Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Introduzione

Ciò accadde allorché a sorridere
Era solo chi è morto - lieto della pace.
E, appendice inutile, si sbatteva
Leningrado intorno alle sue carceri.
E allorché, impazzite di tormento,
Condannate ormai andavano le schiere
E breve canzone di distacco
I fischi cantavano delle locomotive.
Stelle di morte incombevano su noi
E innocente la Russia si torceva
Sotto sanguinosi stivali
E copertoni di neri cellulari.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Felicità raggiunta

    Felicità raggiunta, si cammina
    per te sul fil di lama.
    Agli occhi sei barlume che vacilla
    al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
    e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

    Se giungi sulle anime invase
    di tristezza e le schiari, il tuo mattino
    è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
    Ma nulla paga il pianto di un bambino
    a cui fugge il pallone tra le case.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      La Maliziosa

      Nella sala da pranzo, bruna, profumata
      di frutta e di vernice, come chi non pensa
      raccolsi un piatto di non so quale portata
      belga, e sprofondai nella mia sedia immensa.

      Mangiando, udivo il pendolo, - calmo e giulivo.
      La cucina s'aprì in mezzo a una sbuffata.
      - Entrò la serva, e chissà per quale motivo,
      lo scialle sfatto, con malizia pettinata,

      ecco il ditino tremante pose e ripose
      sulla sua guancia, velluto di pesche-rose
      bianche, e con smorfie del suo labbro bambino

      per mio agio, i piatti mi riordinò vicino
      - poi, - ma certo per prendersi un bacio, - così
      mi soffiò: "Ho una freddo alla guancia, senti qui... "
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Sotto un abietto salice

        Sotto un abietto salice
        non ti affliggere più, innamorato:
        segua al pensiero rapida azione.
        A che serve pensare?
        La tua incessante prostrazione
        mostra quanto sei freddo;
        alzati, su, e ripiega
        la tua mappa di desolazione.

        I rintocchi che scorrono sui prati
        da quella fosca guglia
        suonan per queste ombre senza amore
        che all'amore non servono.
        Ciò che è vivo può amare: perché ancora
        piegarsi alla sconfitta
        con le braccia incrociate?
        Attacca e vincerai.

        Stormi di anatre in volo sul tuo capo
        e sanno dove andare,
        freddi ruscelli in corsa ai tuoi piedi
        e vanno verso l'oceano.
        Cupa e opaca è la tua costernazione:
        cammina, dunque, vieni,
        non più così tarpato
        in preda alla tua soddisfazione.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Una sera che ero uscito a spasso

          Una sera che ero uscito a spasso,
          a spasso in Bristol Street,
          sul lastrico le folle erano campi
          di grano pronto per la mietitura.

          E lungo il fiume in piena
          udii un innamorato che cantava
          sotto un'arcata della ferrovia:
          "l'amore non ha fine".

          "Io ti amerò, mio caro, ti amerò
          finché la Cina e l'Africa s'incontrino
          e il fiume schizzi sopra la montagna
          e per la strada cantino i salmoni".

          "Io ti amerò finché l'oceano sia
          ripiegato e steso ad asciugare
          e vadano la sette stelle urlando
          come oche in giro per il cielo".

          "Come conigli correvano gli anni
          perché io tengo stretto fra le braccia
          il Fiore delle Età
          e il primo amore al mondo".

          Ma tutti gli orologi di città
          si misero a vibrare e rintoccare:
          "Oh, non lasciarti illudere dal Tempo,
          non puoi vincere il Tempo".

          "Nelle tane dell'Incubo,
          dove Giustizia è nuda,
          dall'ombra il Tempo vigila
          e tossisce se ha voglia di baciare".

          "Tra emicranie e in ansia
          vagamente la vita cola via
          e il Tempo avrà vinto la partita
          domani o ancora oggi".

          "In molte verdi valli
          si accumula la neve spaventosa;
          il Tempo spezza le danze intrecciate
          e dell'alteta lo stupendo tuffo".

          "Oh, immergi nell'acqua le tue mani,
          giù fino al polso immergile
          e guarda, guarda bene nel catino
          e chiediti che cosa hai perduto".

          "Nella credenza scricchiola il ghiacciaio,
          il deserto sospira dentro il letto
          e nella tazza la crepa dischiude
          un sentiero alla terra dei defunti".

          "Dove i barboni vincono bei soldi
          e il Gigante fa le moine a Jack
          e l'Angioletto è un nuovo Sacripante
          e Jill finisce giù lunga distesa".

          "Oh, guarda, guarda bene nello specchio,
          guarda nella tua ambascia;
          la vita è ancora una benedizione
          anche se benedire tu non puoi".

          "Oh, rimani, rimani alla finestra
          mentre bruciano e sgorgano le lacrime;
          tu amerai il prossimo tuo storto
          con il tuo storto cuore".

          Era tardi, già tardi quella sera,
          loro, gli amanti, se ne erano andati;
          tutti i rintocchi erano cessati
          e il gran fiume correva come sempre.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            La Speranza

            O abbiamo la speranza in noi, o non l'abbiamo;
            è una dimensione dell'anima,
            e non dipende da una particolare osservazione del mondo
            o da una stima della situazione.
            La speranza non è una predizione,
            ma un orientamento dello spirito e del cuore;
            trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
            ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Arrivederci fratello mare

              Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
              arrivederci fratello mare
              mi porto un po' della tua ghiaia
              un po' del tuo sale azzurro
              un po' della tua infinità
              e un pochino della tua luce
              e della tua infelicità.
              Ci hai saputo dir molte cose
              sul tuo destino di mare
              eccoci con un po' più di speranza
              eccoci con un po' più di saggezza
              e ce ne andiamo come siamo venuti
              arrivederci fratello mare.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Guardo in ginocchio la terra

                Guardo in ginocchio la terra
                guardo l'erba
                guardo l'insetto
                guardo l'istante fiorito e azzurro
                sei come la terra di primavera, amore,
                io ti guardo.

                Sdraiato sul dorso vedo il cielo
                vedo i rami degli alberi
                vedo le cicogne che volano
                sei come il cielo di primavera, amore,
                io ti vedo.

                Ho acceso un fuoco di notte in campagna
                tocco il fuoco
                tocco l'acqua
                tocco la stoffa e l'argento
                sei come un fuoco di bivacco all'addiaccio
                io ti tocco.

                Sono tra gli uomini amo gli uomini
                Amo l'azione
                Amo il pensiero
                Amo la mia lotta
                Sei un essere umano nella mia lotta
                Ti amo.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Dono di versi

                  Ti reco questo figlio d'una notte idumea!
                  Nera, spiumata, pallido sangue all'ala febea,
                  Pel vetro che d'aromi fiammeggianti si dora,
                  Per le finestre, ahimé ghiacciate e fosche ancora,
                  L'aurora si gettò sulla lampada angelica.
                  Palme! E quando mostrò essa quella reliquia
                  Al padre che nemico un sorriso tentò,
                  L'azzurra solitudine inutile tremò.
                  O tu che culli, con la bimba e l'innocenza
                  Dei vostri piedi freddi, accogli quest'orrenda
                  Nascita: ed evocando clavicembalo e viola,
                  Premerai tu col vizzo dito il seno che cola
                  La donna in sibillina bianchezza per la bocca
                  Dall'azzurro affamata, dall'alta aria non tocca?
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Al sonno

                    O soave che balsamo soffondi
                    alla quieta mezzanotte, e serri
                    con attente e benevole le dita
                    gli occhi nostri del buio compiaciuti,
                    protetti dalla luce, avvolti d'ombra
                    nel ricovero di un divino oblio.
                    O dolcissimo sonno! Se ti piace
                    chiudi a metà di questo, che è tuo, inno
                    i miei occhi in vedetta, o attendi l'Amen
                    prima che il tuo papavero al mio letto
                    largisca in carità il suo dondolio.
                    Poi salvami, altrimenti il giorno andato
                    lucido apparirà sul mio guanciale
                    di nuovo, producendo molte pene,
                    salvami dall'alerte coscienza
                    che viepiù insignorisce il suo vigore
                    causa l'oscurità, scavando come
                    una talpa. Volgi abile la chiave
                    nella toppa oliata e dà il sigillo
                    allo scrigno, che tace, del mio cuore.
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