Ciò accadde allorché a sorridere Era solo chi è morto - lieto della pace. E, appendice inutile, si sbatteva Leningrado intorno alle sue carceri. E allorché, impazzite di tormento, Condannate ormai andavano le schiere E breve canzone di distacco I fischi cantavano delle locomotive. Stelle di morte incombevano su noi E innocente la Russia si torceva Sotto sanguinosi stivali E copertoni di neri cellulari.
A un passaggio a livello lontano dal mondo un giorno d'agosto assolato un capostazione annoiato vide a un finestrino di un accelerato una signora bruna e piú non lavorò passava le serate a guardare la luna e i treni si scontravano ma lui non li sentiva prima o poi l'amore arriva.
Sì, lo so: solo il felice È amato. La sua voce È ascoltata con piacere. La sua faccia è bella.
L'albero deforme nel cortile È frutto del terreno cattivo, ma Quelli che passano gli danno dello storpio E hanno ragione.
Le barche verdi e le vele allegre della baia Io non le vedo. Soprattutto Vedo la rete strappata del pescatore. Perché parlo solo del fatto Che la colona quarantenne cammina in modo curvo? I seni delle ragazze Sono caldi come sempre.
Una rima in una mia canzone Mi sembrerebbe quasi una spavalderia.
In me si combattono L'entusiasmo per il melo in fiore E il terrore per i discorsi dell'imbianchino. * Ma solo il secondo Mi spinge alla scrivania.
* Con "l'imbianchino" Brecht si riferisce a Hitler.
Felicità raggiunta, si cammina per te sul fil di lama. Agli occhi sei barlume che vacilla al piede, teso ghiaccio che s'incrina; e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
Se giungi sulle anime invase di tristezza e le schiari, il tuo mattino è dolce e turbatore come i nidi delle cimase. Ma nulla paga il pianto di un bambino a cui fugge il pallone tra le case.
La sera fumosa d'estate Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra E mi lascia nel cuore un suggello ardente. Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? C'è Nella stanza un odor di putredine: c'è Nella stanza una piaga rossa languente. Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto: E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è, Nel cuore della sera c'è, Sempre una piaga rossa languente.
Nella sala da pranzo, bruna, profumata di frutta e di vernice, come chi non pensa raccolsi un piatto di non so quale portata belga, e sprofondai nella mia sedia immensa.
Mangiando, udivo il pendolo, - calmo e giulivo. La cucina s'aprì in mezzo a una sbuffata. - Entrò la serva, e chissà per quale motivo, lo scialle sfatto, con malizia pettinata,
ecco il ditino tremante pose e ripose sulla sua guancia, velluto di pesche-rose bianche, e con smorfie del suo labbro bambino
per mio agio, i piatti mi riordinò vicino - poi, - ma certo per prendersi un bacio, - così mi soffiò: "Ho una freddo alla guancia, senti qui... "
Sotto un abietto salice non ti affliggere più, innamorato: segua al pensiero rapida azione. A che serve pensare? La tua incessante prostrazione mostra quanto sei freddo; alzati, su, e ripiega la tua mappa di desolazione.
I rintocchi che scorrono sui prati da quella fosca guglia suonan per queste ombre senza amore che all'amore non servono. Ciò che è vivo può amare: perché ancora piegarsi alla sconfitta con le braccia incrociate? Attacca e vincerai.
Stormi di anatre in volo sul tuo capo e sanno dove andare, freddi ruscelli in corsa ai tuoi piedi e vanno verso l'oceano. Cupa e opaca è la tua costernazione: cammina, dunque, vieni, non più così tarpato in preda alla tua soddisfazione.
Tu verrai comunque perché dunque non ora? Ti attendo sono sfinita Ho spento il lume e aperto l'uscio a te, così semplice e prodigiosa. Prendi per questo l'aspetto che più ti aggrada irrompi come una palla avvelenata o insinuati furtiva come un freddo bandito o intossicami col delirio del tifo o con una storiella da te inventata e nota a tutti fino alla nausea che io veda la punta di un berretto turchino e il capopalazzo pallido di paura. Ora per me tutto è uguale turbina lo Enisej risplende la stella polare e annebbia un ultimo terrore l'azzurro bagliore di occhi addolorati.