sciolta
                  e tutta la persona astata,
                  la vertigine mi si porta via.
                  Sei l'imporosa e liscia creatura
                  cui preme nel suo respiro
                  l'oscuro gaudio della carne che appena
                  sopporta la sua pienezza.
                  Nel sangue, che ha diffusioni
                  di fiamma sulla tua faccia,
                  il cosmo fa le sue risa
                  come nell'occhio nero della rondine.
                  La tua pupilla è bruciata
                  dal sole che dentro vi sta.
                  La tua bocca è serrata.
                  Non sanno le mani tue bianche
                  il sudore umiliante dei contatti.
                  E penso come il tuo corpo
                  difficoltoso e vago
                  fa disperare l'amore
                  nel cuor dell'uomo!

                  Pure qualcuno ti disfiorerà,
                  bocca di sorgiva.
                  Qualcuno che non lo saprà,
                  un pescatore di spugne,
                  avrà questa perla rara.
                  Gli sarà grazia e fortuna
                  il non averti cercata
                  e non sapere chi sei
                  e non poterti godere
                  con la sottile coscienza
                  che offende il geloso Iddio.
                  Oh sì, l'animale sarà
                  abbastanza ignaro
                  per non morire prima di toccarti.
                  E tutto è così.
                  Tu anche non sai chi sei.
                  E prendere ti lascerai,
                  ma per vedere come il gioco è fatto,
                  per ridere un poco insieme.
                  Come fiamma si perde nella luce,
                  al tocco della realtà
                  i misteri che tu prometti
                  si disciolgono in nulla.
                  Inconsumata passerà
                  tanta gioia!
                  Tu ti darai, tu ti perderai,
                  per il capriccio che non indovina
                  mai, col primo che ti piacerà.
                  Ama il tempo lo scherzo
                  che lo seconda,
                  non il cauto volere che indugia.
                  Così la fanciullezza
                  fa ruzzolare il mondo
                  e il saggio non è che un fanciullo
                  che si duole di essere cresciuto.
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