Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Mio - per diritto della bianca elezione!

Mio - per diritto della bianca elezione!
Mio - per sigillo regale!
Mio - per segno della bianca prigione
che sbarre non possono celare!
Mio - qui - nella visione e nel divieto!
Mio - per l'abrograzione della tomba
Sottoscritta-confermata -
delirante contratto!
Mio - mantre gli anni fuggono!
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    George Gray

    Molte volte ho studiato
    la lapide che mi hanno scolpito:
    una barca con vele ammainate, in un porto.
    In realtà non è questa la mia destinazione
    ma la mia vita.
    Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
    il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
    l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
    Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
    E adesso so che bisogna alzare le vele
    e prendere i venti del destino,
    dovunque spingano la barca.
    Dare un senso alla vita può condurre a follia
    ma una vita senza senso è la tortura
    dell'inquietudine e del vano desiderio —
    una barca che anela al mare eppure lo teme.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Il mio sogno familiare

      Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante
      Una donna mai vista, che amo e che mi ama,
      Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama
      Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante

      È per me confortante, e il mio cuore parlante
      Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama
      Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama
      Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante.
      È' bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere.
      Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere.
      Come nomi diletti che la vita ha esiliato.

      All'occhio delle statue è simile il suo sguardo,
      Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato
      Delle voci più care spente senza riguardo.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Amore non dannarmi

        Amore non dannarmi al mio destino
        tienimi aperte tutte le stagioni
        fa che il mio grande e tiepido declino
        non si addormenti lungo le pulsioni
        metti al passivo tutte le passioni
        dormi teneramente sul cuscino
        dove crescono provvide ambizioni
        d'amore e di passione universale,
        toglimi tutto e non mi fare male.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          In quanti modi ti amo?

          In quanti modi ti amo? Fammeli contare.
          Ti amo fino alla profondità, alla larghezza e all'altezza
          Che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile
          Agli scopi dell'Esistenza e della Grazia ideale.
          Ti amo al pari della più modesta necessità
          Di ogni giorno, al sole e al lume di candela.
          Ti amo generosamente, come chi si batte per la Giustizia;
          Ti amo con purezza, come chi si volge dalla Preghiera.
          Ti amo con la passione che gettavo
          Nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia.
          Ti amo di un amore che credevo perduto
          Insieme ai miei perduti santi, - ti amo col respiro,
          I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita! - e, se Dio vorrà,
          Ti amerò ancora di più dopo la morte.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Solo

            Fanciullo, io già non ero
            come gli altri erano, né vedevo
            come gli altri vedevano. Mai
            derivai da una comune fonte
            le mie passioni - né mai,
            da quella stessa, i miei aspri affanni.
            Né il tripudio al mio cuore
            io ridestavo in accordo con altri.
            Tutto quello che amai, io l'amai da solo.
            Allora - in quell'età - nell'alba
            d'una procellosa vita - fu derivato
            da ogni più oscuro abisso di bene e male
            il mistero che ancora m'avvince -
            dai torrenti e dalle sorgenti -
            dalla rossa roccia dei monti -
            dal sole che d'intorno mi ruotava
            nelle sue dorate tinte autunnali -
            dal celeste baleno
            che daccano mi guizzava -
            dal tuono e dalla tempesta -
            e dalla nuvola che forma assumeva
            (mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
            d'un demone alla mia vista -.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Anche questa mattina mi sono svegliato

              Anche questa mattina mi sono svegliato
              e il muro la coperta i vetri la plastica il legno
              si sono buttati addosso a me alla rinfusa
              e la luce d'argento annerito della lampada

              mi si è buttato addosso anche un biglietto di tram
              e il giallo della parete e tre righe di scritto
              e la camera d'albergo e questo paese nemico
              e la metà del sogno caduta da questo lato s'è spenta

              mi si è buttata addosso la fronte bianca del tempo
              e i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto
              e la nostra separazione e quello che siamo

              mi sono svegliato anche questa mattina
              e ti amo.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Lettere dal carcere a Munevver

                Che sta facendo adesso
                adesso, in questo momento?
                È a casa? Per la strada?
                Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
                Forse sta alzando il braccio?
                Amor mio
                come appare in quel movimento
                il polso bianco e rotondo!
                Che sta facendo adesso
                adesso, in questo momento?
                Un gattino sulle ginocchia
                Lei lo accarezza.
                O forse sta camminando
                ecco il piede che avanza.
                Oh i tuoi piedi che mi son cari
                che mi camminano sull'anima
                che illuminano i miei giorni bui!
                A che pensa?
                A me? O forse... chi sa
                ai fagioli che non si cuociono.
                O forse si domanda
                perché tanti sono infelici
                sulla terra.
                Che sta facendo adesso
                adesso, in questo momento?
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Viaggio a Montevideo

                  Io vidi dal ponte della nave
                  I colli di Spagna
                  Svanire, nel verde
                  Dentro il crepuscolo d'oro la bruna terra celando
                  Come una melodia:
                  D'ignota scena fanciulla sola
                  Come una melodia
                  Blu, su la riva dei colli ancora tremare una viola...
                  Illanguidiva la sera celeste sul mare:
                  Pure i dorati silenzii ad ora ad ora dell'ale
                  Varcaron lentamente in un azzurreggiare:...
                  Lontani tinti dei varii colori
                  Dai più lontani silenzii
                  Ne la ceste sera varcaron gli uccelli d'oro: la nave
                  Già cieca varcando battendo la tenebra
                  Coi nostri naufraghi cuori
                  Battendo la tenebra l'ale celeste sul mare.
                  Ma un giorno
                  Salirono sopra la nave le gravi matrone di Spagna
                  Da gli occhi torbidi e angelici
                  Dai seni gravidi di vertigine. Quando
                  In una baia profonda di un'isola equatoriale
                  In una baia tranquilla e profonda assai più del cielo notturno
                  Noi vedemmo sorgere nella luce incantata
                  Una bianca città addormentata
                  Ai piedi dei picchi altissimi dei vulcani spenti
                  Nel soffio torbido dell'equatore: finché
                  Dopo molte grida e molte ombre di un paese ignoto,
                  Dopo molto cigolìo di catene e molto acceso fervore
                  Noi lasciammo la città equatoriale
                  Verso l'inquieto mare notturno.
                  Andavamo andavamo, per giorni e per giorni: le navi
                  gravi di vele molli di caldi soffi incontro passavano lente:
                  Sì presso di sul cassero a noi ne appariva bronzina
                  Una fanciulla della razza nuova,
                  Occhi lucenti e le vesti al vento! Ed ecco: selvaggia a la fine di un giorno che apparve
                  La riva selvaggia là giù sopra la sconfinata marina:
                  E vidi come cavalle
                  Vertiginose che si scioglievano le dune
                  Verso la prateria senza fine
                  Deserta senza le case umane
                  E noi volgemmo fuggendo le dune che apparve
                  Su un mare giallo de la portentosa dovizia del fiume,
                  Del continente nuovo la capitale marina.
                  Limpido fresco ed elettrico era il lume
                  Della sera e là le alte case parevan deserte
                  Laggiù sul mar del pirata
                  De la città abbandonata
                  Tra il mare giallo e le dune...
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