Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Gioventù vergine

Di quando in quando
Tutto m'ansima il corpo
E la vita mi appare negli occhi,
Tra essi vibrando e la bocca
Giù selvatica discende per le membra
Lasciando gli occhi miei svuotati tumultuanti
E il petto mio quieto colma d'un fremito e un calore;
E giù per le snelle ondulazioni sottostanti
Che onde diventan pesanti, di passione gonfie
E il ventre mio placido e sonnolento
All'istante ribelle si desta bramoso,
Eccitato sforzandosi e attento,
Mentre le tenere braccia abbandonate
Con forza selvaggia s'incrociano
A stringere - quel che non hanno stretto mai.
E tutto io vibro, tremo e ancora tremo
Finché la strana potenza che il corpo mi scuoteva
Non svanisce
E nobile non risorge l'ininterrotto fluire della vita
Nella durezza implacabile dei miei occhi,
Non risorge dalla bellezza solitaria del corpo mio
Esausto e insoddisfatto.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Mio - per diritto della bianca elezione!

    Mio - per diritto della bianca elezione!
    Mio - per sigillo regale!
    Mio - per segno della bianca prigione
    che sbarre non possono celare!
    Mio - qui - nella visione e nel divieto!
    Mio - per l'abrograzione della tomba
    Sottoscritta-confermata -
    delirante contratto!
    Mio - mantre gli anni fuggono!
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Spesso il male di vivere ho incontrato

      Spesso il male di vivere ho incontrato:
      era il rivo strozzato che gorgoglia,
      era l'incartocciarsi della foglia
      riarsa, era il cavallo stramazzato.
      Bene non seppi; fuori del prodigio
      che schiude la divina Indifferenza:
      era la statua nella sonnolenza
      del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Il carnevale di Gerti

        Se la ruota si impiglia nel groviglio
        delle stesse filanti ed il cavallo
        s'impenna tra la calca, se ti nevica
        fra i capelli e le mani un lungo brivido
        d'iridi trascorrenti o alzano i bambini
        le flebili ocarine che salutano
        il tuo viaggio e i lievi echi si sfaldano
        giù dal ponte sul fiume
        se si sfolla la strada e ti conduce
        in un mondo soffiato entro una tremula
        bolla d'aria e di luce dove il sole
        saluta la tua grazia-hai ritrovato
        forse la strada che tentò un istante
        il piombo fuso a mezzanotte quando
        finì l'anno tranquillo senza spari.

        Ed ora vuoi sostare dove un filtro
        fa spogli i suoni
        e ne deriva i sorridenti ed acri
        fumi che ti compongono il domani;
        ora chiedi il paese dove gli onagri
        mordano quadri di zucchero dalle tue mani
        e i tozzi alberi spuntino germogli
        miracolosi al becco dei pavoni.

        (Oh, il tuo carnevale sarà più triste
        stanotte anche del mio, chiusa fra i doni
        tu per gli assenti: carri dalle tinte
        di rosolio, fantocci ed archibugi,
        palle di gomma, arnesi da cucina
        lillipuziani: l'urna li segnava
        a ognuno dei lontani amici l'ora
        che il gennaio si schiuse e nel silenzio
        si compì il sortilegio. È carnevale
        o il dicembre s'indugia ancora? Penso
        che se muovi la lancetta al piccolo
        orologio che rechi al polso, tutto
        arretrerà dentro un disfatto prisma
        babelico di forme e di colori... )

        E il natale verrà e il giorno dell'anno
        che sfolla le caserme e ti riporta
        gli amici spersi e questo carnevale
        pur esso tornerà che ora ci sfugge
        tra i muri che si fendono già. Chiedi
        tu di fermare il tempo sul paese
        che attorno si dilata? Le grandi ali
        screziate ti sfiorano, le logge
        sospingono all'aperto esili bambole
        bionde, vive, le pale dei mulini
        rotano fisse sulle pozze garrule.
        Chiedi di trattenere le campane
        d'argento sopra il borgo e il suono rauco
        delle colombe? Chiedi tu i mattini
        trepidi delle tue prode lontane?

        Come tutto si fa strano e difficile
        come tutto è impossibile, tu dici.
        La tua vita è quaggiù dove rimbombano
        le ruote dei carriaggi senza posa
        e nulla torna se non forse
        in questi disguidi del possibile.
        Ritorna là fra i morti balocchi
        ove è negato pur morire; e col tempo che ti batte
        al polso e all'esistenza ti ridona,
        tra le mura pesanti che non s'aprono
        al gorgo degli umani affaticato,
        torna alla via dove con te intristisco
        quella che mi additò un piombo raggelato
        alle mie, alle tue sere:
        torna alle primavere che non fioriscono.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          George Gray

          Molte volte ho studiato
          la lapide che mi hanno scolpito:
          una barca con vele ammainate, in un porto.
          In realtà non è questa la mia destinazione
          ma la mia vita.
          Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
          il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
          l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
          Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
          E adesso so che bisogna alzare le vele
          e prendere i venti del destino,
          dovunque spingano la barca.
          Dare un senso alla vita può condurre a follia
          ma una vita senza senso è la tortura
          dell'inquietudine e del vano desiderio —
          una barca che anela al mare eppure lo teme.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Il mio sogno familiare

            Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante
            Una donna mai vista, che amo e che mi ama,
            Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama
            Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante

            È per me confortante, e il mio cuore parlante
            Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama
            Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama
            Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante.
            È' bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere.
            Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere.
            Come nomi diletti che la vita ha esiliato.

            All'occhio delle statue è simile il suo sguardo,
            Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato
            Delle voci più care spente senza riguardo.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Amore non dannarmi

              Amore non dannarmi al mio destino
              tienimi aperte tutte le stagioni
              fa che il mio grande e tiepido declino
              non si addormenti lungo le pulsioni
              metti al passivo tutte le passioni
              dormi teneramente sul cuscino
              dove crescono provvide ambizioni
              d'amore e di passione universale,
              toglimi tutto e non mi fare male.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Shall I compare thee to a summer's day? (Sonnet 18)

                Shall I compare thee to a summer's day?
                Thou art more lovely and more temperate:
                Rough winds do shake the darling buds of May,
                And summer's lease hath all too short a date:
                Sometime too hot the eye of heaven shines,
                And often is his gold complexion dimm'd;
                And every fair from fair sometime declines,
                By chance, or nature's changing course untrimm'd;
                But thy eternal summer shall not fade,
                Nor lose possession of that fair thou ow'st;
                Nor shall Death brag thou wander'st in his shade,
                When in eternal lines to time thou grow'st:
                So long as men can breathe, or eyes can see,
                So long lives this, and this gives life to thee.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  In quanti modi ti amo?

                  In quanti modi ti amo? Fammeli contare.
                  Ti amo fino alla profondità, alla larghezza e all'altezza
                  Che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile
                  Agli scopi dell'Esistenza e della Grazia ideale.
                  Ti amo al pari della più modesta necessità
                  Di ogni giorno, al sole e al lume di candela.
                  Ti amo generosamente, come chi si batte per la Giustizia;
                  Ti amo con purezza, come chi si volge dalla Preghiera.
                  Ti amo con la passione che gettavo
                  Nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia.
                  Ti amo di un amore che credevo perduto
                  Insieme ai miei perduti santi, - ti amo col respiro,
                  I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita! - e, se Dio vorrà,
                  Ti amerò ancora di più dopo la morte.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    Démons et merveilles
                    Vents et marées
                    Au loin déjà la mer s'est retirée
                    Et toi
                    Comme une algue doucement caressée par le vent
                    Dans les sables du lit tu remues en rêvant
                    Démons et merveilles
                    Vents et marées
                    Au loin déjà la mer s'est retirée
                    Mais dans tes yeux entr'ouverts
                    Deux petites vagues sont restées
                    Démons et merveilles
                    Vents et marées
                    Deux petites vagues pour me noyer.
                    Demoni e meraviglie
                    Venti e maree
                    Lontano di gia' si e' ritirato il mare
                    E tu
                    Come alga dolcemente accarezzata dal vento
                    Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
                    Demoni e meraviglie
                    Venti e maree
                    Lontano di gia' si e' ritirato il mare
                    Ma nei tuoi occhi socchiusi
                    Due piccole onde son rimaste
                    Demoni e meraviglie
                    Venti e maree
                    Due piccole onde per annegarmi.
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